Le ricette della Signora Toku. Un film di Naomi Kawase

SCRITTO DA
Giovanni Romani

Naomi KawaseImmaginate un film italiano, pensato e realizzato per il mercato d’esportazione, tutto pizza, mandolini, Colosseo, golfo di Sorrento, osti rubicondi e formose massaie che stendono i panni mentre un ciccione canta arie d’opera: ecco, Le ricette della Signora Toku è proprio la stessa cosa, un’agiografica cartolina giapponese, concepita per il gusto europeo, astutamente studiata a tavolino per il successo festivaliero.

Davvero, ma davvero noi europei ci sdilinquiamo ancora per ciliegi in fiore, i petali trasportati dal vento, studentesse in calzerotti bianchi e gonna plissée, lunghi silenzi catartici e dialoghi minimali…. davvero ancora oggi il cinema giapponese è soltanto questo? Un indizio è la coproduzione nippo-europea, con gli investitori tedeschi e francesi che, conoscendo i propri polli, hanno preteso un prodotto esportabile, diciamo tipico, come il saké o la polenta taragna. E la regista Kawase non si è certo tirata indietro, realizzando un noiosissimo bignamino di cinema orientale, formalmente impeccabile, elegante e dimesso, una storia piccina che sfiora temi grandi, la vita, la vecchiaia, la morte, la gioia della cucina come metafora del gusto per la vita, per le piccole cose (“di pessimo gusto” per dirla con Gozzano)… tutto bellissimo e morto.

Naomi KawaseNon c’è vita nel film della Kawase, non un briciolo di emozione, soltanto uno sfoggio di buon gusto estetico ed una furbizia programmatica irritante, quasi offensiva per lo spettatore. È evidente che l’autrice si è sottoposta ad una full-immersion di Ozu, che ha studiato e si è applicata, ma il risultato, forse sorprendente vent’anni orsono, oggi appare come una stanca copia, poiché vezzi e stilemi del cinema orientale sono entrati nel linguaggio filmico comune e cominciano a mostrare la corda, mentre altri autori sono già passati oltre.

Non Kawase, il cui film “poetico e toccante” ha ottenuto il preventivato successo festivaliero ed avrà senz’altro commosso le sciurette del cineclub, ma ci ha pure rassicurati sul fatto che anche gli autori giapponesi possono realizzare banalità da “vecchio mondo”.

© CultFrame 12/2015

TRAMA
Sentaro gestisce una piccola panetteria in cui serve “dorayaki”, dolci ripieni di “an”, una salsa di fagioli rossi. Toku, una vecchia signora, gli offre il suo aiuto e Sentaro accetta, anche se con diffidenza, prima di scoprire che la donna è molto brava nel preparare quei dolcetti. Grazie al suo ingrediente segreto gli affari migliorano in poco tempo e con il passare delle settimane Sentaro e Toku diventano più intimi e confidenti, scoprendo così vecchie ferite mai sanate.


CREDITI

Titolo: Le ricette della Signora Toku / Titolo originale: An / Regìa: Naomi Kawase / Sceneggiatura: Naomi Kawase / Fotografia: Shigeki Akiyama / Montaggio: Tina Baz / Scenografia: Kyôko Heya / Musica: David Hadjadj / Interpreti principali: Kirin Kiki, Masatoshi Nagase, Kyara Uchida / Produzione: Comme des cinémas, Kumie, Mam / Distribuzione: Cinema di Valerio De Paolis / Paese: Giappone, Germania, Francia, 2015 / Durata: 113 minuti

SUL WEB
Filmografia di Naomi Kawase

 

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Giovanni Romani

Nato a Udine, arraffo un diploma di maturità classica. Mi diplomo a Firenze alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassmann. Me ne vado a Roma a far teatro, in seguito cinema con Gianni Amelio. Scippo una mediocre laurea in giurisprudenza alla Statale di Milano e nel contempo inizio a scrivere recensioni per il Messaggero Veneto. Abbandono la carta per la rete, prima con Cinema.it, per poi approdare a CultFrame - Arti Visive. Attualmente: avvocato tatuato cinefilo cinofilo.

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