Fritz Lang. Un film di Gordian Maugg. 11a Festa del Cinema di Roma. Selezione ufficiale

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Fritz LangM – Il mostro di Düsseldorf  è un lungometraggio del 1931 in cui si narrano vicende legate ad efferati omicidi di bambine da parte di un maniaco (esistito veramente nella Düsseldorf  degli anni Venti). L’opera cinematografica in questione fu diretta dal grande regista viennese Fritz Lang (l’autore di Metropolis, per intenderci), il quale realizzò nell’occasione il suo primo film sonoro. Capolavoro linguistico, basato su innumerevoli soluzioni espressive, questo titolo ha rappresentato uno dei vertici della carriera di Lang, non solo per il valore del film in sé ma anche per la ricerca interiore che era alla base della costruzione di questa esperienza creativa, ricerca che Lang effettuò su se stesso con implacabile senso dell’autoanalisi.

Quest’ultimo è lo spunto utilizzato da Gordian Maugg per girare la sua ultima prova intitolata proprio: Fritz Lang. Lo scrittore-cineasta tedesco (Maugg, appunto) si è, dunque, misurato con la sconfinata figura di Lang, cercando di non costruire il solito insopportabile biopic agiografico e privo di senso (come se ne vedono tanti, troppi).

Il film è impostato in modo assolutamente personale. Ci si inoltra nell’animo e nella psiche de l’autore de La donna del ritratto (1944) e Il grande caldo (1953) ripercorrendo, grazie a uno stile visionario, il periodo di preparazione che portò Lang (con la collaborazione alla sceneggiatura della moglie Thea von Arbou) alla realizzazione di M – Il mostro di Düsseldorf. È possibile così vedere un Fritz Lang puttaniere e inaffidabile, geniale e imprevedibile, ossessionato dalla propria infanzia e attratto dal crimine, curioso e acuto, folle e lucido.

La struttura dell’opera ricostruisce la personale indagine, praticamente parallela a quella della Polizia, che Lang effettuò per capire il senso degli orrendi delitti che si verificavano da mesi a Düsseldorf. Si tratta, in definitiva, di una sorta di discesa agli inferi che costringerà l’autore viennese a fare i conti con i propri fantasmi e i propri incredibili tormenti, tutti introiettati.

Dalla terribile paura nei riguardi della figura paterna alla devastante angoscia provocata dalla morte violenta della sua prima moglie, fino all’esperienza traumatica di militare nella Prima Guerra Mondiale, Fritz Lang ricostruisce la complessità della propria psicologia e, proprio per questo motivo, riesce ad analizzare con estrema lucidità la sostanza terrificante delle azioni del serial killer di Düsseldorf. L’inchiesta di Lang procede di pari passo alla formazione nella sua mente di immagini che preannunciano la sostanza visuale e registica del film cha ha intenzione di girare e tale visioni, piene di vivace inventiva, si alternano a incubi ad occhi aperti e a flashback legati ai suoi strazi giovanili ed esistenziali.

Fritz Lang

Lo stile adottato da Gordian Maugg è, dunque, non naturalistico e trasporta lo spettatore in una dimensione della fruizione in cui ciò che conta è la capacità di assorbire mentalmente la dilatazione espressiva alla base di questa operazione cinematografica.

L’angoscia di Lang, in alcune scene, è allargata in maniera esponenziale, quasi parossistica, e i toni del racconto finiscono per alzarsi e abbassarsi in continuazione. E tutto ciò è tenuto insieme da una tensione vibrante e sottile che attraversa l’intero film. In tal senso, è stato chiesto all’interprete principale, Heino Ferch, una recitazione ora impassibile ora esagitata, esponendo l’attore a numerosi pericoli espressivi. Nonostante ciò se l’è cavata assai bene, riuscendo a delineare un personaggio caratterizzato da moltissime sfumature.

Significativa, sebbene il suo ruolo fosse veramente difficile, anche la prestazione dell’attore bulgaro Samuel Finzi, nei panni dell’assassino-maniaco Peter Kürten.

© CultFrame 10/2016

TRAMA
Il regista viennese Fritz Lang, marito della sceneggiatrice Thea von Arbou, inizia a interessarsi ad alcuni casi di cronaca nera che si verificano in Germania. Un serial killer uccide numerose donne e una bambina, in maniera efferata. Il cineasta inizia a fare una personale indagine per cercare di scoprire chi sia il folle omicida. Nel frattempo la sua mente inizia a “produrre” le immagini del film che realizzerà da questa storia. Sarà uno dei suoi capolavori: M – Il mostro di Düsseldorf.


CREDITI

Titolo: Fritz Lang / Regia: Gordian Maugg / Sceneggiatura; Gordian Maugg, Alexander Häuser /   Fotografia: Lutz Reitemeier, Moritz Anton / Montaggio: Florentine Bruck, Olivia Retzer / Scenografia: Fritz Günter / Musica: Tobia Wagner / Interpreti: Heino Ferch, Thomas Thieme, Samuel Finzi, Johanna Gastdorf, Lisa Charlotte Friedrich / Produzione: Belle Epoque Film / Origine: Germania / Anno: 2016 / Durata: 104 minuti

SUL WEB
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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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