Un autore moderno e di eccezionale bravura. Ovviamente in Italia, Arturo Ripstein, nonostante la sua frequente presenza ai festival, (anche quest’anno a Venezia), non ha mai avuto fortuna. E lo diciamo con rammarico, perché Ripstein è stato un maestro per molti registi messicani (come Guillermo del Toro), i quali hanno preso da lui una predisposizione eccezionale per il grottesco.
Arturo Ripstein ha girato film di vari generi ma quello con il quale ci colpisce di più (e in cui lui riesce a essere maestro indiscusso) è il “nero”. Il suo capolavoro assoluto è Profundo Carmesì! Presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in concorso per il Leone d’oro, e uscendo sconfitto dal più canonico Michael Collins del benemerito Neil Jordan, ha avuto una breve circolazione nel nostro paese. Poi il nulla. Come quasi tutto il cinema di questo regista.
Mai programmato in tv, mai prevista la sua uscita in dvd. Se i messicani non vanno a Hollywood figuriamoci se Hollywood (e l’Europa) possano andare dai messicani! Eppure, Profundo Carmesì si ispira a una storia tipicamente americana: quella degli assassini della luna di miele che ha già avuto un precedente illustre, ovvero il film che avrebbe dovuto essere la prima regia di Martin Scorsese, The Honeymoon Killers (con Tony Lo Bianco e Shirley Stoler) e che poi alla fine è stato girato nel 1967 (in uno splendido bianco e nero) da un direttore d’orchestra, patito di Mahler: Leonard Castle (questo film rimane la sua unica opera filmica).
Ripstein gira a colori e racconta la storia di un gigolò che, aiutato da un’infermiera obesa e innamorata di lui, uccide le ricche vedove che sposa per usufruire del loro denaro. Una favola nera che più nera non si può. Sposta il tutto in Messico e con una sceneggiatura straordinariamente equilibrata presenta sia le vittime che i carnefici come agnelli sacrificali di una società che non rispetta nessuno e di un potere che annienta qualsiasi ambizione.
I suoi “mostri” (lui porta il parrucchino e lei è obesa) uccidono senza pietà le dispotiche vecchie signore, alcune al limite della ninfomania, come il personaggio interpretato da una eclettica Marisa Paredes, “forse” perché in fondo lo meritano.
E poi, la loro grande storia d’amore riesce a toccare corde inusitate.
Intorno ai due amanti si muove, come in tutti i film del binomio, costituito da Ripstein e dalla sua sceneggiatrice Paz Alicia Garciadiego, tutto un microcosmo di freaks, tale microcosmo porta l’orrore della vicenda a un livello politico culturale, per gli anni ’50 (e persino per i nostri giorni) inedito. La macchina del maestro, come d’altronde quello dell’allievo Del Toro imprigiona i suoi personaggi in stanze dai soffitti bassi, in macchine piene di valigie, dentro vestiti fuori misura e quando scappano verso la libertà il tutto diventa impossibile grazie, o se preferite malgré tout, le nuvole pesanti che coprono l’orizzonte.
Profundo Carmensì è un capolavoro di regia e di psicologia: una regia mai invadente e una psicologia finissima piena di ombre e ambiguità, esattamente come la psiche dell’essere umano. E nessuno dovrebbe permettersi di dire che Arturo Ripstein non abbia influenzato il cinema mondiale. È l’Ingmar Bergman, o se volete l’Alfred Hitchcock (che come ci ha detto lo stesso regista ama molto) del Messico. Grazie Maestro.
© CultFrame 10/2015
CREDITI
Titolo: Profundo Carmesi’ / Regia: Arturo Ripstein / Sceneggiatura: Paz Alicia Garciadiego / Fotografia: Guillermo Granillo / Montaggio: Rafael Castanedo / Interpreti: Regina Orozco, Daniel Gimenez Cacho, Mariza Paredes, Sherlyn, Fernando Palavicini / Produzione: Pablo Barbachano, Marin Karmiz / Anno: 1996 / Durata (originale): 114 minuti / Edizione dvd: Region 1.
SUL WEB
Filmografia di Arturo Ripstein