Narcos ⋅ Il fantasma del male e l’ossessione del potere

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Le vicende dei grandi criminali della storia hanno da sempre rappresentato per produttori, sceneggiatori e registi, sia in campo cinematografico che televisivo, materiale estremamente interessante, per moltissime questioni.

In primo luogo, possiamo affermare come l’idea stessa della narrazione del male possa permettere di edificare strutture drammaturgiche complesse e solide, spesso caratterizzate da venature legate alla tragedia greca e ai drammi shakespeariani. In seconda battuta, possiamo affermare come l’eroe negativo riesca sempre ad avere successo in ambito cinematografico e nella finzione tv poiché “illumina” il lato oscuro che tutti noi possediamo e che fortunatamente quasi mai facciamo emergere veramente. Il criminale viene dunque tratteggiato come una sorta di eversore oscuro e inquietante che stimola le nostre fantasie anarcoidi e animalesche, il nostro indicibile desiderio di vivere fuori dalle regole.

In tal senso, la figura del narcotrafficante colombiano Pablo Escobar è stata nell’immaginario collettivo una sorta di concretizzazione di questo “fantasma”, resa ancor più complessa e mostruosa dalla terrificante e multiforme realtà dei fatti. Escobar, infatti, pur essendo a capo di un gruppo criminale capace di brutalità inaudite e di massacri inenarrabili che operava fuori da ogni contesto umano, civile e democratico, ambiva incredibilmente a entrare nel “palazzo” che dettava le regole (il Parlamento colombiano) e aveva referenti politici precisi e molto fedeli con i quali dialogava e che utilizzava come mediatori. Inoltre, pur essendo uno degli uomini più ricchi del pianeta diceva di stare dalla parte dei poveri e del popolo. Insomma, quella di Pablo Escobar è stata una figura atroce, sanguinaria, violenta ma probabilmente ben più complessa di quanto si possa immaginare.

Narcos
A cercare di far luce su questa spaventosa manifestazione del male hanno provato Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro, gli ideatori della serie Narcos, fruibile (anche in Italia) sulla piattaforma americana Netflix. Attualmente incentrata su due serie composte da dieci episodi ciascuno, la storia del più agghiacciante e feroce bandito del XX secolo viene descritta, a livello narrativo e visuale, in modo esemplare.

La struttura della serie è potentemente basata su un’evoluzione del racconto caratterizzata da un’oscillazione ritmica perfettamente calibrata, a tratti scioccante, a tratti quasi rassicurante. La finzione, ovviamente, rappresenta la colonna vertebrale e la muscolatura di questo corpo espressivo ma di tanto in tanto si manifestano delle venature documentaristiche che permettono allo spettatore di contestualizzare situazioni sociali e politiche e di visualizzare i veri protagonisti della storia.

Perno della narrazione è, ovviamente, il personaggio di Pablo Escobar, interpretato magistralmente dall’attore brasiliano Wagner Moura, il quale riesce a fornire al suo ruolo uno spessore drammatico assoluto. Moura edifica con naturalezza un Escobar ora gentile e misurato, ora disumano e demoniaco, e interpreta la sua parte non solo con le espressioni del suo volto e i comportamenti imposti dall’azione scenica, ma anche, semplicemente, con il suo corpo, la sua postura.

Narcos

Intorno a questa figura si stringono drammaturgicamente i lati del quadrilatero politico-militare-investigativo che cerca di fermare la sua folle corsa criminale: i due agenti della DEA americana Steve Murphy (Boyd Holbrook) e Javier Peña (Pedro Pascal), il colonnello colombiano comandante del Blocco di Ricerca Horacio Carrillo (Maurice Compte) e il Presidente della Colombia Cesar Gaviria (Raul Mendez).

Le incredibili e spietate gesta banditesche del cartello di Medellin sono ricostruite con stile secco, veloce e visivamente impressionante, a tratti decisamente spettacolare, ma gli autori sono sempre attenti anche alla narrazione dettagliata della parte più privata e umana, sia per quel che riguarda la vita dei narcotrafficanti che per quel che concerne l’esistenza dei tutori dell’ordine, dei militari e dei politici. La raffigurazione della violenza gratuita e delle efferatezze commesse dai narcos colombiani non è mai fuori misura e non è il centro della costruzione espressiva che invece riguarda senza dubbio la sfera interiore dei personaggi. Tutti risultano a loro modo oscuri, complessi, contraddittori. Tutti, o quasi, hanno una doppia faccia. Emerge, così, un quadro scioccante della condizione umana, sia soggettiva che collettiva, in alcune realtà dell’America Latina in cui il concetto di legge (e di rispetto della legge) è qualcosa di sfuggente, un concetto quasi liquido e inafferrabile.

Narcos tiene inchiodato lo spettatore, stimolando fortemente quello che viene definito il “binge watching”, ovvero la fruizione continua degli episodi di una serie tv senza soluzione di continuità. Contribuiscono a creare questo fenomeno (tipico per altro del processo di fidelizzazione che viene a crearsi tra spettatore e serie tv nell’era di internet) vari elementi: le regie dei vari episodi, sempre tese e dense di interessanti soluzioni visuali, l’evoluzione frenetica e coinvolgente della storia, le improvvise pause del racconto, lo spessore narrativo dei personaggi, mai tagliati con l’accetta e sempre psicologicamente articolati, la ricostruzione storica di eventi politici realmente accaduti e l’innesto sapiente nel montaggio di documenti filmati reali dell’epoca dei fatti.

Per il 2017 è stata già annunciata la terza serie, così dopo la fine di Pablo Escobar sarà possibile vedere, con tutta probabilità, la lotta agli altri cartelli della coca in Colombia. Un conflitto, quest’ultimo, che forse non avrà mai fine, un conflitto tra bene e male, tra rispetto e sopraffazione, tra legge e crimine che allude al contrasto millenario (che caratterizza lo sviluppo dell’intera umanità) tra razionalità e follia.

© CultFrame 12/2016

CREDITI
Serie Tv: Narcos / Stagioni: 1° (10 episodi), 2° (10 episodi) – 2015-2016) / Serie ideata:  Chris Brancato, Carlo Bernard, Doug Miro / Regia: José Padilha (2 episodi) Guillermo Navarro (2 episodi), Andrés Pais (8 episodi), Fernando Coimbra (2 episodi), Gerardo Naranjo (3 episodi), Josef Kubota Wladyka (3 episodi) / Sceneggiatura: Adam Fierro, Jose Padilha, Eric Newman / Montaggio: Matthew Colonna, Leo Trombetta, Trevor Baker, Nathan Gunn, Luis Carballar, Victor Du Bois, Alex Marquez / Fotografia: Mauricio Vidal, Carmen Cabana, Lula Carvalho, Adrian Teijido, Luis David Sansans / Musiche: Pedro Bromfman / Interpreti principali: Wagner Moura, Boyd Holbrook, Pedro Pascal, Joanna Christie, Juan Pablo Raba, Maurice Compte, André Mattos, Roberto Urbina, Diego Catano, Jorge A. Jimenez, Paulina Gaitan, Stephanie Sigman / Piattaforma: Netflix / Programmazione USA: 28 agosto 2015 / Programmazione Italia: Dal 22 ottobre 2015 / Produzione: Gaumont International Television, Netflix / Paese: USA / Lingua: Inglese, Spagnolo / Durata: 49 minuti

SUL WEB
Filmografia di José Padilha
Filmografia di Guillermo Navarro
Filmografia di Fernando Coimbra
Filmografia di Gerardo Naranjo
Filmografia di Josef Kubota Wladyka

Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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