Suffragette. Un film di Sarah Gavron

SCRITTO DA
Silvia Nugara

Sarah GavronPer la prima volta, con Suffragette, il cinema di finzione per il grande pubblico racconta un momento (tra il 1912 e il 1913) della lotta delle donne britanniche per ottenere il diritto di voto e lo fa scegliendo di seguire la storia di Maud Watts, una giovane lavandaia con marito e figlio piccolo, il cui cammino incrocia suo malgrado quello di un movimento di cui finisce per diventare parte attiva.

Prima del film di Sarah Gavron la più nota, benché marginale e fumettistica, presenza del movimento suffragista britannico al cinema si poteva rintracciare in Mary Poppins (1964), dove solo una governante di saggezza ed efficienza soprannaturale sopperisce ai vuoti affettivi e all’incuria in cui i coniugi Banks, politico austero lui, suffragetta un po’ bizzarra lei, lasciavano vivere i figlioli.

Benché molto diversi tra loro, in fondo entrambi i film mettono in campo una questione cruciale per la militanza delle donne, cioè l’intreccio ma anche l’antagonismo tra impegno pubblico e vita privata. Come già avveniva in We want sex  (2010), infatti, il ritratto dell’impegno delle donne in politica non riesce a prescindere dal confronto con il doppio rapporto di forza in cui generalmente esse sono prese anche nella realtà, strette in una doppia morsa: da una parte, l’urgenza della causa, il carisma delle leader e le speranze delle compagne, dall’altra gli impegni famigliari, l’autorità patriarcale del marito, le limitazioni delle leggi inique e delle norme morali imposte dagli sguardi e dalle chiacchiere del vicinato.

Sarah GavronSuffragette sceglie dunque di raccontare la storia attraverso gli occhi e la durissima vita materiale di una donna senza nome e senza ambizioni per rendere l’urgenza esistenziale da cui nacque la lotta delle donne contro le ingiustizie sociali e civili che le colpivano. Ciononostante, il film non trascura di ritrarre una figura apicale del movimento come Emmeline Pankhurst, la cui presenza è dapprima solo evocata dai racconti delle militanti e poi prende forma nella scena di un comizio-lampo, dove la leggendaria attivista è interpretata dall’altrettanto leggendaria Meryl Streep.

Al di là del cameo di Streep, il film punta molto sulla presenza di un notevole gruppo di attrici: Helena Bohnam Carter è il quadro intermedio, stratega e punto di riferimento delle più disagiate, farmacista con un marito a sua volta attivo nel movimento, Romola Garai è l’attivista altolocata divisa tra l’appoggio alla causa e le pressioni dell’ostile marito parlamentare, Carey Mulligan è la lavandaia protagonista, che l’attrice di Drive interpreta con una smorfia del viso e una postura ricurva un po’ troppo didascaliche nel significare sofferenza e umiltà. Più efficaci Anne-Marie Duff (interpretava la madre di John Lennon in Nowhere boy) e Natalie Press (rivelatasi in Italia con My summer of love) che incarna quella Emily Wilding Davison che con il suo eclatante sacrificio (morì travolta dal cavallo di Re Giorgio V alla corsa di Derby) diventò una martire del WSPU.

Sarah Gavron

È proprio verso questo episodio tragico che converge progressivamente la narrazione. Il movimento è infatti raccontato a partire da quando la lotta non violenta si trasformò in disobbedienza civile all’insegna dello slogan “Atti, non parole”. Attraverso il suffragismo, il film mostra infatti la rivolta violenta di chi sente di non avere più altra scelta finendo per mettere la propria stessa vita a servizio della causa tramite il martirio. Gavron e la sceneggiatrice Abi Morgan – quella di Brick Lane (2007), di Shame (2011) e The iron lady (2011) – mettono così in scena il dilemma violenza-non violenza che ha attraversato e attraversa da sempre molti movimenti sociali.

Per di più, Suffragette inquadra il rapporto oggi ovvio, allora non tanto, tra lotte politiche e mezzi di comunicazione di massa dacché ci mostra la crescente consapevolezza delle militanti nei confronti del potere della stampa e delle immagini mediatiche nonché, da un certo punto in poi, la decisione di concepire le azioni politiche a partire dal loro impatto comunicativo. Se questo già accadeva in film precedenti su movimenti a noi più vicini come We want sex (2010) e Pride (2014), la scelta delle autrici ci dice in questo caso qualcosa di importante sul suffragismo come forma di militanza politica moderna. Resta però la sensazione di aver assistito a una messa in scena un po’ esanime e convenzionale.

© CultFrame 03/2016

TRAMA
Nel 1912, la vita dell’umile lavandaia inglese Maud Watts subisce una svolta con l’incontro, sul posto di lavoro, di alcune militanti suffragiste. La donna troverà nel movimento femminista la risposta per lottare contro condizioni di vita durissime e ingiuste.


CREDITI

Titolo: Suffragette / Titolo originale: Id. / Regia: Sarah Gavron / Sceneggiatura: Abi Morgan / Fotografia: Eduard Grau / Montaggio: Barney Pilling / Musica: Alexandre Desplat / Scenografia: / Interpreti: Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Meryl Streep, Ben Whishaw, Brendan Gleeson, Romola Garai, Anne-Marie Duff, Samuel West, Geoff Bell, Morgan Watkins, Natalie Press / Produzione: Pathè, Ruby Films, Film4 / Distribuzione: BIM / Durata: 106 minuti / Gran Bretagna, 2015

SUL WEB
Sito ufficiale del film Suffragette di Sarah Gavron
Filmografia di Sarah Gavron
BIM Distribuzione

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Silvia Nugara

Silvia Nugara ha un dottorato di Linguistica Francese e i suoi interessi ruotano attorno alle relazioni tra il linguaggio e la costruzione della realtà sociale, con particolare riferimento agli immaginari e ai discorsi relativi alle soggettività di genere. Attualmente è redattrice di Punto di Svista e Cultframe - Arti visive.

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