La corte. Un film di Christian Vincent

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Christian VincentIl punto di vista sulla realtà di un Presidente di Corte d’Assise è molto interessante ma spesso non in grado di consentire al giudice e ai giurati di un processo penale di raggiungere una verità inoppugnabile.
È questo il più significativo insegnamento che il magistrato Xavier Racine dà ai membri della giuria popolare di un processo che sta conducendo ai danni del possibile, forse probabile, assassino di una bambina di sette mesi.

Racine ama i colpi di scena e nei suoi processi tutto si svolge come se si trattasse ancora di un’indagine sul campo: i ribaltamenti della verità processuale sono all’ordine del giorno. Il tutto, però, si svolge dentro le regole stabilite dalla legge, regole che vengono sempre e comunque rispettate con rigore assoluto.

Xavier Racine è il personaggio centrale de La corte (L’hermine), lungometraggio di raro equilibrio narrativo e formale, ed evidente brillantezza contenutistica, firmato da Christian Vincent.

Tutto ruota intorno a questo soggetto maschile, un giudice detestato (perché molto severo) che tutti pensano di conoscere come individuo duro e un po’ scorbutico. In realtà, conduce una vita anonima e solitaria ed ha un animo decisamente delicato. Racine, inoltre, ha una mente lucidissima e conosce molte bene i limiti (umani) della sua professione. E nella sua esistenza c’è posto anche per l’amore, che prova per una dottoressa che lo rianimò dopo un grave incidente.

La corte (L’hermine) è un film che sfiora la perfezione, pur nella sua dimensione volutamente non pomposa di opera di riflessione sulla sostanza dei sentimenti individuali. Vincent descrive con intelligenza una questione di fondo che riguarda tutti noi e che possiamo riassumere in una domanda: come ci vedono gli altri? Ed ancora: come viene definita la nostra identità in base allo sguardo altrui?

L’autore non si perde in inutili elucubrazioni parafilosofiche (neanche psicologiche) e si limita con estrema saggezza creativa a realizzare un ritratto umano molto preciso e plausibile. E riesce a far ciò, grazie a un’impostazione registica molto solida, chiara, priva di qualsiasi orpello.

Come al solito, l’interpretazione di Fabrice Luchini è perfettamente adeguata alla natura del suo personaggio (il giudice Racine). L’attore francese da vita a un ruolo denso di sfumature (e anche di ironia) e si conferma un vero e proprio esempio di professionalità artistica soprattutto per quei giovani che intendono avvicinarsi all’arte della recitazione.

© CultFrame 09/2015 – 03/2016

TRAMA
Xavier Racine è Presidente della Corte di Assise di una città del nord della Francia. È considerato un duro, un severo esecutore della legge. In verità Racine è anche un uomo sensibile. Un giorno tra i giurati popolari di un processo che conduce ritroverà la dottoressa che alcuni anni prima l’aveva rianimato e curato dopo un grave incidente. Il sentimento che Racine provò all’epoca riemergerà con potenza, così il giudice sarà costretto a dichiararsi alla propria amata.


CREDITI

Titolo: La corte / Titolo originale: L’hermine / Regia: Christian Vincent / Sceneggiatura: Christian Vincent / Fotografia: Laurent Dailland / Montaggio: Yves Deschamps / Interpreti: Fabrice Luchini, Sidse Babett Knudsen / Produzione: Albertine Productions, Cinéfrance 1888, France 2 Cinéma / Distribuzione: Academy Two / Paese: Francia, 2015 / Durata: 98 minuti

SUL WEB
Sito ufficiale del film L’hermine (La corte) di Christian Vincent
Filmogafia di Christian Vincent
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito
Academy Two

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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