Quasi 25 anni per riconquistare una donna ma non certo nel senso romantico del termine. La figura bramata, infatti, è un cadavere: quello di Evita, la figura-mito, moglie del Presidente argentino Juan Domingo Perón. Figura assai controversa, Eva Perón, nata Duarte, è considerata un’icona e, nonostante la sua breve vita (morì di cancro, nel 1952, all’età di 33 anni), è, ancora oggi un simbolo per gli argentini che la venerano come una sorta di santa e attorno alla cui dipartita molti misteri, attualmente, permangono.
Pablo Agüero nel suo film ripercorre tre tappe centrali del vero e proprio “vagabondaggio” della salma, suddividendoli in altrettanti momenti che vedono come protagonisti l’imbalsamatore, il trasportatore e il dittatore. Rispettando il desiderio della consorte, il Presidente, diede ordine di imbalsamare il corpo e il medico che se ne occupò lavorò più di un anno sulle spoglie mortali di Evita utilizzando procedimenti per l’epoca molto complessi e avanzati anche se mai nessuno ha saputo, nel dettaglio, quali fossero.
Esposta al pubblico, coperta da un sudario bianco e sotto una cappa di vetro, Evita fu oggetto, per giorni, di un vero e proprio pellegrinaggio da parte dei cittadini che accorrevano a migliaia per dare l’ultimo saluto a colei che aveva lottato per concedere alle donne il diritto di voto e che si era impegnata ad assicurare condizioni di vita dignitose ai più bisognosi e una più equa distribuzione del reddito.
La moglie del Presidente fu molto di più di una “semplice” first-lady. Infiammò gli animi, arringò le folle e nonostante non avesse una solida preparazione culturale e fosse circondata da non pochi nemici, si trasformò, nel tempo, in una vera e propria eroina della gente Personalità dicotomica, Evita era stata per molti argentini, la voce demagogica del marito che, attraverso la opere di “bontà”, puntava in realtà a soggiogare il popolo, mentre per altri rappresentava la personificazione dell’impegno civile, della lotta per la giustizia e l’equità sociale.
Ad Agüero, tuttavia, non interessa il profilo politico della Perón ma, proprio nel mistero errante della sua salma, la potenza del suo mito. Anche da morta, infatti, Evita rappresentava un pericolo. Radicata com’era nell’anima di un paese, doveva essere, ad ogni costo, strappata alla memoria, privata di un luogo – fosse anche remoto – dove i suoi adoratori potessero visitarla, mantenendo, così, vivo il suo spirito.
Nel 1955, alla destituzione del Presidente, il generale Aramburu decise di sbarazzarsi dell’ingombrante cadavere e, con il contributo dei militari, fece trasportare la salma in un luogo segreto, dove – così egli auspicava – potesse essere risucchiato dall’oblio. In una labirintica quanto arcana odissea il corpo scomparve per riapparire in Italia dove era stato sepolto sotto falso nome anche grazie all’intervento del Vaticano. Così almeno raccontò il generale ai Montoneros (guerriglieri del movimento peronista) che lo rapirono e giustiziarono nel reclamare le spoglie della loro eroina che, solo nel 1976, furono tumulate nella tomba della famiglia Duarte nel cimitero della Recoleta a Buenos Aires.
Una peregrinazione, quella della defunta Evita, che Agüero racconta attraverso lunghi piani sequenza, collocando i personaggi in ambienti angusti e semibui, illuminandoli di taglio con una luce che si fa lama affondata dentro le ferite, ancora aperte, di un intero paese. Le immagini di repertorio e la voce fuori campo dei comizi della Perón, si alternano ai tre momenti – dagli anni Cinquanta agli anni Settanta – cruciali di questo macabro viaggio che il regista di Mendoza ripercorre come un interessante recupero della memoria, chiamandosi fuori da ogni giudizio, ma tracciando il ritratto, certamente ambiguo e sfuggente, di una donna entrata nel mito nonostante i suoi (molti) detrattori la vedessero come una ragazza di umili origini mossa da una sfrenata ambizione, che fece della causa degli ultimi un altro orpello da indossare alla stregua degli abiti e dei gioielli che amava sfoggiare.
L’eco della sua voce, tuttavia, continua a risuonare nel tempo e non si spense con la sua morte ma, al contrario, la fine della sua vita la rese un essere immortale. Agüero insegue, così, un fantasma senza l’intenzione di chiarirne il mistero ma, al contrario, sottolineandone i contorni oscuri come a narrare una fiaba nera della “bella addormentata” che si tramanda – con il suo carico di menzogna e verità – nel corso della Storia.
© CultFrame 10/2015
TRAMA
Eva Perón muore nel 1952 a soli 33 anni. E’ una figura molto amata ma altrettanto detestata in Argentina. C’è che la considera una specie di santa, chi una scaltra opportunista le cui azioni mirano a rafforzare la figura autoritaria del Presidente, suo marito. Il corpo viene imbalsamato ma, durante un’arcana peregrinazione, la sua salma scompare misteriosamente e viaggia, per 25 anni, arrivando fino in Europa per poi ritornare in patria ed essere tumulata nella tomba di famiglia. Nonostante l’accanimento dei suoi nemici, decisi ad ogni costo, a cancellare qualsiasi segno della sua presenza la figura di Evita è, a tutt’oggi, il simbolo di un paese che l’ha cristallizzata nel mito.
CREDITI
Titolo: Eva no duerme / Regia: Pablo Agüero / Sceneggiatura: Pablo Agüero / Interpreti: Gael Garcia Bernal, Denis Levant, Imanol Arias, Daniel Fanego, Sabrina Machi / Fotografia: Ivan Gierasinchuk / Montaggio: Stéphane Elmadjian / Scenografia: Mariela Ripodas / Musica: Valentin Portron / Produzione: JBA Production, Haddock Films / Paese: Francia, Argentina, Spagna 2015 / Durata: 85 minuti
SUL WEB
Filmografia di Pablo Agüero
Festa del Cinema di Roma – Il sito