Necessità e stimoli che avviano un qualsiasi processo di esperienza e di ricerca emergono dalla relazione tra vari elementi della nostra esistenza. E in parte questi elementi non siamo in grado di controllarli, di averne costantemente una visione di insieme in cui abbiamo consapevolezza di quello che sta accadendo. Conscio e inconscio convivono senza la nostra costante presenza, la mente ha anche questa capacità di autogestione, grazie ad automatismi in grado di regolare la nostra esistenza senza una precisa volontà decisionale che la accompagni attimo per attimo.
Diversi dispositivi tecnologici ci aiutano in questo, prendendosi carico degli aspetti più comuni legati alla quotidianità o anche di alcuni processi complessi come quelli dell’immaginazione. In relazione a quest’ultimo caso, e a quanto andremo ad approfondire in seguito, ci chiediamo: quanto il dispositivo fotografico e il pensiero ad esso collegato riescono a contaminare consciamente o inconsciamente altre forme di intelletto, per esempio l’epistemologia, la sociologia o la filosofia? Leggendo e approfondendo il saggio Filosofia della fotografia a cura di Maurizio Guerri e Francesco Parisi (Raffaello Cortina Editore, 2013), appare evidente un percorso in questa direzione. Ci accorgiamo così di quanto la fotografia si sia inserita con le sue peculiarità mediali all’interno di percorsi e di idee che sembrerebbero a prima vista esserle estranee, al di là degli aspetti scientifici e sociali con cui comunemente viene messa in relazione.
Oltre alla prefazione che apre il testo, redatta unitariamente dai curatori, il saggio si presenta suddiviso in due parti; la prima curata da Maurizio Guerri dal titolo Per una Genealogia dello Sguardo Fotografico, la seconda di Francesco Parisi si intitola Arte, Mediazione, Cognizione. Ognuna di queste parti è aperta da introduzioni nelle quali i curatori evidenziano le peculiarità dei saggi da loro scelti, restituendoci il loro percorso di ricerca con motivazioni articolate e interessanti da cui si possono ricavare una molteplicità di osservazioni e tesi al riguardo della fotografia.
I testi presenti nel libro sono quasi tutti già pubblicati, alcuni conosciuti, altri mai considerati all’interno di una filosofia della fotografia. Diversamente ve ne sono quattro tradotti (proprio da Francesco Parisi) e presentati per la prima volta in Italia. Tutti gli scritti concorrono ad attivare stimoli e attenzione all’interno delle proposte teoretiche presentate le quali, a loro volta, hanno al loro attivo la possibilità di innescare ulteriori modelli applicativi pertinenti all’uso del dispositivo fotografico.
Tra le varie considerazioni contenute nel saggio ci colpiscono un paio di aspetti. Uno è quello di Fred Ritchin, docente di Photograpy and Imaging presso la Tisch School of the Art di New York, che ci propone di pensare una fotografia proiettata in un prossimo futuro (in parte già in atto) e che fa perno sulle possibilità applicative del digitale descritte con una positività esaltante. A questo proposito, citiamo un passaggio dell’introduzione al pensiero di Ritchin dal titolo Verso l’Iperfotografia, scritto dal curatore Parisi:
“Per Ritchin, il controllo dell’immagine non conduce implacabilmente alla falsificazione né esclude la specificità della fotografia come strumento per raccontare il mondo. Molto più ottimisticamente, ma non per questo falsamente, la nuova fotografia sarà in possesso di un nuovo codice, di una nuova essenza mediale.”
L’altro aspetto, altrettanto interessante, è nel testo dello scrittore e filosofo tedesco Günther Anders (1902-1992) in cui l’autore asserisce, mettendoci in guardia e prendendo a dimostrazione gli effetti della fotografia, che:
“Guardando il modello (una fotografia, ndr), il consumatore crede di vedere il mondo stesso; reagendo al modello, crede di reagire al mondo stesso.”
Lo scontro tra queste due tesi, molto distanti tra di loro, ci proietta nella diversità e nella complessità della posta in gioco a cui la nostra contemporaneità è costantemente sottoposta e sottolinea di quanto, in questo progressivo processo culturale, il dispositivo fotografico ne sia parte integrante. In Filosofia della fotografia si fa strada, a noi sembra in maniera evidente, un filo logico che lega tutte le tesi in essa presenti e che potremmo esemplificare così: non è solo parlando di fotografia che si fanno fotografie.
© CultFrame – Punto di Svista 03/2015
CREDITI
Titolo: Filosofia della fotografia / A cura di Maurizio Guerri e Francesco Parisi / Raffaello Cortina Editore, Milano / Anno: 2013 / 415 pagine / ISBN: 978-88-6030-630-2 / Prezzo: €.29,00
SUL WEB
Raffaelo Cortina Editore