Per anni ho sostenuto come la parabola evolutiva del linguaggio audiovisivo per quel che riguardava cinema e fotografia fosse in una fase stagnante, se non addirittura discendente. Se si intendeva entrare in contatto con “sperimentazioni” di nuove forme espressive e visuali era necessario esplorare il mondo della videoarte (definizione ormai obsoleta) ed, evitando inutili snobismi, analizzare a fondo cosa succedeva nell’universo della pubblicità e dei videoclip musicali. E le sorprese erano praticamente continue.
Ebbene, da alcuni anni a questa parte esiste, con tutta evidenza, un altro territorio nel quale è ancora possibile rintracciare qualche idea, qualche innovazione. E non sono rare le volte in cui ci si può imbattere in vere e proprie “lezioni” riguardo le tendenze visuali più avanzate e in autentici compendi sulle arti visive, all’interno di un processo, allo stesso tempo, comparativo e puramente creativo.
Mi riferisco, in particolar modo, alla fiction televisiva. Non prendo certamente in considerazione quella di produzione italiana (ancora fortemente arretrata) quanto piuttosto quella relativa a tre aree fondamentali: Francia e Scandinavia in Europa e, ovviamente, Stati Uniti d’America. Senza voler partire da troppo da lontano, prendendo come esempi veri capolavori della storia della finzione televisiva come Twin Peaks e The Sopranos, voglio in questa breve analisi concentrarmi sulla seconda stagione di Fargo, attualmente in programmazione in Italia su Sky Atlantic (su Fx negli Usa).
Tutti sanno che lo spunto ideale (anche se narrativamente molto lontano) che ha generato la serie tv in questione prende avvio dall’omonimo geniale film di Ethan e Joel Coen del 1996. E i Coen sono ovviamente presenti nel progetto delle serie tv in qualità di produttori esecutivi. Già nella prima stagione, il pubblico aveva potuto prendere coscienza della qualità altissima del prodotto televisivo con il quale si relazionavano. Il mondo assurdo, algido e grottesco compreso tra North Dakota e Minnesota era narrato attraverso personaggi paradossali, oscuri, magnetici, ingenui, intuitivi, perfino incongruenti, tutti protagonisti di una storia irragionevole e folle.
Ebbene, nella seconda stagione di Fargo, una sorta di lontano prequel della prima, l’impronta dei fratelli Coen (sempre produttori esecutivi) si è fatta ancora più evidente e significativa. Ma Fargo 2 presenta una potente evoluzione espressiva rispetto alla stagione iniziale. Grazie a ottimi registi come Michael Uppendahl, Noah Hawley (anche produttore), Jeffrey Reiner, Keith Gordon e Adam Arkin, lo spirito creativo generato dai Coen è stato amplificato all’ennesima potenza. Ma c’è molto di più. Fargo 2 è un’opera fondamentale (sì, voglio proprio definirla opera) perché rappresenta una sintesi perfetta di innumerevoli istanze espressive che rimandano ad esperienze visuali che derivano direttamente dalla storia della fotografia contemporanea.
Per quanto riguarda l’estetica delle riprese in interni e di alcune sequenze notturne (agghiaccianti) è possibile ravvisare con molta precisione le lezioni di Jeff Wall e Gregory Crewdson. Mi riferisco esattamente all’uso della luce, all’impostazione cromatica e alla tendenza a comporre quasi degli inquietanti tableau vivant dell’orrore, all’utilizzazione dei corpi e al loro posizionamento negli spazi scenici.
Per ciò che concerne inquadrature in esterni, paesaggi, zone urbane e rurali, architetture ecco entrare in gioco altre figure centrali nell’ambito della fotografia contemporanea come Stephen Shore, Joel Sternfeld e, senza ombra di dubbio, Wim Wenders. Luoghi apparentemente sospesi, desolazione e linee compositive molto precise, una luce diffusa e gelida, una sensazione di spaesamento e alienazione. Tutto rimanda a questi esponenti delle arti visive e della fotografia. Ma non si tratta di mero e facile citazionismo. Siamo piuttosto nel campo della ricomposizione estetico-formale di indirizzi linguistici che connessi uno all’altro contribuiscono a formare un nuovo e più complesso spazio della visione.
Proprio per tale motivo ritengo che la seconda stagione di Fargo 2 non sia solo un capolavoro della fiction televisiva ma un vero e proprio testo audiovisivo, un saggio sulle arti visuali contemporanee (fotografia compresa) orchestrato in chiave formale/narrativa, per di più alla portata di tutti.
© CultFrame – Punto di Svista 02/2016
(pubblicato su L’Huffington Post Italia)
CREDITI
Titolo: Fargo (serie 2) / Ideatore: Noah Hawley / Produttori esecutivi: Adam Bernstein, Joel Coen, Ethan Coen, Noah Hawley, Warren Littlefield, Geyer Kosinki / Registi: Randal Eeinhorn, Adam Bernstein, Colin Bucksey, Matt Shakman, Scott Winant / Fotografia: Dana Gonzales, Matthew Lloyd, Craig Wrobleski / Montaggio: Skip MacDonald, Bridget Durnford, Regis Kimble, Musiche: Jeff Russo / Casa di produzione: FX Productions, Littlefield Company, MGM Television / Interpreti: Kirsten Dunst, Patrick Wilson, Jesse Plemons, Jean Smart, Ted Danson, Cristin Milioti, Jeffrey Donovan, Bokeem Woodbine, Brad Garrett, Nick Offerman / Origine: USA / Emittente tv USA: FX / Emittente tv Italia: Sky Atlantic / Episodi: 10 / anno: 2015
SUL WEB
Filmografia di Joel Coen
Filmografia di Ethan Coen