Ricordiamo la presenza del piccolo paese di Bobbio (provincia di Piacenza) già in Vacanze in Val Trebbia (1980), Sorelle (2006) e Sorelle Mai (2010) e anche in quello che possiamo considerare un capolavoro del cinema italiano: I pugni in tasca (1965). Unisce i titoli sopracitati il fatto che siano stati diretti tutti dallo stesso regista: Marco Bellocchio. Ma c’è anche un altro aspetto fondamentale: Bobbio è la cittadina della famiglia Bellocchio e il luogo (per altro meraviglioso) dove l’autore di Buongiorno notte è nato nel 1939. Dunque, le radici, i posti dell’infanzia, i volti dei bobbiesi, addirittura i cognomi, ritornano nel cinema di Bellocchio come fossero elementi imprescindibili, da cui è impossibile staccarsi.
Nel caso di Sangue del mio sangue, l’autore situa la vicenda, ma sarebbe meglio dire le vicende, all’interno delle carceri di Bobbio, luogo che fu anche un convento di Clausura. Abbiamo detto vicende perché il film è diviso in due flussi narrativi: uno collocato ai nostri giorni e un altro in un passato non ben definito. Nel primo regnano i cialtroni, i truffatori e i traffichini, nel secondo è invece rappresentata la cupezza crudele di un cattolicesimo che era costantemente impegnato a cercare satana e a bruciare presunte “affiliate al demonio”.
I due segmenti narrativi sono legati da altrettanti fattori: l’utilizzazione degli stessi interpreti (quasi tutti), a cominciare dal figlio Piergiorgio Bellocchio, e il tema di fondo che sembra emergere con fin troppa chiarezza: la follia che da secoli caratterizza la vita di Bobbio e dei bobbiesi. Specie nella seconda parte, la questione tematica è affrontata con notevole ironia, con forti riferimenti alla società italiana di oggi, ma anche con un certa bonarietà nei confronti dei cittadini contemporanei che in fin dei conti, pur nella loro stravaganza, sembrano essere migliori rispetto al degrado che contraddistingue l’Italia in questo periodo.
Il tono serio e stilisticamente elaborato della prima sezione, che si caratterizza anche per la notevole direzione della fotografia di Daniele Ciprì, si contrappone così, in un ardito gioco di opposizioni, a quello molto più leggero e divertente del secondo.
Di certo, Sangue del mio sangue non sarà uno dei lavori più ricordati di Marco Bellocchio, ma in alcuni passaggi è ancora rintracciabile il grandissimo talento di quello che continua a essere, a nostro avviso, uno dei maggiori cineasti italiani degli ultimi cinquanta anni.
© CultFrame 09/2015
Film presentato alla 72. Biennale Cinema di Venezia
TRAMA
Bobbio è una cittadina della zona di Piacenza immersa nella Val Trebbia. Le antiche carceri stanno per essere acquistate da un presunto miliardario russo e la faccenda mette in subbuglio il paese. Alcune centinaia di anni prima, nello stesso posto (allora un convento di Clausura) il clero del luogo conduceva un assurdo e violento processo nei confronti di una suora, molto bella, che aveva sedotto sessualmente un prete del luogo.
CREDITI
Titolo: Sangue del mio sangue / Regia: Marco Bellocchio / Scneggiatura: Marco Bellocchio / Fotografia: Daniele Ciprì / Montaggio: Francesca Calvelli, Claudio Misantoni / Musica: Carlo Crivelli / Interpreti: Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Lidiya Liberman, Fausto Russo Alesi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Alberto Cracco, Bruno Cariello, Toni Bertorelli, Filippo Timi, Elena Bellocchio, Ivan Franek, Patrizia Bettini, Sebastiano Filocamo, Alberto Bellocchio / Produzione: Kavac Film, IBC movie, Rai Cinema / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Italia, rancia, Svizzera, 2015 / Durata: 108 minuti
SUL WEB
Filmografia di Marco Bellocchio
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito
01 Distribution