Claudio Caligari ha realizzato tre film in 32 anni: Amore tossico nel 1983, L’Odore della notte nel 1998 e questo Non essere cattivo, opera finale, feroce summa della sua poetica di borgata. Gravemente malato, è morto durante la fase di post-produzione. Tre titoli per tre differenti momenti storici, una storia d’Italia riletta attraverso il realismo allucinato della droga, vita ai margini che diviene paradigma di generazioni diverse accomunate nella medesima disperazione, dalla schiavitù della “roba” (eroina) all’illusione edonistica della “bamba” (cocaina) e delle pasticche, paradiso sintetico a buon mercato. Cambiano i tempi, ma non l’ambiente, periferico e desolato, cambiano le sostanze, ma non l’aspirazione ad una vita diversa, raggiungibile soltanto con il denaro, feticcio immutabile e illusorio.
Caligari utilizza un registro crudo e realistico con improvvise deviazioni surreali nelle sequenze allucinate, visioni di sirene e strade deformate, per poi ritornare all’incubo del reale. Colpisce infatti la distanza, anche stilistica evidenziata dall’ottima fotografia di Calvesi, tra l’euforia chimica che alimenta notti selvagge e l’implacabile realtà diurna, una luce livida che rivela dolore ed impotenza, che riflette in uno specchio il disprezzo per se stessi. Disprezzo che, se per Vittorio fungerà da stimolo per raddrizzare la propria esistenza, segnerà invece il destino del più debole e sfortunato Cesare, vero e proprio manuale vivente di autodistruzione.
L’amicizia fraterna tra i due protagonisti costituisce il cuore del film, grazie anche alle straordinarie interpretazioni di Luca Marinelli (che nelle prime sequenze ricorda fisicamente lo “Zanardi” di Pazienza) e di Alessandro Borghi, occhi pallati e aggressività insensata, ipercinesi e catatonia in un trionfo di “Playboy”, “Smile” e “Elefantini”, i nomignoli delle pasticche che negli anni ’90 hanno invaso il mercato delle discoteche e dei rave-party, promettendo sballo e divertimento in saldo.
Caligari parte sempre da una piccola storia, piccoli uomini, per parlare di un momento generale, di un comune sentire, dello spaesamento di un’intera generazione, ragazzi di cui in genere non si parla, se non nei trafiletti di cronaca nera, quartieri di cui non ci si cura, meglio trasformarli silenziosamente in ghetti. La compassione dell’autore per quel mondo e per quelle persone è evidente e rende vitale e vibrante l’intera pellicola che viaggia verso un epilogo noto ed inevitabile, concedendo però un’ultima speranza a chi è riuscito a sottrarsi alla cattiveria della vita.
© CultFrame 09/2015
TRAMA
Periferia di Roma e Ostia, anni Novanta. I “ragazzi di vita” un tempo descritti da Pasolini appartengono ora a un mondo che ruota intorno all’edonismo. Un mondo in cui soldi, macchine potenti, locali notturni, droghe sintetiche e cocaina “girano facili”. Ed è in questo mondo che i 20enni Vittorio e Cesare si muovono, in cerca della loro affermazione. L’iniziazione all’esistenza ha però un costo altissimo: Vittorio, per salvarsi, prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Il loro forte legame, però, farà sì che Vittorio non abbandonerà mai veramente il suo amico, sperando sempre in un futuro migliore.
CREDITI
Film: Non essere cattivo / Regìa: Claudio Caligari / Sceneggiatura: Claudio Caligari, Giordano Meacci, Francesca Serafini / Fotografia: Maurizio Calvesi / Montaggio: Mauro Bonanni / Scenografia: Giada Calabria / Musica: Paolo Vivaldi, Alessandro Sartini, Cristiano Balducci / Interpreti principali: Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei, Alessandro Bernardini / Produzione: Kimerafilm, Taodue Film, Leone Films Group / Distribuzione: Good Films / Paese: Italia, 2015 / Durata: 100 minuti