La serie New York Citernes di Philippe Seynaeve si apre con una stazione ferroviaria e un semaforo. La cisterna è relegata in secondo piano, lontano, ma perfettamente centrata. Fin dall’inizio, l’artista definisce l’ambiente che desidera rappresentare realizzando un affascinante viaggio costituito da molteplici soste. Le panoramiche sono fortemente soggettive: ciò che si vuole mettere in rilievo è il rapporto tra le cisterne e il contesto urbano che le circonda, piuttosto che la singolarità di ciascun serbatoio.
Attraverso un lavoro rigoroso sulla profondità, l’artista crea una messa in scena che mette in evidenza le robuste tensioni tra le linee e volumi. Questi serbatoi appaiono come escrescenze architettoniche perfettamente integrate con l’ambiente.
Le cisterne sono senza dubbio tracce di vita, esperienze, occupazioni, ma la visione che l’artista ci propone, austera e priva di segni d’esistenza, ci costringe a interrogarci sull’assenza di queste tracce.
Philippe Seynaeve si pone come interlocutore privilegiato tra l’uomo e il suo ambiente. L’artista scruta, osserva, prova e cerca poi a sua volta di far vedere. Questa comunicazione passa attraverso i vettori, la polaroid, ed un unico soggetto: le cisterne.
© Philippe Seynaeve. New York Citernes, 2015
Le migliaia di cisterne che sovrastano New York ne interrogano la modernità. Sono soggetti paradossali: primari nella loro forma ed elementari nel loro principio di funzionamento, ma, in ogni caso, una conseguenza diretta della modernità di New York. È lo sviluppo verticale della città che ne ha imposto la necessità difatti. Oggi, appaiono come anacronistiche e ci si stupisce della loro presenza sui tetti che contrasta con l’immagine corrente che si ha della città.
Nell’era digitale, anche la polaroid è una sorta di anacronismo. L’immediatezza del risultato che ne ha determinato il fascino e l’abilità tecnologica del suo tempo sono elementi spazzati via dal digitale. Oltre a uno stile, una scrittura e un reso particolari, la polaroid possiede un altro carattere proprio: l’unicità del prodotto. La sua non-riproducibilità la differenzia sia dall’analogico che dal digitale. In questo senso Philippe Seynaeve ricerca una dimensione intimista, unica.
La polaroid implica una piccola perdita di controllo a causa di certi aspetti aleatori dei prodotti. L’artista accetta che il “caso” abbia una sua precisa collocazione nel processo creativo.
C’è in definitiva una profonda coerenza tra il soggetto trattato e lo strumento attraverso il quale Seynaeve realizza questo lavoro. Tanto le cisterne nella loro relazione con città che le polaroid nella loro relazione con l’immagine, interrogano la modernità in ciò che lei stessa possiede di relativo e di effimero. Ecco probabilmente l’essenza della serie, al di là dell’estetica e lontano dai luoghi comuni.
Il lavoro di Philippe Seynaeve è un dialogo continuo e insistente con il patrimonio architettonico lasciato in eredità. Un’opera la sua che non è né astratta né figurativa, ma che si trova al confine tra questi due mondi. Allo spettatore il compito di trovare il compromesso.
© CultFrame 05/2015
INFORMAZIONI
Philippe Seynaeve. New York Citernes
Dall’1 Aprile al 30 Maggio 2015
Hors Format / chaussée d’Alsemberg 142, Saint-Gilles, Bruxelles / Tel. 02.5343354 / bookshop@horsformat.com
Orario: mercoledì – domenica 11.00 – 18.00 / Ingresso libero