Nell’ambito del Romaeuropa Festival 2016 visitiamo la settima edizione di Digitalife, in corso nella Pelanda del Macro Testaccio di Roma e intitolata Immersive Exhibit. L’esposizione ci pone, oltre a delle riflessioni, una serie di interrogativi a cui bisognerà dedicare del tempo per analizzare delle possibili risposte. Nelle tre installazioni e nel report sulle attività di un istituto italiano di ricerca per la robotica, presentate per l’occasione, l’inoltrarsi più o meno profondo delle nostre attività sensoriali varia di intensità, durata e clima immersivo.
La prima sala che visitiamo è quella dell’installazione di Shiro Takatani e Christian Partos dal titolo 3D Water Matrix. Questa ci viene presentata come la creazione di un’opera d’arte liquida: dei getti d’acqua regolati da un programma computerizzato e illuminati in maniera esemplare creano delle immagini spettacolari. Ma è proprio questa spettacolarizzazione che ci fa interrogare su quante pratiche, cosiddette artistiche, rimangano relegate a puri effetti visivi più che a creazioni che aggiungono qualcosa al mondo dell’arte.
Diversa è l’atmosfera nell’area in cui è allestito Deep Dream_Act II, del collettivo NONE (Gregorio De Luca Comandini, Mauro Pace, Saverio Villirillo). Entriamo in uno spazio che poco a poco avvertiamo realizzato a croce greca, all’interno un gioco di proiezioni e specchi: immagini catturate da un algoritmo scoperto per caso da Google si moltiplicano in tutte le direzioni compreso l’alto e il basso. Dei suoni roboanti di varia intensità accompagnano questo caleidoscopica installazione. La sensazione è di essere integrati dentro il fluire delle maglie virtuali della rete che si sostituisce ai tempi e ai luoghi della nostra esistenza ordinaria.
1 e 2. © NONE. Deep Dream ACT II – Digitalife Romaeuropa Festival 2016. Photo by Cristina Vatielli
Nell’attesa di accedere in ZEE, titolo della terza installazione in mostra dell’autore austriaco Kurt Hentschläger, bisogna compilare una dichiarazione in cui si è avvertiti di eventuali disagi a cui si può andare incontro e nella quale si esonera l’organizzazione dalla responsabilità di danni psicofisici alla nostra persona. Niente di così pericoloso, ma si capisce entrando all’interno dell’installazione che qualche precauzione per persone a rischio è giusto prenderle. Si accede in una stanza densa di una nebbia artificiale: la nostra capacità visiva non va oltre poche decine di centimetri. Iniziamo a percorrere lo spazio tenendoci ad una corda che ne segue tutto il perimetro. A poco a poco veniamo proiettati in una vertigine dettata dai tempi e dai ritmi delle luci stroboscopiche coadiuvate da dei suoni penetranti. Ci troviamo immersi per dieci minuti in un cangiante, fantasmagorico e mutevole coinvolgimento multisensoriale: olfatto, vista, udito, tatto, tutto si trasforma in una sospensione a cui rimane difficile dare un senso compiuto.
Una prima riflessione dopo queste esperienze è quanto la nostra corporeità non venga più di tanto coinvolta. In effetti se nel luna park tradizionale abbiamo la netta sensazione del pericolo a cui il nostro corpo in movimento va incontro, in questa contemporanea sua dimensione sono le nostre attività mentali e percettive a ricevere i maggiori e insidiosi impulsi destabilizzanti, mentre i movimenti del nostro corpo rimangono circoscritti in un’area prevalentemente ridotta.
Proseguiamo la nostra visita entrando nell’ambiente in cui vengono celebrati i 25 anni di ricerca avanzata del progetto Laboratorio Percro della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Understanding the Other è la presentazione del lavoro di alta specializzazione nella robotica indossabile, nelle interfacce atipiche e negli ambienti virtuali e di realtà aumentata dell’importante istituto scientifico italiano. Ne veniamo informati con dei supporti video sulle attività e le qualità dei progetti interamente dedicati a questi studi.
Osserviamo con attenzione, cominciano a sorgere delle domande. Sarà questa la probabile e principale direzione verso cui ci inoltreremo nel nostro futuro? Le nostre attività quotidiane saranno sostituite integralmente dalla robotica applicata? Avremo finalmente molto tempo libero. Come cambierà la nostra vita? Cosa ne faremo di questo tempo? Visto che l’attenzione delle maggiori multinazionali è oramai concentrato sul tempo che abbiamo a disposizione piuttosto che all’ampliamento di domini commerciali. Potremmo proseguire ad oltranza con altrettanti seri e complicati quesiti. Un ultimo interrogativo: ci illudiamo (come spesso succede) di superare positivamente queste problematiche esistenziali mettendoci in concorrenza con la velocità, la stabilità e l’economicità delle macchine?
Sempre in questo ambito il 24 novembre prossimo il Prof. Hiroshi Ishiguro, docente del dipartimento di macchine adattive di Osaka, terrà una conferenza dal titolo Humanlike Robots and our Future Society. Il tema è incentrato sulle esperienze dello stesso nella realizzazione di androidi ideali per un’interazione uomo-robot-computer: come la creazione di Gemonoid HI-1, un umanoide a sua immagine e somiglianza.
© CultFrame – Punto di Svista 11/2016
INFORMAZIONI
Digitalife: Immersive Exhibit – Romaeuropa festival 2016
Autori: Shiro Takatani, Christian Partos, collettivo NONE (Gregorio De Luca Comandini, Mauro Pace, Saverio Villirillo), Kurt Hentschläger, Laboratorio Percro – Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Hiroshi Ishiguro
Dal 7 ottobre al 27 novembre 2016
Macro Testaccio / La Pelanda / Piazza Orazio Giustiniani 4, Roma / Telefono: 06.57288046 / digitalife@romaeuropa.net
Orario: martedì – sabato 16.00 – 20.00 / domenica 11.00 – 19.00
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