The Accountant ⋅ Un film di Gavin O’Connor

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Sparatorie, omicidi, pedinamenti, combattimenti. E ancora: segreti, rivelazioni, cose non dette, svolte improvvise. The Accountant è un film costruito in maniera sapiente per ottenere grandi risultati al botteghino, all’insegna del cinema di matrice hollywoodiana (e ci riferiamo in primo luogo a meccanismi di tipo comunicativo e linguistico).

A ciò si aggiunge la presenza, come interprete principale, di Ben Affleck, il quale una volta tanto è stato scelto in modo veramente appropriato. Il suo ruolo, infatti, gli imponeva di essere il più possibile asettico e sottotono. E dobbiamo dire che ci è riuscito a perfezione.

La vicenda di Christian Wolff (Ben Affleck, appunto) possiede delle componenti che sfiorano l’assurdo. Si tratta di un personaggio in cui sono state concentrate innumerevoli caratteristiche e attitudini. Nel lungometraggio di Gavin O’Connor Christian Wolff viene, infatti, presentato come bambino con problemi psichici, poi come figlio di un militare che lo addestra a difendersi dagli altri (e ciò lo trasformerà in esperto di qualsiasi arte marziale esistente), quindi come un carcerato, successivamente come uno straordinario matematico, dopo come un triste commercialista di provincia. E ancora: specialista di livello assoluto di contabilità aziendale, militare (a sua volta), collezionista di opere d’arte eccezionali (vedi Pollock), killer provetto, tiratore scelto. E potremmo continuare all’infinito.

Gavin O'Connor

Diciamo pure che lo sceneggiatore Bill Dubuque ha leggermente esagerato (seguito in ciò dal regista Gavin O’Connor), trasformando The Accountat e il suo personaggio centrale in autentico festival del “di tutto di più”, che a tratti sfiora il grottesco. E lo script, inoltre, è contraddistinto da passaggi così approssimativi che neanche la finzione filmica è in grado di giustificare. Unico guizzo interessante sotto il profilo narrativo è un’improvvisa virata verso quella che potremmo definire atmosfera da tragedia greca. Tale elemento, però, arriva solo in conclusione, nel tentativo, purtroppo non perfettamente riuscito, di dare un senso plausibile a tutto.

Per quanto riguarda gli aspetti registici, nulla da dire. Tutto è stato orchestrato con professionalità e abilità da O’Connor, il quale ha edificato, semplicemente, una via di mezzo tra il thriller d’azione e la spy story. Ma al di fuori del funzionamento del puro meccanismo di comunicazione audiovisuale (inquadrature, montaggio, fotografia, musica), con tutta sincerità, non riusciamo a trovare null’altro.

The Accountant si manifesta, dunque, come un encomiabile esercizio registico e un discreto prodotto commerciale, senza particolari qualità. Niente di più.

© CultFrame 10/2016

Film presentato alla 11ª Festal del Cinema di Roma

TRAMA
Christian Wolf esercita la professione di commercialista in una sperduta cittadina della provincia americana. In verità, questo lavoro è solo una copertura per altre attività ben più remunerative e pericolose, attività che hanno a che fare con i maggiori criminali presenti sulla faccia della Terra.

CREDITI
Titolo: The Accountant / Regia: Gavin O’Connor / Sceneggiatura: Bill Dubuque / Fotografia: Seamus McGarvey / Montaggio: Richard Pearson / Scenografia: Keith P. Cunningham / Musica: Mark Isham / Intepreti: Ben Affleck, Anna Kendrick, jon Bernthal, J.K. Simmons, John Lithgow / Produzione: Electric City Enetrtainment, Zero Gravity Management / Distribuzione: Warner Bros Italia / Origine: USA / Anno: 2016 / Durata: 128 minuti

SUL WEB
Filmografia di Gavin O’Connor
Festa del Cinema di Roma – Il sito
Warner Bros.

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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