La storia dei movimenti di liberazione delle donne è un patrimonio civile che anche il cinema di finzione per il grande pubblico sta cominciando a raccontare e diffondere. A modo suo, La belle saison di Catherine Corsini ne è un esempio. Il film rimette in scena un clima culturale e alcuni elementi topici degli albori della seconda ondata del femminismo parigino dal 1971 in poi: le riunioni del giovedì pomeriggio all’École des Beaux-Arts, l’appoggio del MLF alla rivolta delle ragazze recluse nel foyer di Plessis Robinson, il Manifesto delle 343, le canzoni, gli slogan, le prime riviste, il separatismo, il lesbismo politico. La regista de La Répétition (2001), sceglie di percorrere questo itinerario attraverso il punto di vista di Delphine, una giovane donna che lascia la campagna natia e si trasferisce a lavorare a Parigi dove entra per caso in contatto con il femminismo e si innamora, ricambiata, di Carole, una compagna di militanza.
Mentre Delphine ama le donne, Carole ha sempre vissuto da eterosessuale e convive con un compagno gauchiste che più che soffrire del tradimento in sé, rimane politicamente spiazzato dall’attaccamento sentimentale di stampo classico che Carole vive con Delphine, un desiderio che si nutre di quel possesso, di quel desiderio di presenza, da cui le coppie etero alternative cercavano di smarcarsi. Dal canto suo, quando Delphine lascia Parigi e torna alla fattoria per aiutare i genitori anziani (tra cui una dimessissima Noémie Lvovski), anche il suo giovane spasimante campagnolo che da una vita cova la speranza di sposarla, deve arrendersi all’evidenza. Infatti, preda della nostalgia, un giorno Carole arriva alla fattoria e per un po’ lavora e vive la vita agricola. Ma il suo non è un desiderio di ritorno alla terra bensì un desiderio che Delphine torni in città e viva con lei.
Con il trasferimento di Carole, lo scenario cambia e il film si concentra maggiormente sul dissidio città-campagna e sui limiti culturali di una provincia dove norme e tradizioni sono più rigide benché i corpi sembrino più liberi, nudi sotto il sole e tra l’erba, solidi ed energici per il lavoro dei campi e nelle stalle. Si tratta di uno scoglio che sta fuori dai personaggi, nella forma di un contesto chiuso e discriminante, ma anche dentro ai personaggi, in primis Delphine, divisa tra l’amore per Carole e un attaccamento alla vita rurale che la rende estranea e in fondo indifferente ai tumulti della vita parigina a cui invece la sua donna appartiene visceralmente.
Il film di Corsini racconta tutto questo anche attraverso i corpi delle sue interpreti, la radiosa Cécile de France, atletica ed elegante, e la giovane attrice e rocker figlia d’arte in piena ascesa Izïa Higelin, calda e terrigna, qui più tenera e interessante rispetto all’immagine che dà nei suoi più glamour videoclip musicali. Le due sono spesso nude e a loro agio, filmate da una mano affettuosa e quasi protettiva, che racconta come un flusso unico la politica e l’amore. Un amore però difficile, forse impossibile, perché spesso non basta che le persone si desiderino e vogliano amarsi perché il loro rapporto funzioni. Se inizialmente sembra voler esplorare il territorio di incontro tra personale e politico, in realtà La belle saison si sviluppa soprattutto come agile film d’amore su ciò che separa coloro che si amano al di là della loro stessa volontà.
L’energia del film e la sua capacità di raccontare il percorso soggettivo e politico compiuto dalle donne in un periodo storico che, anche grazie a loro, ha visto il fiorire di importantissime lotte per i diritti civili, sono valse a La belle saison il premio come miglior lungometraggio al 31° Gay and Lesbian Film Festival di Torino.
© CultFrame – Punto di Svista 05/2016
TRAMA
1971. La giovane Delphine, cresciuta lavorando in campagna con i suoi genitori, si trasferisce a Parigi e qui entra in contatto con i gruppi femministi attivi in quegli anni nella capitale francese e con la trentacinquenne Carole. Un incontro che cambierà la vita di entrambe.
CREDITI
Titolo orginale: La Belle Saison / Regia: Catherine Corsini / Sceneggiatura: Catherine Corsini, Laurette Polmanss / Fotografia: Jeanne Lapoirie / Montaggio: Frédéric Baillehaiche / Musiche: Grégoire Hetzel Interpreti: Cécile de France, Izïa Higelin, Noémie Lvovsky, Benjamin Bellecour, Bruno Podalydès, Laetitia Dosch, Kévin Azaïs / Produzione: / Francia-Belgio, 2015 / Durata: 105 minuti
SUL WEB
Filmografia di Catherine Corsini
Gay & Lesbian Torino Film Festival – Il sito