Il terzo lungometraggio di Céline Sciamma torna a muoversi nel territorio compreso tra quei due assi ormai caratteristici del cinema dell’autrice di Naissance des pieuvres (2006) e di Tomboy (2011) che sono l’adolescenza e le norme di genere.
Nei precedenti lavori, questi assi si muovevano sullo sfondo di uno spazio geografico e sociale apparentemente astratto – periferie tranquille abitate dal ceto medio-alto – consentendo alle ragazze protagoniste di farsi soggetti in grado di creare situazioni originali e di intraprendere strade personali. In Bande de filles, intitolato in Italia Diamante nero, ci troviamo invece in una periferia talmente segnata dal dominio sociale e razziale che il film finisce per ridurre di molto il margine di manovra dei suoi personaggi.
Mariem, la protagonista, è una stupenda ragazza nera che il film coglie nel bel mezzo di un processo di autoesclusione sociale, di cui il fallimento scolastico è il primo stadio, seguito dall’ingresso in un mondo di piccola e grande criminalità. Alle prese con i codici sessisti e patriarcali che regolano i comportamenti e i destini delle ragazze nel suo quartiere, Mariem sembra trovare forza e libertà in una gang di giovani nere come lei, che la ribattezza Vic come Vittoria (ben diversa dalla Vic del Tempo delle mele…). Ma presto quella soluzione si rivela insufficiente e precaria.
Così, la ricerca di una strada, di un proprio posto nel mondo porta la ragazza a opporre delle forme di resistenza alla regole che però non riescono mai a liberarla veramente perché il suo è un continuo passaggio di gabbia in gabbia (dalla famiglia alla gang, dalla gang al circuito criminale passando per un rischio di matrimonio precoce che però lei scongiura fermamente).
Questi cambiamenti sono segnati simbolicamente dai mutamenti estetici a cui Mariem si sottopone non sempre di sua volontà passando da semplice studentessa con treccine afro a bulla iperfemminile sempre pronta alla rissa, dalla messa in scena di una mascolinità che la protegge nell’ambito del piccolo smercio di droga, alla performance di una femminilità esotica e ipererotizzata quando si reca a spacciare nei quartieri alti. Rispetto a Tomboy, però, qui si ha l’impressione che la questione del travestimento e della performance di genere siano più uno stilema d’autore (subito dal personaggio stesso) che un vero congegno espressivo.
Talvolta in Diamante nero la rappresentazione sembra troppo vincolata da una volontà di rappresentatività sociale che non va sempre al di là dei cliché sulle ragazze nere di banlieue (forse molto più chiari in quanto tali a un pubblico francese?) banalizzando la narrazione e l’orizzonte estetico in cui essa si iscrive.
Tuttavia, questa rappresentazione ha forse il pregio di fornire un supporto identificativo a una tipologia di giovani donne che il cinema francese solitamente non rappresenta. Infatti, la scena apicale del film, in cui le ragazze ballano e cantano sulle note di Diamonds di Rihanna, sembra essere rivelatrice del fatto che il pubblico privilegiato di Diamante nero sono le stesse adolescenti che porta sullo schermo, che magari si rivedranno nelle protagoniste, si riconosceranno nei loro gusti musicali, nel loro modo di vivere, di desiderare, di soffrire, di confrontarsi con difficoltà e delusioni. Salvo che, nel finale, il film sembra indicare a queste ragazze che la strada giusta è quella che si percorre in solitaria.
© CultFrame 06/2015
TRAMA
Marieme ha sedici anni e vive nella periferia parigina con la madre, la sorellina e un fratello maggiore che la opprime. A scuola non va bene e l’unica prospettiva per il futuro sembra quella di lavorare come donna delle pulizie. Ma tutto cambia quando Marieme incontra una gang di ragazze dure e combattive alla quale si unisce.
CREDITI
Titolo: Diamante nero / Titolo originale: Bande de filles / Regia: Céline Sciamma / Sceneggiatura: Céline Sciamma / Fotografia: Crystel Fournier / Montaggio: Julien Lacheray / Scenografia: Thomas Grézaud / Musica: Jean-Baptiste de Laubier / Interpreti: Karidja Touré, Assa Sylla, Lindsay Karamoh, Mariétou Touré, Idrissa Diabate / Produzione: Hold Up Films, Lilies Films / Distribuzione: Teodora / Paese: Francia / Anno: 2014 / Durata: 112 minuti