Andrzej Wajda è scomparso il 9 ottobre scorso a Varsavia. Aveva novanta anni e aveva esordito con la realizzazione di un cortometraggio (Zly chlpiec) nel lontano 1950. Lungo l’arco della sua carriera registica, numerosi sono stati i film che ne hanno fatto uno dei maggiori registi europei del XX secolo e di questo primo scorcio di terzo millennio: I dannati di Varsavia (1957), Cenere e diamanti (1958), Il bosco di betulle (1970), La terra della grande promessa (1974), L’uomo di marmo (1976), L’uomo di ferro (1981 – Palma d’oro al 34° Festival di Cannes), Dottor Korczak (1990), Katyn (2007). La sua ultima prova cinematografica, che possiamo quasi considerare il suo testamento filmico, è proprio del 2016 e si intitola Afterimage (Powidoki).
Lungometraggio basato su un’essenzialità fulminante, su una concezione stilistica di estremo rigore, su una costruzione narrativa densa e allo spesso tempo semplice, su una direzione degli attori di incredibile misura, Afterimage narra le difficili vicende esistenziali di Wladilaslaw Strzemiński, pittore bielorusso naturalizzato polacco che fu attivo a Łódź (Polonia), nonostante innumerevoli difficoltà, fino all’anno della sua morte avvenuta nel 1952. La sua unica colpa? Essere divenuto, dopo essere stato in gioventù un rivoluzionario, nemico giurato dell’ottusità ideologica dello stalinismo, in nome della libertà di espressione e dell’autonomia dell’arte nei riguardi delle direttive politiche dello Stato.
Wajda costruisce intorno a questa figura centrale dell’arte polacca (fu fondatore di gruppi di avanguardia, docente presso l’Accademia di Łódź, teorico e saggista, nonché marito della scultrice Katarzyna Kobro) una storia di fervente passione creativa, di irrefrenabile attivismo culturale e di calorosa condivisione intellettuale che non può che appassionare lo spettatore.
Wladislaw Strzemiński viene dipinto come un docente di grande spessore, come un pittore instancabile (nonostante le sue gravi menomazioni fisiche), come un teorico molto intelligente e prolifico, un padre secco e forse un po’ distante, un uomo in grado di far “innamorare” i suoi allievi. Ma soprattutto come un individuo odiato ferocemente dal potere stalinista, per il suo rifiuto di diventare un artista di regime, rifiuto (netto) che lo spingerà verso un tragico isolamento.
La regia di Wajda appare di una lucidità sorprendente. Non una sola inquadratura inutile, nessuna immagine sopra le righe, neanche una concessione alla facile commozione. Il flusso visivo del film è lineare e diretto e aiuta chi guarda a percepire fino in fondo lo spessore di un uomo che il mondo culturale europeo ricorda ben poco.
La struttura formale dell’opera rammenta proprio gli equilibri geometrici e la lucidità compositiva del lavoro pittorico di Wladilaslaw Strzemiński, il quale portò avanti con testardaggine e dignità la sua personale battaglia per la libertà in un periodo in cui dire una sola parola fuori posto in pubblico significava rischiare la propria vita. Afterimage, dunque, ci porta con eleganza dentro l’universo mentale di questo artista che non ha rinnegato mai le sue idee e che è morto povero e senza lavoro, abbandonato (alla fine) da tutti tranne che dalla giovanissima figlia.
L’ultima immagine di questo lungometraggio rispecchia in modo rigoroso l’impianto del film e lascia chi guarda in una condizione di sospensione emotiva in cui l’assenza fisica del pittore è niente altro che il rovescio della medaglia della sua significativa presenza nella cultura europea del Novecento.
© CultFrame 10/2016
TRAMA
Wladislaw Strzemiński è un pittore polacco di origine bielorussa che vive a Łódź, in Polonia. In questa città insegna presso l’Accademia d’Arte e porta avanti il suo lavoro con passione. I problemi per lui iniziano quando si schiera apertamente contro il regime stalinista polacco. Gli verrà tolto l’insegnamento, sarà espulso dall’albo degli artisti polacchi e gli verrà impedito, di fatto, di lavorare ed esprimersi artisticamente. Solo un piccolo gruppo di affezionati allievi cercherà di sostenerlo umanamente e aiutarlo professionalmente.
CREDITI
Titolo: Afterimage / Titolo originale: Powidoki / Regia: Andrzej Wajda / Sceneggiatura: Andrzej Mularczyk / Fotografia: Pawel Edelman / Montaggio: Grazyna Gradon / Scenografia: Marek Warszewski / Musica: Andrzej Panufnik / Interpreti: Boguslaw Linda, Bronislawa Zamachowska, Zofia Wichlacz, Tomasz Wlosok / Produzione: Akson Studio, TVP-Telewizja Polska, NINA, Tumult Foundation / Origine: Polonia / Anno: 2016 /Durata: 98 minuti
SUL WEB
Filmografia di Andrzej Wajda
Festa del Cinema di Roma – Il sito