“La cosa strana nella professione di scrittore è che qualsiasi cosa, anche la più tragica, può diventare una risorsa”, dice l’editore al romanziere protagonista dell’ultimo film di Wim Wenders, ma sarà vero? La storia della letteratura è effettivamente piena di pugnalatori alla schiena, di autori accusati da amici e parenti di aver sfruttato a proprio vantaggio storie private, di essersi serviti senza scrupoli dell’intimità di chiunque asservendola alla pagina scritta e alla ricerca di successo editoriale. Esiste quindi un’etica della creazione? Fino a che punto l’arte può attingere dalla vita e dalle vite degli altri? Questo è uno dei fulcri tematici di Ritorno alla vita (Every Thing Will Be Fine), che tenta di esplorare l’interiorità di uno scrittore.
Omaggiato con l’Orso d’Oro alla carriera e con una miniretrospettiva dei suoi film più noti alla Berlinale 2015, Wim Wenders ha suscitato meno entusiasmo con questa sua ultima opera, un lungometraggio in 3D sceneggiato dallo scandinavo Bjørn Olaf Johannessen (già autore di Nowhere Man) e interpretato da star quali James Franco, Charlotte Gainsbourg e Rachel McAdams. Con progressivi salti temporali, la pellicola segue il personaggio di Tomas Eldan nell’arco di dodici anni, dalla crisi di ispirazione che viene a coincidere con un episodio tragico e con le sue conseguenze, fino alla rinascita creativa che ne segue.
Figlio di un professore e scienziato ormai anziano, Tomas sembra aver ereditato dal padre una gelida razionalità e una capacità quasi disumana di rendersi impermeabile a qualsiasi shock, a ogni possibile rivoluzione emotiva, anche dinanzi ad accadimenti brutali e questo risulta incomprensibile se non addirittura inaccettabile per chi lo circonda e per chi subisce le conseguenze delle sue azioni.
Tomas è un uomo misterioso e l’immagine in 3D sembra voler penetrare nella profondità dei suoi sentimenti ritrovandosi però sempre di fronte a un volto che sembra assorbire la luce circostante senza restituire nulla. Anzi, quale un magnete respingente, l’inquadratura sul volto spesso in primo piano di James Franco rimanda puntualmente lo spettatore ai paesaggi e ai volti altrui che si specchiano sulle superfici riflettenti da dietro le quali l’uomo guarda il mondo.
La tecnologia è qui utilizzata per dare spessore a un effetto di stratificazioni visive sovrapposte che rinvia alla psiche enigmatica del protagonista e a quella membrana che lo separa dagli altri personaggi impedendo una reale comunicazione. Il risultato dà però l’impressione di ritrovarsi di fronte a un espediente formale già visto per quanto qui si presenti con una confezione molto curata e tecnicamente ineccepibile. Si veda per esempio la scena del peep show in Paris Texas, quando Kinski e Dean Stanton si incontrano attraverso la vetrata e i volti dei due si trovano giustapposti nella stessa inquadratura. Anche lì, come in Ritorno alla vita, la tecnologia, il telefono (o anche la scrittura), sembrano essere gli unici canali attraverso i quali il personaggio maschile riesce a esprimere le proprie emozioni.
La freddezza di Tomas e degli stilemi wendersiani applicati a interrogativi esistenziali degni del cinema di Bergman può generare il sospetto di trovarsi di fronte a un’opera inautentica, un’impressione che come negli ultimi film di Terrence Malick viene accentuata dalla presenza di stelle del cinema che sembrano poter recitare soltanto se stesse.
© CultFrame 02/2015 – 09/2015
Film presentato alla 72° Berlinale
TRAMA
In un inverno profondissimo e denso di neve, uno scrittore tormentato e in crisi di coppia cerca di lavorare ma senza riuscirci così decide di fare un giro in automobile che cambierà per sempre la sua vita.
CREDITI
Titolo: Ritoro alla vita / Titolo originale: Every Thing Will Be Fine / Regia: Wim Wenders / Sceneggiatura: Bjørn Olaf Johannessen / Fotografia: Benoît Debie / Montaggio: Toni Froschhammer / Musica: Alexandre Desplat / Scenografia: Emmanuel Fréchette / Costumi: Sophie Lefebvre / Interpreti: James Franco, Charlotte Gainsbourg, Rachel McAdams, Marie-Josée Croze, Robert Naylor, Patrick Bauchau, Peter Stormare / Produzione: Gian-Piero Ringel / Distribuzione: Teodora Film / Germania-Canada-Francia-Svezia-Norvegia, 2015 / Durata: 118 minuti
SUL WEB
Filmografia di Wim Wenders
Berlinale – Il sito
Teodora Film