Wenn Aus Dem Himmel… – Quando dal cielo… ⋅ Un film di Fabrizio Ferraro

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Il rapporto tra musica e cinema (ma forse dovremmo dire tra musica e immagine) è da sempre al centro di un gigantesco fraintendimento, generato in primo luogo dalla codificazione che di questa correlazione è stata fatta dal cinema hollywoodiano. La musica come mero commento sonoro di inquadrature e sequenze, come sottolineatura emotiva rispetto a ciò che è stato filmato, non produce, di fatto, risultati espressivi significativi. In realtà, la relazione tra suono e immagine è molto più profonda e complessa di quanto si possa immaginare e chiama in causa, in primo luogo, la questione filosofico-linguistica dell’accoglienza creativa e dell’ascolto.

In tal senso, il cinema di Fabrizio Ferraro, nella sua diversità assoluta rispetto alla gran parte della produzione audiovisiva italiana, rappresenta un territorio di libertà creativa nel quale il valore dell’immagine e il valore del suono assumono connotazioni che vanno decisamente in controtendenza rispetto agli stilemi della cinematografia tradizionale. Dimostra pienamente questo aspetto, l’ultima avventura audiovisiva di Ferraro che firma testo, immagine e composizione (attenzione, non la regia come convenzionalmente si potrebbe dire) del film intitolato: Wenn Aus Dem Himmel… – Quando dal cielo….

Si tratta di un’operazione cinematografica che trasporta il racconto visivo nella sua reale dimensione percettiva, sia a livello ottico che a livello sonoro. La macchina da presa e i microfoni predisposti da Ferraro, infatti, attendono che qualcosa accada, si mettono in una condizione di ricezione del mondo che spazza via il luogo comune imperante relativo al lavoro registico, inteso come atto di rapacità sul reale.  Ma cosa ascolta, cosa vede e cosa registra, il dispositivo messo in atto da Ferraro? Presto detto: il processo di realizzazione discografica di un lavoro musicale di un duo di notevole spessore: Paolo Fresu (tromba e flicorno) e Daniele di Bonaventura (bandoneon). Il tutto sotto la supervisione di Manfred Eicher, genio assoluto della cultura musicale del Novecento e di questa prima parte di terzo millennio, fondatore della storica etichetta ECM e grande sostenitore di talenti musicali (a cominciare da Keith Jarrett).

Fabrizio Ferraro edifica un tessuto visivo-sonoro che toglie di mezzo il concetto banale di rappresentazione di un fatto, di un evento. Niente nel cinema di Ferraro è già filmato e già ascoltato. Nel caso  di Wenn Aus Dem Himmel… – Quando dal cielo…, il film diviene una sorta di organismo autonomo che scavalca le regole del cinema per collocarsi in una dimensione “altra”. Le immagini dell’auditorium dove si registra il disco ECM vengono alternate a movimenti di macchina (anche una panoramica a 360°) che fanno emergere la sublime armonia delle colline marchigiane. Un viaggio in autostrada accompagna la visione dello spettatore che improvvisamente viene deviata verso la riflessione interiore di una figura femminile.
Ciò che colpisce riguardo questa impostazione è l’emancipazione espressiva (rispetto a talune ovvietà del linguaggio audiovisivo codificato) che sta alla sua base e che sovverte in modo sistematico quelle norme che fanno del cinema l’arte del già filmato, del già visto, del già sentito, dunque una forma di espressione sostanzialmente defunta.

Wenn Aus Dem Himmel… – Quando dal cielo…, perdonate il gioco di parole, è un film filmante e non filmato, nel senso che a ogni sua visione propone al fruitore non la certezza di uno schema da subire ma la possibilità di una percezione che deve farsi necessariamente attiva, costruendo ogni volta un nuovo film, e questo nuovo film deve comunicarsi nell’ambito di esperienza estetica (e per estetica intendiamo sentimento generato dalla percezione).

Significative, inoltre, sono le riprese delle fasi della registrazione del disco, in un auditorium deserto. La macchina da presa è posta, quasi sempre, alle spalle dei due musicisti, o in una posizione non dominante rispetto ai protagonisti. In tal modo, Ferraro evita l’esaltazione impropria e glamour dell’immagine dei due grandi strumentisti e costringe lo spettatore ad abbandonarsi alla condizione gratificante dell’immaginazione. Il suono percepito, in modo pressoché acusmatico, si fa dunque (in maniera naturale) immagine e si manifesta come significante.

Wenn Aus Dem Himmel… – Quando dal cielo… è, dunque, un potentissimo stimolatore di pensiero e una sorta di efficace generatore di immagini; e proprio queste ultime conducono ogni singolo spettatore verso un punto di arrivo che sembra sempre a portata di mano ma che fortunatamente non si riesce mai a raggiungere.

© CultFrame – Punto di Svista 04/2015


TRAMA

Il trombettista Paolo Fresu e il bandoneista Daniele di Bonaventura si ritrovano a Lugano per registrare un nuovo disco. A sovraintendere il loro lavoro è Manfred Eicher, fondatore e direttore artistico della storica etichetta musicale ECM.

CREDITI
Titolo: Wenn aus dem himmel… – Quando dal cielo / Testo, Immagine e Composizione: Fabrizio Ferraro / Montaggio: Uliano Paolozzi Balestrini, Fabrizio Ferraro / Musica: Daniele di Bonaventura, Paolo Fresu / Produzione: Uliano Paolozzi Balestrini, Alessandro De Rita, Fabrizio Ferraro / Personaggi principali: Daniele di Bonaventura, Paolo Fresu, Manfred Eicher / Distribuzione: Boudu / Origine: Italia / Anno: 2015 / Durata: 93 minuti

SUL WEB
Filmografia di Fabrizio Ferraro
Boudu

Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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