Gli uffici delle così dette “Risorse umane” oramai abitati per lo più da “tagliatori di teste” sono entrati nel cinema italiano con Volevo solo dormirle addosso (2003) di Eugenio Cappuccio, adattamento del romanzo omonimo del 1998 di Massimo Lolli. Nel 2001 è stato pubblicato negli Stati Uniti il più noto romanzo con protagonista un campione di questa professione crudele, Tra le nuvole di Walter Kirn, diventato nel 2009 un film di successo diretto da Jason Reitman con protagonista George Clooney.
Il nuovo lungometraggio di Gianni Zanasi, realizzato a distanza di anni dal precedente Non pensarci (2007), riprende tale figura entrata da poco nell’immaginario collettivo con una variante significativa: il protagonista di La felicità è un sistema complesso, interpretato da Valerio Mastandrea, lavora infatti per una società che lo incarica di convincere imprenditori a capo di aziende in difficoltà a farsi da parte lasciando il loro posto ad altri dirigenti o a cordate internazionali che, lui spera, risaneranno le imprese. In realtà, molto spesso avviene che le nuove proprietà decidano tagli, delocalizzazioni e ristrutturazioni tutt’altro che virtuose.
Tuttavia, il protagonista del film di Zanasi, che si chiama con una punta d’ironia Enrico Giusti (evocante rettitudine morale oltre che i nomi dei due fondatori di Blob), conserva una visione idealista del proprio mestiere, convinto che le nuove gestioni possano essere migliori delle precedenti. La sua ingenua convinzione di poter così sconfiggere o almeno ritardare le leggi spietate dell’economia globalizzata (la cui durezza è narrata in chiave ben più drammatica dal recente film francese La legge del mercato) verrà messa in crisi nel corso del film dall’incontro con una ragazza israeliana e dalle difficoltà incontrate a trattare con due giovanissimi orfani chiamati a sostituire i genitori a capo del gruppo industriale di famiglia.
Pur presentando un affresco sfaccettato del “capitalismo all’italiana” e del complesso rapporto con i “padri” di tutti i personaggi, La felicità è un sistema complesso è soprattutto una commedia con tutti i principali pregi e difetti del genere. Da una parte, riesce nell’intento di avvincere gli spettatori a una vicenda ‘aziendale’ non certo consueta alla gran parte del pubblico. Dall’altra, si affida in modo eccessivo alle improvvisazioni di Mastandrea e a un uso sovrabbondante della musica per sottolineare alcune sequenze e per sostenere qualche scorciatoia narrativa: se l’ironia è coerentemente l’arma di difesa principale del personaggio di Enrico Giusti rispetto al mondo che frequenta per lavoro, contenere l’attore protagonista in taluni passaggi e ridimensionare certe sequenze di raccordo avrebbe senz’altro giovato alla misura e alla lunghezza complessiva del film.
© CultFrame – Punto di Svista 11/2015
TRAMA
Enrico Giusti fa un lavoro davvero delicato ma che giudica utile e necessario: convince dirigenti irresponsabili o incapaci, per lo più figli senza arte né parte di imprenditori di successo, a cedere le proprie quote a società che potrebbero salvare le loro aziende. Non sempre però il salvataggio di queste coincide con quello dei posti di lavoro e i problemi etici del mestiere di Enrico si fanno sempre più pressanti dopo l’incontro con i due giovani orfani dei fondatori di un grande gruppo industriale.
CREDITI
Titolo: La felicità è un sistema complesso / Regia: Gianni Zanasi / Sceneggiatura: Gianni Zanasi, Michele Pellegrini, Lorenzo Favella / Interpreti: Valerio Mastandrea, Hadas Yaron, Giuseppe Battiston, Filippo De Carli, Camilla Martini, Maurizio Donadoni, Teco Celio / Fotografia: Vladan Radovic/ Montaggio: Rita Rognoni / Musica: Niccolò Contessa / Scenografia: Roberto De Angelis / Produzione: Pupkin, IBC Movie, Rai cinema / Italia, 2015 / Distribuzione: BIM / Durata: 117 minuti
SUL WEB
Filmografia di Gianni Zanasi
CULTFRAME. Torino Film Festival – Il programma
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