Questa volta cominciamo a parlare del titolo: Todo modo. Citato, rubacchiato, ammirato, censurato, profetico, accusato di blasfemia; e la lista potrebbe essere molto più lunga. Sicuramente il film di Elio Petri è la pellicola più ricercata del cinema italiano e non a caso esce solo ora in dvd dopo essere sparito e, (probabilmente, per quanto la memoria mi aiuti) mai passato in televisione.
E in fondo perché sarebbe dovuto passare in tv un film che prediceva l’omicidio Moro. Todo modo è del 1976, un film che mostrava il volto nero della chiesa e che attraverso una girandola di omicidi dimostrava che l’equazione politica + potere + chiesa = morte non è solo fisica ma anche sociale e, soprattutto, morale.
Sicuramente per quegli anni, Elio Petri ha spostato ciò che si poteva mostrare oltre l’intuibile e il metaforico, anche se poi Todo Modo spingeva lo spettatore in un mondo al limite del fantastico (ma solo per la sua ambientazione). Esattamente come è riuscito il cileno Pablo Larrain nel recentissimo El Club, opera che sicuramente faceva riferimento a Todo modo quando edificava la sua prigione-rifugio religiosa. Come, d’altronde, ha fatto anche Sorrentino nel suo Il Divo, quando ha mescolato, senza battere ciglio, il mondo petriano con quello del teatro d’avanguardia napoletano, il tutto per raccontare “l’evoluzione” del potere.
Ma se Sorrentino è un aristocratico della regia, l’ormai purtroppo dimenticato Petri era un esteta minimalista. Ogni sua inquadratura raccoglieva il senso supremo del racconto e non era visibile mai una metafora che faceva pensare solo a un direttore di fotografia artista. Sarà per questo che la sua furia anticlericale e anti potere (quest’ultimo elemento logorato dall’ossessione del controllo) trova sfogo in questa pellicola magnifica, mai apprezzata come avrebbe dovuto sia dal pubblico che dalla critica ufficiale, attraverso una narrazione lenta, quindi inquietante, movimenti di macchina alle spalle dei suoi attori (che solo Wilder in Fedora ha potuto eguagliare), e soprattutto una recitazione sofferta, ma mai sopra le righe.
Attori malinconici che trascinano i passi verso un destino ineluttabile che non avrebbero mai voluto affrontare. Attori i cui volti rimangono sigillati tra i muri apparentemente lontani dalla Morte Rossa che colpisce il paese. Ma Gian Maria Volontè, Marcello Mastroianni, Mariangela Melato, l’enorme Ciccio Ingrassia, Franco Citti e tutti gli altri non sanno che hanno la Morte Rossa dentro di loro.
Todo modo ha vinto un Nastro d’Argento con Ciccio Ingrassia premiato come miglior attore non protagonista. Ed è stato pubblicato quest’anno in dvd con vari extra, tra cui due preziose interviste a Marco Bellocchio e Giuliano Montaldo. È stato restaurato dalla Cineteca di Bologna. Diamogli, finalmente, l’attenzione che merita.
© CultFrame 03/2015
CREDITI
Titolo: Todo modo / Regia: Elio Petri / Sceneggiatura: Elio Petri, Berto Pelosso dal romanzo di Leonardo Sciascia / Fotografia: Luigi Kuveiller / Montaggio: Ruggero Mastroianni / Scenografia: Dante Ferretti / Interpreti: Gian Maria Volontè, Mariangela Melato, Marcello Mastroianni, Ciccio Ingrassia, Tino Scotti, Franco Citti / Produzione: Daniele Senatore / Anno: 1976 / Durata (originale): 125 minuti / Edizione in dvd: Surfmedia, 2014
SUL WEB
Filmografia di Elio Petri