È arrivata mia figlia. Un film di Anna Muylaert

SCRITTO DA
Giovanni Romani

Anna MuylaertÈ arrivata mia figlia è uno di quei film davvero difficili da recensire: né brutto né bello, leggero, educato, brioso ed inoffensivo, sul quale in fondo c’è poco da dire. Ciò che salta agli occhi è la levità della regìa di Anna Muylaert, un tocco femminile che regala garbo e fluidità ad un racconto che scorre piacevole e prevedibile, senza scosse o sorprese.

Autrice anche della sceneggiatura la regista mette in scena un racconto quasi “teatrale” popolato da personaggi canonici e banalmente tipizzati sul presupposto ricchi/cattivi – poveri/buoni, ecco allora la famiglia alto-borghese con moglie manager “finta liberal vera stronza”, marito pittore fallito, vecchio porco tendente al pedofilo, figlio decerebrato dall’abuso di canne (!). La squadra avversaria è composta dalla protagonista, un’eccellente Regina Casé, domestica ossequiosa priva di coscienza di classe, dalle di lei colleghe popolane ma sagge, e dalla figlia del titolo, ventenne odiosa e saputella che dapprima disprezza l’atarassia politica di mamma, salvo poi tramutarsi in scintilla di emancipazione sociale.

Su questo canovaccio non originalissimo Muylaert costruisce con perizia un racconto edificante, evitando battute grossolane e situazioni boccaccesche, ma senza neppure affondare il colpo sulla società classista o l’ipocrisia dell’intellettuale illuminato: È arrivata mia figlia accarezza, non graffia. E per una commedia contemporanea è un bel problema. Niente risate, qualche sorriso e un’atmosfera d’altri tempi in cui la critica sociale restava nei limiti della buona educazione ed il cinema aveva un valore pedagogico: come l’ombrosa ragazzina “rieduca” la mamma cameriera risvegliandone l’orgoglio proletario, così la regista sembra voler impartire una lezioncina allo spettatore. Il finale familista è la ciliegina sulla torta di una pellicola gradevole ed innocua che, ci scommettiamo, piacerà proprio a quelle signore così ben rappresentate dalla superba padrona di casa.

© CultFrame 06/2015

TRAMA
Brasile. Val lavora come governante per una ricca famiglia di San Paolo. Si occupa di tutte le faccende domestiche, ma anche di Fabinho, il 17enne figlio della padrona di casa che sembra non avere mai tempo per lui. Anche Val è madre, ma tanti anni prima ha lasciato sua figlia Jéssica nella sua città natale per andare a lavorare e da allora non l’ha più vista. Poi, improvvisamente, Jéssica la chiama per dirle che arriverà in città perché vuole provare a frequentare la facoltà di Architettura. La ragazza si stabilisce nella casa in cui lavora Val e sin dall’inizio, senza curarsi del disagio di sua madre e molto sicura di sé, sovverte tutte le regole che da sempre hanno contraddistinto il rapporto tra padroni di casa e domestici: si appropria della camera degli ospiti, apre il frigo e si serve ciò che vuole, passa il suo tempo in piscina con Fabinho e i suoi amici. Finché, nel bel mezzo di una discussione tra Val e Jéssica, un segreto viene alla luce.


CREDITI

Titolo: È arrivata mia figlia / Titolo originale: Que Horas Ela Volta? / Regìa: Anna Muylaert / Sceneggiatura: Anna Muylaert / Fotografia: Bárbara Álvarez / Montaggio: Karen Harley / Scenografia: Marcos Pedroso, Thales Junqueira / Musica: Fabio Trummer, Vitor Araújo / Interpreti principali: Regina Casé, Michel Joelsas, Camila Márdila, Karine Teles, Lourenço Mutarelli, Helena Albergaria / Produzione: Gullane, Globo Filmes, Africa Filmes / Distribuzione: BIM / Paese: Brasile, 2015 / Durata: 110 minuti

SUL WEB
Filmografia di Anna Muylaert
BIM

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Giovanni Romani

Nato a Udine, arraffo un diploma di maturità classica. Mi diplomo a Firenze alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassmann. Me ne vado a Roma a far teatro, in seguito cinema con Gianni Amelio. Scippo una mediocre laurea in giurisprudenza alla Statale di Milano e nel contempo inizio a scrivere recensioni per il Messaggero Veneto. Abbandono la carta per la rete, prima con Cinema.it, per poi approdare a CultFrame - Arti Visive. Attualmente: avvocato tatuato cinefilo cinofilo.

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