Camminare nella natura può essere un’esperienza puramente ricreativa ma, attraverso il confronto tra un ambiente circostante talvolta indomito e le forze del corpo e della mente, alcuni trovano l’occasione per un’esplorazione più profonda ai confini del proprio spirito di sopravvivenza e delle ragioni stesse che ci tengono in vita. Per ciò la protagonista di Wild, così come l’autrice del romanzo autobiografico da cui il film è tratto, arrivata a un punto di profonda crisi personale, intraprende un lungo viaggio a piedi lungo il Pacific Crest Trail.
Appena reduce da un disastroso divorzio e dalla dolorosa perdita della madre, Cheryl lascia Minneapolis e decide di affrontare con un enorme zaino sulle spalle, che via via imparerà ad alleggerire, un itinerario escursionistico denso di fame, sete, solitudine, paura, rimpianti ma anche di incanto e grandi soddisfazioni. Il suo cammino nella natura più o meno selvaggia è quindi anche un viaggio dentro di sé, attraverso la propria storia, nel profondo delle emozioni. Così, mentre la fatica del camminare imprime sul corpo tagli e piaghe, giorno per giorno la donna cura le proprie ferite interiori e rinasce a nuova vita.
Questa visione in cui è molto più selvaggia la natura che la donna scopre dentro di sé rispetto a quella che affronta nei boschi, in cui il viaggio permette di pareggiare i conti con il passato e di tornare pacificamente a un ordine nuovo e più domestico, è sicuramente uno dei problemi di un film che si rivela moralista e ricattatorio, riducendo il “selvaggio” (sia esso il deserto, l’eroina o il sesso occasionale) a una pura parentesi a cui abbandonarsi prima di rimettersi nella carreggiata dell’ovvio e dell’accettabile. Invece che opportunità per interrogare i sentimenti che proviamo e le norme secondo cui viviamo, qui il selvaggio, il wild, è uno scarto.
Scriveva Henry David Thoreau nel suo Camminare: “Lasciatemi vivere dove voglio, da questa parte c’è la città, da quella il deserto, e lascerò sempre più la città per rinchiudermi nel deserto”. A questa forma di disobbedienza civile, di disobbedienza alla civiltà per come la conosciamo e di riguardo per l’irriducibile alterità di ciò che l’umano non può dominare si ispirava Into the wild (2007), un film disperato che la magnifica colonna sonora originale di Eddy Vedder non faceva che amplificare. Anche lì un giovane arrivato a un punto di svolta esistenziale decideva di ascoltare, ma in modo più radicale rispetto alla protagonista di Wild, il richiamo della foresta. Tra l’altro in Wild, la banalità di una colonna sonora fatta di pezzi del repertorio freak più stracco è un peccato per un film sceneggiato da Nick Hornby, scrittore dalla spiccata passione rock. Ma la musica già dimostra che siamo di fronte a un discorso diverso rispetto al film di Sean Penn, il cui protagonista non seguiva un itinerario preciso: la sua era una più ampia immersione nell’ignoto mentre in Wild la donna segue sin dall’inizio una direzione prestabilita che fa della sua impresa più un’azione dimostrativa e terapeutica che precede il riadattamento alla società che un atto di rivolta.
© CultFrame 11/2014 – 04/2015
TRAMA
Per fare chiarezza nella propria vita in un momento di profonda crisi esistenziale, Cheryl decide di percorrere da sola un tratto del Pacific Crest Trail, sentiero escursionistico che si estende lungo tutta la costa pacifica degli Stati Uniti tra il confine con il Messico e quello con il Canada. Nell’arco di un viaggio che durerà più di tre mesi, la donna avrà modo di rielaborare una serie di recenti lutti e dolori, in particolare, la perdita della madre con la deriva di sesso e droga che l’ha accompagnata e il proprio divorzio.
CREDITI
Titolo: Wild / Regia: Jean-Marc Vallée / Sceneggiatura: Nick Hornby dall’omonimo romanzo di Cheryl Strayed / Fotografia: Yves Bélanger / Montaggio: John Mac McMurphy, Martin Pensa / Musica: Susa Jacobs / Scenografia: John Paino / Interpreti: Reese Witherspoon, Laura Dern, Thomas Sadoski, Michiel Huisman, Gaby Hoffmann / Produzione: Pacific Standard Productions, Reese Witherspoon, Bruna Papandrea, Bill Pohalnd / USA, 2014 / Distribuzione: 20th Century Fox / Durata: 120 minuti
SUL WEB
Filmografia di Jean-Marc Vallée
Torino Film Festival – Il sito
20th Century Fox