Con questo nuovo lavoro, presentato in concorso alla Berlinale 2015, Malgorzata Szumowska affronta, in modo diretto ed esplicito sin dal titolo, un tema già molto presente in suoi lavori precedenti come Elles o In the name of…. Questa volta la regista sembra mettere da parte la componente più “politica” della sua poetica per elaborare una riflessione sull’intimità incrociando tra loro i destini di vari personaggi. I principali sono Olga, bulimica che non riesce a lasciarsi alle spalle il lutto per la madre; suo padre Janusz, poliziotto che gli anni e gli strati di adipe hanno reso completamente insensibile a ogni sofferenza; e Anna, psicoterapeuta e medium a tempo perso che colma il vuoto lasciato nella sua vita da alcune perdite con un enorme cane.
L’intenzione di porre l’accento sul privato sembra stilisticamente chiara sin dalle prime inquadrature girate con primissimi piani in cui solo piccoli dettagli vengono messi a fuoco, come se, nella vita dei protagonisti, il mondo esterno, pur presente, fosse sempre poco a fuoco, quasi una specie di sovrappensiero. In realtà, non è difficile trascurare quanto è a fuoco o spostare lo sguardo ai lati dell’inquadratura per cogliere ciò che ignoriamo nonostante si trovi sotto i nostri occhi. Così, da episodi secondari, da un’osservazione a latere, da una fotografia di passaggio, di tanto in tanto il film lascia emergere come punte di iceberg il più ampio contesto in cui si svolge la vicenda narrata: una Polonia odierna in cui vigono leggi antiabortiste, si organizzano violente manifestazioni omofobe e quotidianamente si consumano tragedie della miseria e della solitudine.
Questo clima oppressivo ci viene ritratto per accenni, così come anche la riflessione sulle ferite dell’intimità che, pur conservando spessore e profondità, si dispiega sullo schermo con grande pudore e tocchi di ironia. Il film si dispiega così in una continua dialettica tra pesantezza e leggerezza, tra profondità e superficialità, tra distrazione e concentrazione ed è in questo labirinto di contrasti che oscillano i corpi della storia.
Senza pietismo ma con una benevolenza talvolta anche sorniona, Body ci mostra corpi terrestri, corpi ultraterreni e corpi a metà tra cielo e terra, corpi vivi e pesanti che hanno accumulato nel tempo una zavorra di gravami esistenziali e corpi che vorrebbero farsi leggeri e volatili fino a scomparire, corpi che muoiono senza sparire e corpi che vorrebbero sparire senza riuscirci. Senza eccessi retorici, benché la musica sia talvolta utilizzata come scorciatoia emotiva per ovviare a una scrittura talvolta ellittica, Body segue corpi presi in ostaggio dal dolore e da lutti che sarebbero difficili da elaborare senza il ricorso a qualcosa o a qualcuno che aiuti il processo di mediazione tra un passato incastrato nel presente e un futuro che non riesce ad arrivare.
© CultFrame 02/2015 – 11/2015
Film presentato alla 72° Berlinale
TRAMA
Non corre buon sangue tra Janusz, poliziotto logorato dal lavoro e dalla vedovanza, e la figlia ventenne Olga bulimica alla disperata ricerca di un modo per comunicare con il padre. Un giorno, Janusz è costretto a rendersi conto che Olga necessita di cure e la ricovera in una clinica per disturbi alimentari. Lì i due incontrano Anna, una terapeuta che dice di possedere facoltà di medium e di negromante…
CREDITI
Titolo: Corpi / Titolo originale: Body / Regia: Malgorzata Szumowska / Sceneggiatura: Malgoska Szumowska, Michał Englert / Fotografia: Michał Englert / Montaggio: Jacek Drosio / Scenografia: Elwira Pluta / Interpreti: Janusz Gajos, Maja Ostaszewska, Justyna Suwała, Ewa Dałkowska, Adam Woronowic / Produzione: Nowhere / Distribuzione: Memento Films / Paese: Polonia, / Anno: 2015 / Durata: 90 minuti
SUL WEB
Filmografia di Malgoska Szumowska
Berlinale – Il sito
Memento Films