Condannato da una sentenza di un tribunale iraniano a non poter dirigere film, concedere interviste e viaggiare all’estero per venti anni, Jafar Panahi continua nonostante tutto a fare cinema. Due anni dopo Closed curtain, il regista ha presentato alla Berlinale 2015 una nuova opera realizzata ‘autarchicamente’ e di cui non rende noto alcun altro collaboratore e interprete oltre a se stesso.
Come nei suoi due lavori precedenti, anche in questo caso l’autore si mette in scena per narrare la sua condizione ma al contempo sperimentare il linguaggio cinematografico. In Taxi, seguiamo un Panahi oramai libero dagli arresti domiciliari guidare un’auto gialla per le strade di Teheran e costruire con riprese soltanto apparentemente amatoriali e un montaggio sapiente una commedia sofisticata e a tratti irresistibile sulla vita degli iraniani di oggi.
Il film, infatti, fa tanto ridere quanto riflettere. Per esempio, la nipote spassosa e impertinente che deve realizzare un cortometraggio per un concorso scolastico snocciola le norme morali cui deve attenersi secondo la sua maestra, le stesse imposte ai registi dalla censura iraniana. I più irriducibili a tali regole sono proprio i bambini, ma Panahi ci mostra come lo siano la realtà stessa e la verità dei sentimenti umani.
Nelle conversazioni con i suoi passeggieri, l’autore iraniano affronta con leggerezza molti temi delicati (la pena di morte come deterrente, il furto per necessità) e racconta l’etica di chi continua a svolgere il proprio mestiere anche se la legge vorrebbe impedirlo, come l’avvocata sanzionata per le sue posizioni progressiste che continua a esercitare la sua professione in difesa delle donne sottoposte a un trattamento iniquo dalla legge corrente, e come fa il regista stesso.
Tra divagazioni e citazioni esplicite dei suoi film, da Oro rosso (2003) a Offside (2006), nel taxi semiclandestino di Panahi si crea quindi una zona temporaneamente libera in cui la parola, la vita e il cinema possono esprimersi senza subire una censura immediata. Anche se la fine di Taxi ci ricorda i rischi che si possono correre a prendersi questo diritto.
© CultFrame 02/2015 – 08/2015
Film presentato alla 65° Berlinale
TRAMA
Sulle strade di Teheran viaggia un taxi giallo apparentemente uguale agli altri. Alla sua guida c’è però il regista Jafar Panahi con una camera accesa a registrare le conversazioni con i passeggeri, sconosciuti e amici, che prende a bordo.
CREDITI
Titolo originale: Taxi / Regia: Jafar Panahi / Sceneggiatura: Jafar Panahi / Interpreti: Jafar Panahi / Produzione: Jafar Panahi Film Production / Iran, 2015 / Durata: 82 minuti