La fotografia che avrei voluto fare. Riflessioni visive di Guido Guidi su Giovanni Gargiolli

SCRITTO DA
Annarita Curcio

Già ospite dell’ICCD nel 2013 con la mostra Cinque Paesaggi 1983-1993 Guido Guidi vi ritorna per dialogare questa volta con le foto di Giovanni Gargiolli fondatore nel 1892 nonché primo direttore del Gabinetto Fotografico Nazionale nato con lo scopo di documentare l’immenso patrimonio artistico dell’Italia post-unitaria.

Giovanni Gargiolli   Guido Guidi
© Giovanni Gargiolli, Eremo di Celestino V, Morrone, 1908-1909 / © Guido Guidi, SP 148 Km 10, 7° tornante, Monte Grappa, 1988

Dunque, ripercorriamo in breve cosa è accaduto; lo scorso novembre inaugura presso l’ICCD la mostra Il viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli. Le origini del Gabinetto Fotografico Nazionale, 1895-1913: circa 200 fotografie tra positivi storici stampati in varie epoche e con varie tecniche: all’albuminia, gelatine d’argento virate e lastre negative di grande formato 40 x 50 e 30 x 40. Il 13 febbraio 2015 la suddetta mostra viene ripresentata al pubblico sotto una nuova veste grazie all’intervento di Guidi il quale non solo propone un riallestimento della mostra ma vi inserisce anche delle proprie fotografie a colori, che appartengono alla collezione permanente dell’ICCD, allo scopo di creare un confronto tra le proprie immagini e quelle di Gargiolli, permettendo in tal modo una riflessione sulle evoluzioni del linguaggio fotografico e su come sia mutato nell’arco di un secolo il volto del paesaggio italiano.

A venir coinvolto in una tale iniziativa non poteva infatti che essere il fotografo cesenate, avendo egli uno sguardo allenato nei confronti del territorio e del paesaggio nostrani. Il riallestimento è peraltro enfatizzato da una serie di elementi: dall’aver deciso di lasciare intatte le tracce del precedente allestimento, come i chiodi sulle pareti, togliendo gli ingrandimenti digitali che occupavano gli spazi di un’intera sala e intervenendo su alcune immagini di Gargiolli di cui Guidi offre con dei segni a matita possibili nuove chiavi di lettura.

Giovanni Gargiolli   Guido Guidi
© Giovanni Gargiolli, Rocca, Rignano Flaminio, ante 1907 / © Guido Guidi, vicino a Cittadella, 1984

Ma chi fu Gargiolli. Nato a Fivizzano nel 1839, egli fu ingegnere e grande conoscitore di fisica e ottica, la cui prolifica attività in qualità di documentatore del patrimonio culturale e paesaggistico italiano va inserita nel clima culturale positivista quando una serie di scoperte scientifiche nei campi dell’ottica e della visione fecero sì che la fotografia cominciasse a esercitare un ruolo da protagonista. Infatti se agli albori della sua invenzione, pittori e disegnatori ricorrevano alla fotografia al solo fine di ottenere una riproduzione scientificamente corretta della natura e per creare un repertorio fotografico a uso dei pittori di paesaggio, fu proprio sul finire dell’Ottocento grazie a figure come Gargiolli, i fratelli Alinari o Romualdo Moscioni –  quest’ultimo fu vedutista, specializzato in opere di scavo e archeologia cristiana il cui archivio di circa 30.000 lastre è stato acquisito dai Musei Vaticani nel 1930 imponendosi immediatamente come il nucleo più cospicuo della Fototeca Vaticana – che la fotografia si impose come un autonomo mezzo espressivo adatto a esplorare un Paese ancora povero, contadino, con un tasso di analfabetismo impressionante, ma di una ricchezza artistica senza eguali nel mondo. Fu proprio la presenza tanto massiccia di beni artistici e monumenti sparsi nella penisola a rendere necessaria un’opera di documentazione capillare e sistematica. Così Gargiolli, alle dipendenze della Direzione Generale Antichità e Belle Arti, viaggiò in lungo e in largo indugiando con il suo obiettivo su monumenti, antichi dipinti, cicli pittorici andati distrutti, collezioni private andate disperse, vedute archeologiche, nonché su scorci delle principali città italiane dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.

Guido Guidi   Giovanni Gargiolli
© Guido Guidi, Malga Paradiso, Monte Grappa, 1987 / © Giovanni Gargiolli, Piediluco, 1906

Così camminando per le sale dell’ICCD passiamo da pulpiti romanici a pale d’altare in stile tardo gotico, da ruderi classici a immagini che ci restituiscono paesaggi edenici e pastorali con i quali entrano in dialogo le fotografie, non molte, di Guidi; allora è come se passasse davanti ai nostri occhi un secolo di storia durante il quale il passaggio da un’economia agricola a un’altra di stampo capitalista e industriale, con il conseguente fenomeno dell’urbanizzazione, non ha soltanto modificato in maniera irreversibile la morfologia del paesaggio italiano ma ha anche ridisegnato i connotati sociali e antropologici del nostro Paese. E di fronte a un mondo in mutamento cambia inevitabilmente la percezione del medesimo.

Pertanto appare del tutto naturale che le foto di Gargiolli e quelle di Guidi siano il risultato di due approcci e sensibilità completamente diversi. Se per Gargiolli il paesaggio è da intendersi come un paesaggio storico, di monumenti e grandi bellezze naturali, e la fotografia come un mezzo per documentarlo e descriverlo con rigore scientifico e senza abbellimenti, per Guidi invece il paesaggio è quello reale dell’esperienza, è il paesaggio vernacolare della provincia, dunque antimonumentale e antiretorico.  Al di là di queste ovvie differenze, l’accostamento insolito tra questi due fotografi, che hanno operato a distanza di un secolo l’uno dall’altro, dimostra come il paesaggio sia per la fotografia italiana oggetto di un interesse rimasto immutato nel tempo.

© CultFrame 02/2015

INFORMAZIONI
La fotografia che avrei voluto fare. Riflessioni visive di Guido Guidi su Giovanni Gargiolli
Dal 12 febbraio al 13 marzo
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione / Via di San Michele 18, Roma / Tel: 06-58552240  / E-mail: ic-cd@beniculturali.it
Orario: lunedì – venerdì ore 10.00 – 18.00 / chiuso nei giorni festivi

SUL WEB
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), Roma

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Annarita Curcio

Annarita Curcio è laureata al DAMS (Università di Roma Tre) e ha un Master of Arts in Critica Fotografica (University of Durham, Inghilterra). Lavora nel campo dell'editoria fotografica, ha curato mostre, tenuto corsi per varie scuole di fotografia e ha pubblicato saggi e interviste per Around Photography, CultFrame Arti Visive, Fotografare, Gente di Fotografia, Quaderni Asiatici, Slow Food. Si interessa da tempo alle culture asiatiche, specialmente al Giappone, approfondendone aspetti legati alla cinematografia e alla cultura visiva. E' autrice dei saggi: "Le icone di Hiroshima. Fotografie, storia e memoria" (Postcart 2011) e "Il dragone d'acciaio. Interviste a dieci artisti cinesi contemporanei" (Postcart, 2015).

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