Abluka (Frenzy). Un film di Emin Alper. Premio Speciale della Giuria alla 72° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Emin AlperI quartieri poveri di Istanbul, la neve che scende fitta, il freddo che sferza la pelle. Ed ancora: strade contornate da case fatiscenti, notti poco illuminate, personaggi che si aggirano nel silenzio e nell’angoscia, mentre sullo sfondo si odono le esplosioni di potenti attacchi terroristici che scuotono la città e tutta la Turchia.

In questo contesto, si muove la spia e informatore della Polizia, Kadir. Il suo è un lavoro squallido (rovistare nella spazzatura alla ricerca di residui della costruzione di ordigni), così come orrendo è quello del fratello Ahmet. Quest’ultimo ha il compito, conferitogli dal Comune di Istanbul, di abbattere a fucilate i moltissimi cani randagi che circolano per la città.

I due personaggi centrali sono individui allo sbando, asserviti a un potere feroce e penoso che intenderebbe proteggere i cittadini dal terrorismo ma che in realtà finisce per generare caos e tensione.

Abluka (Frenzy), film del regista turco Emin Alper, racconta tutto ciò con uno stile caratterizzato da una certa potenza visuale. La tristezza lieve che emerge dalle sequenze iniziali, fatta di silenzi e ambienti desolati, man mano lascia sempre più spazio alla rappresentazione di una follia generalizzata che sembra essere un elemento costante dello spazio in cui si svolge la storia. In conclusione, la distorsione della verità e la manipolazione della realtà porteranno tutti verso un abisso di violenza insensata e morte.

Non c’è speranza in questo lungometraggio di Alper. L’autore non sembra dare possibilità alla Turchia di oggi e compone un quadro desolante non solo di una città, di una metropoli divisa tra occidente e oriente, ma anche della condizione sociale della parte “nascosta” del popolo turco.

Abluka (Frenzy), pur non configurandosi come un’opera di particolare importanza espressiva, presenta alcuni passaggi visivamente interessanti, soprattutto quelli riguardanti la raffigurazione dei quartieri poveri di Istanbul.

Anche Alper, comunque, non ha resistito allo stereotipo strutturale di gran moda nel cinema di oggi: spezzettare la cronologia della storia per far vedere, la storia stessa, da angolazioni diverse. Anche, in questo caso la scelta appare suggestiva per lo spettatore ma a ben analizzare questo meccanismo, ancora una volta, dobbiamo sostenere la sua totale inutilità se non motivato da fattori molto precisi e decisivi per l’economia dell’opera.

© CultFrame 09/2015

TRAMA
Kadir dopo venti anni di carcere viene rimesso in libertà, ad una condizione. Deve entrare a far parte di una squadra di spie della Polizia che deve raccogliere informazioni vivendo nei quartieri più poveri e disagiati. Kadir inizia così il suo nuovo lavoro e per questo motivo incontra suo fratello Ahmet, che non vede da molti anni. Anche Ahmet fa un mestiere orrendo: uccide a fucilate i cani randagi per conto del Comune di Istanbul.

CREDITI
Titolo: Abluka (Frenzy) / Regia: Emin Alper / Sceneggiatura: Emin Alper / Musica: Cevdet Erek / Fotografia: Adam Jandrup / Montaggio: Osman Bayraktaroğlu / Interpreti: Mehmet Özgür, Berkay Ateş, Tülin Özen, Müfit Kayacan, Ozan Akbaba, Fatih Sevdi, Mustafa Kırantepe, Yavuz Pekman, Ahmet Melih Yılmaz, Ararat Mor / Produzione: Liman Film, Paprika Films, Insignia Yapim / Paese: Turchia, Francia, Qatar, 2015 / Durata: 114 minuti

SUL WEB
Filmografia di Emin Alper
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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