Tradurre in immagini il capolavoro erotico-pornografico del poeta Apollinaire Les onze mille verges è un compito impossibile. Il suo non racconto che comprende una sequela di atrocità sessuali, che non risparmia niente e nessuno e che lo avvicina più di ogni altro scrittore al divino Marchese De Sade, ha impedito la sua trasposizione cinematografica. Anche se bisogna ammettere come il film Salò di Pier Paolo Pasolini possa essere immaginato come una sua possibile rilettura.
Ma vedendo il film, unico tra l’altro, del musicista Eric Lipmann dobbiamo accettare di esserci trovati davanti a una gradevole sorpresa. Mai circolato in Italia, Les onze mille verges, come tanti film erotici francesi, si allontana dalla severità dell’originale mantenendo lo spirito sarcastico e mescolando allegramente un ritmo alla René Claire, con annotazioni da Il fantasma della libertà di Luis Buñuel.
Il protagonista, interpretato da Yves-Marie Maurin, fratello dello sfortunato Patrick Deware, è il nipote del Principe del romanzo originale. Egli sogna, attraverso la lettura del libro di Guillaume Apollinaire, di vivere le avventure erotiche e sadomasochiste di suo zio. Incontra in altre vesti le donne della sua vita quotidiana, a cominciare dalla sua fidanzata, fino alle sue segretarie e a quelle che lo eccitano per la strada.
Lipmann recupera uno spirito libertino senza scadere mai nel softcore gratuito, anche se le sequenze pruriginose non mancano. E meno male che il regista ha avuto l’eleganza di non tradurre il romanzo di Apollinaire tale e quale. Anzi, ha avuto la lungimiranza di tradirlo creando una pellicola onirica in cui il sesso, la tortura, la sodomia, il cannibalismo e la morte diventano una girandola di incubi che finiscono appena sorge l’alba. E il sapore che lasciano in bocca è quello di una felicità a lungo inseguita e finalmente raggiunta dopo un brusco risveglio.
Credo che per questa riduzione di Lipmann si possa prendere in prestito la dichiarazione che Louis Aragon fece nel 1930: “Les onze mille verges non è un romanzo erotico ma un gioco”. Gioco che il suo regista ingigantisce con inquadrature deformanti, personaggi che sembrano usciti da qualche film comico del cinema muto e con musiche da cartone animato. E se aggiungiamo anche la bellezza delle interpreti, da Marion Game a Florence Cayrol, fino Jenny Arasse, abbiamo l’impressione di essere davanti a qualche avanspettacolo di due secoli fa.
Non vogliamo sostenere che Les onze mille verges di Eric Lipmann sia un capolavoro, ma la sua invisibilità e la curiosità dell’operazione (tra l’altro il suo autore è stato uno dei fondatori della rete radiofonica Europe 1) lo rendono prezioso.
Purtroppo l’edizione della Rene Chateau Video che lo ha pubblicato in versione restaurata non ci propone nessun extra. Ma forse come “extra” può funzionare il fatto che nella produzione è coinvolto anche Carlo Ponti con la sua società!
© CultFrame 12/2016
TRAMA
Respinto da una fidanzata frigida Romain si identifica con un suo zio libertino, Mony Vibescu, e viene condannato al supplizio delle undici mille verghe, ma scoprirà che e’ stato tutto un sogno.
CREDITI
Titolo: Les Onze mille verges / Regia: Eric Lipmann / Sceneggiatura: Eric Lipmann dal romanzo di Guillaume Apollinaire / Fotografia: Bernard Joliot / Montaggio: Renée Licting / Musica: Michel Colombier / Interpreti: Yves-Marie Maurin, Florence Cayrol, Marion Game, Bernadette Robert, Sylvain Levignac / Produzione: Bernard Lapeyre, Adolphe Viezzi, Carlo Ponti / Paese: Francia / Anno: 1975 / Durata: 95 minuti
SUL WEB
Filmografia di Eric Lipmann