The Stars Were Aligned for a Century of New Beginnings. Mostra dell’artista egiziano Basim Magdy

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis
© Basim Magdy. The Many Colors of the Sky Radiate Forgetfulness 2014. Super 16mm film transferred to Full HD video. 11 min. 09 sec. Commissioned by Kulturamt/Kulturbüro Karlsruhe Courtesy Gypsum Gallery, Cairo
© Basim Magdy. The Many Colors of the Sky Radiate Forgetfulness 2014. Super 16mm film transferred to Full HD video. 11 min. 09 sec.  Commissioned by Kulturamt/Kulturbüro Karlsruhe Courtesy Gypsum Gallery, Cairo

© Basim Magdy. The Many Colors of the Sky Radiate Forgetfulness 2014. Super 16mm film transferred to Full HD video. 11 min. 09 sec. Commissioned by Kulturamt/Kulturbüro Karlsruhe Courtesy Gypsum Gallery, Cairo

Ci aspettavamo molto dalla mostra dell’artista egiziano Basim Magdy intitolata The Stars Were Aligned for a Century of New Beginnings. Si tratta di un’iniziativa espositiva ospitata presso il MAXXI di Roma nonché ideata e organizzata da Deutsche Bank, visibile fino al 30 ottobre 2016. Già allestita presso la Deutsche Bank Kunsthalle di Berlino (in futuro sarà al Museo di Arte Contemporanea di Chicago), questa mostra, curata da Britta Färber e Anne Palopoli, rappresenta l’avvio di un progetto (Expanding The Horizon) che vede il MAXXI collaborare con altre istituzioni internazionali.

Ma quel è il senso di questa operazione? Presto detto: in sostanza, per il noto istituto tedesco, Basim Magdy è the “Artist of the Year 2016”.

Ebbene, partiamo dal presupposto che bisognerebbe capire in base a quali principi artistici e culturali, la banca germanica scelga i giovani artisti da sostenere. Leggiamo nella cartella stampa delle generiche dichiarazioni del Chief Country Officer (Flavio Valeri) dell’istituto bancario: “Tra i grandi meriti del programma Artist of the Year, c’è la capacità di portare lontano le nuove visioni artistiche e renderle accessibili a un numero sempre più ampio di persone”. Si tratta di affermazioni “belle” quanto generiche che non ci fanno comprendere più di tanto la linea seguita nella scelta degli artisti che ogni anno si aggiudicano il “premio”.

© Basim Magdy. The Everyday Ritual of Solitude Hatching Monkeys, 2014. Super 16mm film transferred to Full HD, 13 minutes, 22 seconds. Commissioned by Art in General, New York and HOME, Manchester / courtesy of artSümer, Istanbul

© Basim Magdy. The Everyday Ritual of Solitude Hatching Monkeys, 2014. Super 16mm film transferred to Full HD, 13 minutes, 22 seconds. Commissioned by Art in General, New York and HOME, Manchester / courtesy of artSümer, Istanbul

Detto ciò, è necessario scendere nello specifico della mostra di Basim Madgy. L’artista egiziano, che vive e lavora tra Basilea e Il Cairo, ha presentato il suo progetto in maniera articolata durante l’anteprima per la stampa, gettando sul campo una serie di temi estremamente interessanti. Il concetto di tempo, quello di memoria collettiva e individuale, in primo luogo. Ha poi dissertato di ideologie e fallimenti e ha evidenziato le problematiche sociali che scaturiscono dagli errori che la società stessa commette. Insomma, ha evocato tematiche di grande profondità e notevole spessore contenutistico.

La visita all’esposizione ci ha lasciati, però, un po’ titubanti. Pur cogliendo le intenzioni dell’artista e la sostanziale vicinanza tra le sue parole e le sue opere, pur percependo con chiarezza la sua sincerità creativa (fattore fondamentale nell’arte contemporanea, spesso neanche preso in considerazione), ci siamo trovati davanti a una mostra che potremmo definire un po’ vaga.

Certamente, il passaggio fondamentale di questo progetto è rappresentato dal trio di cortometraggi formato da The Dent, The Many Colors of the Sky Radiate Forgetfulness, The Every Ritual of Solitudine Hatching Monkey. Ciò che ci ha colpito, però, più che gli aspetti contenutistici sono le questioni linguistico/espressive che appaiono come i fattori veramente determinanti di questi lavori. L’uso di un montaggio molto morbido, di una fotografia sgranata, di una tendenza estetica quasi onirica, visionaria, ha permesso a Basim Madgy di realizzare dei film che si manifestano più come autentici testi poetici (quasi dei significanti) piuttosto che opere audiovisive in grado di divulgare significati sociali precisi.

© Basim Magdy. An Apology to a Love Story that Crashed into a Whale 2016. 64 C-Prints on Fujiflex Metallic Paper 48 x 72 cm. Commissioned by Deutsche Bank Art / Courtesy artSümer, Istanbul / Gypsum Gallery, Cairo / hunt kastner, Prague

© Basim Magdy. An Apology to a Love Story that Crashed into a Whale
2016. 64 C-Prints on Fujiflex Metallic Paper
48 x 72 cm. Commissioned by Deutsche Bank Art / Courtesy artSümer, Istanbul / Gypsum Gallery, Cairo / hunt kastner, Prague

Tra le altre opere esposte, inoltre, da segnalare solo la grande installazione fotografica intitolata An Apology of a Love Story that Crashed into a Whale. Questa imponente “parete” di immagini, composta da ben sessantaquattro scatti, colpisce lo sguardo del visitatore per il suo rigore formale e la sua coerenza (anche geometrico/cromatica), ma possiede la stessa caratteristica dei tre cortometraggi presentati: una forza visuale del tutto evidente e una non efficace aderenza ai temi della poetica personale di Magdy, che comunque appare, almeno negli intenti significativa.

Forse le prossime esperienze creative consentiranno all’artista egiziano di far collimare in maniera più manifesta e precisa intenzioni e risultati finali? Noi lo auspichiamo, visto il suo talento.

© CultFrame 09/2016

INFORMAZIONI
Mostra: Basim Magdy – The Stars Were Aligned for a Century of New Beginnings / A cura di Britta Färber e Anne Palopoli
Dal 15 settembre al 30 ottobre 2016
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo / Tel: 06.3201954 / info@fondazionemaxxi.it
Orario: martedì – venerdì e domenica 11.00 – 19.00 / sabato 11.00 – 22.00 / chiuso lunedì

SUL WEB
Il sito di Basim Magdy
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
ArtWorks. The Deutsche Bank global art program

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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