Bota Café. Un film di Iris Elezi e Thomas Logoreci

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

Iris EleziIn albanese “bota” significa “mondo” ed il caffè che porta il suo nome sembra proprio sorgere ai confini di esso, spuntando quasi in mezzo al nulla in quello che un tempo era un campo di detenzione per gli oppositori del regime comunista. Una landa arida e silenziosa che ha visto marciare i prigionieri, assorbendone i passi e il dolore, e che ora qualcuno sta cercando di disseppellire dall’oblio del passato per restituire ai sopravvissuti o a coloro che vennero dopo, almeno la dignità del ricordo dei loro cari scomparsi.

Battuto dal vento e arso dal sole questo spazio desertico pare inglobare le vite dei protagonisti, quasi costretti a muoversi entro il suo perimetro, sempre in bilico sul confine di quel piccolo villaggio che l’autostrada di prossima costruzione potrà presto, e più velocemente, ricongiungere ad un altrove agognato ma ancora troppo temuto.

Le vite di Beni, Juli e Nora gravitano intorno al Bota Café dove, come su un proscenio di desolante bellezza, si alternano differenti personaggi con le loro private solitudini destinate a non incontrarsi mai. Beni, sfrontato ed egoista, manipola le scelte della cugina Juli, fin troppo disillusa da un’esistenza avara di gioie e quelle della giovanissima amante Nora, alla quale riserva le promesse non mantenute di ogni uomo sposato.

Il tempo è cadenzato dai rituali semplici e routinari e nulla sembra scalfire la granitica immobilità del Bota e dell’identico quotidiano che pervade gli uomini e il paesaggio; eppure sotto tanta apparente fissità iniziano ad agitarsi passioni, desideri e pensieri che portano più lontano della nuova autostrada e aprono crepe su quella staticità soffocante che, invece, brama aria e respiro.

Iris Elezi e Thomas Logoreci disegnano un ritratto, con sottili ed efficaci pennellate, di un’Albania che guarda alle possibilità di un futuro mentre rimargina le ferite del proprio passato e con una regia lucida seguono il percorso narrativo in cui la storia del presente si alterna allo struggimento di fulminei ricordi che ricompongono i pezzi perduti di una vita e di un intero paese.

Un film che procede in crescendo e che amplifica l’emozione, sia essa di un rimpianto o di un desiderio, attraverso il solo sfiorarsi delle vite dei protagonisti come seguendo le note di una ballata che, sul finale, può spegnersi su un epilogo tragico oppure continuare a risuonare nel vento come un’eco di speranza possibile.

© CultFrame 06/2015

TRAMA
Siamo in un piccolo villaggio dell’attuale Albania. Juli, Beni e Nora vivono in una sorta di luogo di confine dove molte famiglie sono state esiliate durante il regime comunista. In un angolo sperduto dell’ex campo di prigionia Beni, marito infedele, possiede il Bota Cafè dove lavorano sua cugina Juli e la giovane e bella cameriera Nora, sua amante. A spezzare la monotonia del quotidiano arriverà la costruzione, insieme a coloro che lavorano ad essa, della nuova autostrada che porterà i protagonisti a guardare ben oltre il loro immobile presente e a cambiare per sempre le loro vite.


CREDITI

Titolo: Bota Cafè / Titolo originale: Bota / Regia: Iris Elezi, Thomas Logoreci / Sceneggiatura: Iris Elezi, Thomas Logoreci, Stefania Casini / Interpreti: Flonja Kodheli, Fioralba Kyremadhi, Artur Gorishti, Tinka Kurti, Alban Ukaj, Luca Lionello / Fotografia: Ramiro Civita / Montaggio: Walter Fasano / Produzione: Sabina Kodra, Andrea Stucovitz / Distribuzione: PMI e Istituto Luce Cinecittà / Albania, Italia 2015 / Durata: 100 minuti

SUL WEB
Filmografia di Iris Elezi
Filmografia di Thomas Logoreci
Istituto Luce Cinecittà

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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