L’esposizione Il Grido di Sarkis, in omaggio all’omonimo film di Michelangelo Antonioni, è impregnata di rimandi ad artisti del passato e di una grande cinefilia d’autore. Tra le innumerevoli fonti di ispirazione abbiamo, in primo luogo, L’urlo di Edvard Munch (1863-1944). L’immagine iconica dell’arte moderna del XX secolo è il filo conduttore che ci guida attraverso l’esposizione di una trentina di opere in cui vengono associate diverse forme d’arte, dalla pittura sul vetro fino ad arrivare a installazioni sonore e luminose. L’ incontro tra Edvard Munch e l’artista armeno avviene durante l’adolescenza di quest’ultimo. Mentre il giovane Sarkis strappava alcune pagine da una rivista per il confezionamento della carne con suo padre macellaio, si imbatté in una riproduzione de L’urlo di Munch. Uno shock per questo ragazzo d’Istanbul che non aveva mai visto un quadro. L’immagine si fissò per sempre nella sua mente e marcherà indelebilmente la sua vocazione di artista.
Sessant’anni dopo, con la sua esposizione alla Galerie Nathalie Obadia a Bruxelles l’artista armeno esprime la sua gratitudine al capolavoro del pittore norvegese, dimostrandoci tutta l’importanza e la forza che le immagini, le icone hanno avuto nella formazione del suo universo creativo. In questa esposizione viene presentata per la prima volta l’opera Vitraux des Innocents (2007). La luce, che è sempre al centro del lavoro di Sarkis, è qui resa sotto forma di vetri retroilluminati e allineati all’interno di un corridoio la cui oscurità mette in evidenza la loro luce intensa. Inoltre, all’interno della mostra possiamo ammirare una serie inedita di Kintsugi. Sarkis, adattandola su carta, ha fatto sua questa tecnica giapponese di riparazione di ceramiche rotte inventata nel XV secolo.
Così, un delicato filo di polvere d’oro, che traccia un cammino fatto di lacrime, sofferenza e speranza, “sfregia” le immagini riprese da scene di film in bianco e nero firmate Federico Fellini, Andrej Tarkovskij, Otto Preminger o ancora il fotografo russo Dmitry Baltermants. La linea d’oro del Kintsugi simboleggia la riparazione. Agisce come un balsamo. In questo senso, Sarkis è un riparatore. La sua arte ripara, consolida, riduce le lesioni dello spirito.
L’onda colorata del Cri sous son arc-en-ciel attraversa come un arco elettrico l’ immagine catturata da un video di Ali Kazma (artista turco nato nel 1971 a Istanbul). Quest’opera prende in prestito il colore e le ondulazioni delle curve del neon da un’altra opera dell’artista intitolata Respiro, concepita per rappresentare il padiglione della Turchia e della Repubblica d’Armenia alla 56esima edizione della Biennale di Venezia.
Munch dipinse la prima versione de L’Urlo nel 1893 in risonanza all’estrema angoscia che ha accompagnato la nascita del mondo moderno, un momento storico in piena mutazione. Sarkis, con la sua arte, porta un messaggio simile che grida ai suoi contemporanei. ‘Raccogliere’ è una delle sue parole d’ordine la cui urgenza ci viene costantemente ricordata dall’attualità. Il suo grido, qualunque sia la forma d’arte utilizzata, è contenuto in un silenzio-sonoro che caratterizza la sua arte più poetica che espressionista.
© CultFrame 02/2016
INFORMAZIONI
Mostra: Sarkis – Il Grido
Dal 5 febbraio al 27 marzo 2016
Galerie Nathalie Obadia / Rue Charles Decoster 8, Bruxelles / Tel. +32 2 648 14 05
Orario: martedì – sabato 10.00 – 18.00 / Ingresso libero
SUL WEB
Galerie Nathalie Obadia, Bruxelles