Da diverso tempo si celebrano giornate, mesi o addirittura annualità dedicate a temi sociali inseriti poi in varie manifestazioni culturali. Se da un lato questi interessi specifici portano all’attenzione problematiche e panoramiche su un dato argomento, dall’altro, per l’opinione pubblica in generale, se ne caratterizza l’evidenza in un continuo susseguirsi di eventi che transitano sotto gli occhi di tutti come cartelloni di un programma straniante. Ve ne sono alcuni in cui i nostri sentimenti ne sono addirittura sconvolte come accade ad esempio con la giornata contro le violenze sui bambini o quella sui diritti del malato. Se esiste la necessità di proclamare tali giornate d’attenzione vuol dire che noi individui non solo non ci rendiamo conto di quello che ci succede intorno ma, molto probabilmente, partecipiamo in maniera attiva a queste derive senza accorgercene. Il che non giustifica assolutamente questi atteggiamenti di cronica disinformazione e dei relativi stili di vita ad essa inerenti.Per rimanere nell’ambito di queste manifestazioni internazionali dedicate a determinati argomenti, vogliamo prendere in esame quello intitolato quest’anno come “L’Anno Internazionale della Luce” (indetto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite) e, come esempio pratico, la manifestazione Luminaria – Luce e nuove tecnologie in mostra all’interno di Digitalife in corso di svolgimento a Roma nel più ampio programma del Romaeuropa Festival. In questo caso si percepisce come le istituzioni pubbliche si attivino per esaminare alcune dinamiche autoriali che con l’elemento luce producono ricerche e sperimentazioni attraverso l’arte e le nuove tecnologie.
Il panorama in mostra nello spazio espositivo del Macro all’interno della Pelanda di Testaccio è vario e mette in gioco diverse proposte; dal video all’installazione, dalle performance alle interattività, ai concerti. Un argomento di sicuro interesse è quello dell’interdipendenza dei linguaggi espressivi e dei relativi dispositivi tecnologici utilizzati, in special modo quelli digitali. Eppure, in manifestazioni di questo genere si nasconde il rischio di incorrere in derive non inerenti agli scopi che ci si è dati negli intenti proponitori e, in qualche caso in maniera eccessiva, la luce sembra essere qui utilizzata come generatrice di effetti e non di esperienze.
Frequencies (Light Quanta) di Nicolas Bernier, con un affascinante sistema, ci vuole mettere nelle condizioni di esperire delle relazioni metaforiche con la fisica quantistica tramite un sistema audio visivo, con informazioni che appaiono scandite ritmicamente e sempre uguali su cento lastre di plexiglass. È noto che i comportamenti della materia, analizzati all’interno degli studi sulla fisica quantistica, si misurano con l’alterità e la casualità della Luce e non tanto con rigidi, seppur sfavillanti, artefatti tecnologici.
Inferno di Bill Vorn e Louis-Philippe Demers: un’installazione in cui cinque esoscheletri robotici si dimenano con azioni programmate in una coreografia di suoni e luci. Anche qui la luce è elemento spettacolarizzante di un’attualità più votata alla tecnologia e non alla riflessione sul potenziale espressivo ed esperienziale della stessa.
Quello che si avverte in particolare nelle proposte all’interno di Luminaria è la loro parziale adesione al tema in questione, più attenti agli aspetti tecnici che a quelli di una relazione diretta con l’elemento Luce, e il titolo dell’esposizione in parte ne dà conto. Le opere e i relativi autori in mostra: Temporair di Maxime Damecour; Frequencies (Light Quanta) di Nicolas Bernier; The Lack di Masbedo; Tourmente di Jean Dubois; Idrofoni o Lampade Sensibili di Pietro Pirelli; De Choses et D’Autres di Samuel St-Aubin; Boîte Noire di Martin Messier; Fuji di Joanie Lemercier; Breathless di Alexandra Dementieva; Inferno di Bill Vorn e Louis-Philippe Demers; Le Fresnoy (Studio National des Arts Contemporains) rassegna di film e videoarte.
All’interno dell’interessante e sopracitata rassegna prodotta in Francia vogliamo segnalare un’opera filmica, Ici, là-bas et Lisboa di João Vieira Torres: rarefatti movimenti di luce su di un corpo e la sua pelle, contrassegnati da passaggi di schermo in nero a scandire il ritmo delle immagini. Sempre al riguardo di questa sezione allestita in uno spazio apposito insieme a The Lack di Masbedo: non è possibile proporre, per un’adeguata fruizione di opere filmiche di questa durata, una visione in piedi senza la possibilità di poter avere a disposizione almeno un posto per sedere.
La mostra Luminaria è inserita all’interno della sesta edizione di Digitalife ed è prodotta dalla Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura con il sostegno della Regione Lazio, del Comune di Roma e la società Acea. Con la collaborazione di Elektra – Festival d’Arte Digitale di Montreal, la Direzione generale Arte e architettura contemporanee e periferie urbane MiBACT e in partenariato con Le Fresnoy – Studio national des arts contemporains (Tourcoing – Francia). Il comitato scientifico della rassegna è composto da: Monique Veaute, Alain Fleischer, Fabio De Chirico, Alain Thibault, Daniele Spanò Francesca Manica.
© CultFrame – Punto di Svista 11/2015
INFORMAZIONI
LUMINARIA – Luce e nuove tecnologie in mostra / Nell’ambito di ROMAEUROPA-Digitalife
Macro Testaccio – La Pelanda / Piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
Dal 10 ottobre al 6 dicembre 2015
Orari: martedì – sabato 16 – 20 / domenica 11 – 19
Ingresso: mostra €.7,00 – ridotto €.5,00 / Performance €.10,00 – ridotto €.7,00
Info: promozione@romaeuropa.net – 06.45553050
SUL WEB
Macro – Luminaria