A Londra, l’intero spazio espositivo del Camden Arts Centre è stato trasformato in un percorso multimediale e immersivo, che permette di ripercorrere gli ultimi dodici anni di attività dell’artista concettuale Joachim Koester.
In the Face of Overwhelming Forces, il titolo della retrospettiva londinese, si richiama agli effetti di forze occulte, nuclei di energia sopiti e immagazzinati nella mente, che si liberano attraverso nervi e muscoli, coinvolgendoli intensamente, suscitando atti performativi, di cui si registra la parabola su supporto film e video, creando uno speciale archivio gestuale. Messi di fronte a forze e stati di coscienza insostenibili, le reazioni possono essere diverse e l’artista danese non ne tralascia alcuna, producendo nuovi lavori.
Per The Place of Dead Roads, una video installazione del 2013, Koester trasforma la galleria in un enorme fienile, una sovrapposizione di assi di legno che oblitera e ridisegna gli spazi, immergendo lo spettatore in un’oscurità a tratti disorientante, che sa di resina, e che si fonde con lo scenario dell’azione. Il video ritualizza i gesti del cult western, con i duelli, l’estrazione delle armi, gli agguati. Forze invisibili sono contrastate da figure per lo più androgine, la cui unica reazione è combattere. Il fruscio dei gesti, le torsioni dei corpi, i salti sull’impiantito di legno, inseguono il visitatore lungo un passaggio oscuro, per fondersi con altri gesti, nuovi sospiri e battiti, che riempiono un secondo spazio narrativo.
Maybe This Act, This Work, This Thing è l’ultimo lavoro di Koester, realizzato nel 2016 e mostrato al pubblico per la prima volta. Qui le performance sono di due artiste di vaudeville, il vecchio varietà vittoriano, tramontato con l’avvento del cinema. Le attrici del music hall si agitano nervosamente, riproducendo la meccanica di quell’apparato che le minaccia, interiorizzandone la forza, amplificandone gli effetti. Le energie possono essere respinte, accolte, oppure si può abbracciarle al punto da mescolarsi ad esse, diventare un’unità indissolubile e indistinta, come avviene per certe mantidi religiose.
Al di fuori del fienile si estende un territorio naturale e verdeggiante, composto da un film, Ghost Mantis e da una serie di fotografie, in cui gli insetti si mimetizzano assumendo l’aspetto di foglie o di rametti. In conversazione ideale con questa parte della mostra, si inserisce lo spazio della sala di lettura curato da Yann Chateigné Tytelman, dal titolo Lepidoptera Lodge. Le ricerche dell’artista e dello storico dell’arte si fondono in uno spazio speculativo, in cui la mimetica e la nomenclatura della mantide si rivelano attraverso testi critici e scientifici, a metà tra etologia e poesia.
E la ricerca di Koester prosegue, rivisitando le vestigia delle ideologie occulte di Aleister Crowley. Iconiche foto in bianco e nero imprigionano simboli, che aleggiano ancora nei ruderi inquietanti della villa di Cefalù. In Maybe One Must Begin With Some Particular Places (2012) Koester ritraccia il viaggio di Jerzy Grotowski, precursore della performance, in Messico, dove aveva studiato la coscienza superiore dell’attore e quel cervello antico, “rettile”, che si riattiva in certi rituali. Un percorso speleologico che dal corpo scende nella mente e va sempre più in profondità, scandagliando i fondali della percezione. Fino ad annullare il movimento del visitatore, invitandolo a distendersi e rilassarsi, abbandonandosi a venticinque minuti di installazione sonora, in una meditazione guidata che invoca luoghi dimenticati dal tempo e dimensioni sepolte nel profondo.
© CultFrame 02/2017
INFORMAZIONI
Joachim Koester – In the Face of Overwhelming Forces
Dal 28 gennaio al 26 marzo 2017
Camden Arts Centre / Arkwright Road, Londra / Telefono / +44(0)2074725500
Orario: martedì – domenica 10.00 – 18.00 / mercoledi 10.00 – 21.00 / Ingresso libero
SUL WEB
Camden Arts Centre, Londra