Manchester by the Sea. Un film di Kenneth Lonergan

SCRITTO DA
Valentina Mallamaci

Kenneth Lonergan“Il dolore è il gran maestro degli uomini”. Ci insegna a guardarci intorno con occhi diversi, ci cambia, che noi lo vogliamo oppure no. Non c’è opposizione o resistenza che possa impedirlo. E questo processo di trasformazione è prezioso, anche quando crea una versione più oscura di noi stessi. Forse sarebbe dovuta essere questa la premessa di un film come Manchester by the Sea, ma il regista e sceneggiatore Kenneth Lonergan sceglie un percorso diverso.

Lee Chandler è un tuttofare che vive vicino Boston. La sua vita è un meccanismo ripetitivo: spazzare la neve dal vialetto, liberare tubi intasati, dare una mano dove serve. Il tutto in un’atmosfera di silenzio e gelo emotivo. Ma la telefonata che annuncia la morte di Joe, suo fratello maggiore, lo costringe a tornare sui suoi passi, letteralmente, rientrando nella comunità in cui è nato e cresciuto, e dove ha vissuto il dolore più insopportabile, la perdita dei suoi figli. Ad attenderlo suo nipote Patrick, 16enne che conosce appena e del quale, ora, è diventato tutore.

Kenneth LonerganL’ambiente rarefatto e quasi immobile di Manchester by the Sea, sulle coste del Massachussets, è perfetto per iniziare il racconto di una famiglia disfunzionale, frammentata, i Chandler. Le acque calme e piatte del mare si confondono con il cielo, e i protagonisti sembrano sospesi in un purgatorio che li ha incatenati, in attesa di una pace interiore che sembra non poter arrivare mai.

Lee è scappato da quel luogo. Aveva moglie e figli, una vita semplice ma serena. Poi un terribile incidente, unico momento di eccessiva enfasi dell’intera pellicola, ha distrutto ogni cosa, ogni possibilità di una vita degna di essere vissuta. Tornare in quella cittadina è un obbligo, ora che il fratello gli ha affidato un compito tanto importante, ma Lee non è in grado di affrontarlo. È completamente bloccato, non sa come gestire il funerale, non sa come muoversi in casa, non ha idea di come parlare al nipote. La morte, con la sua inaspettata violenza, torna a scuotere il suo inconscio, dove un accumulo di emozioni represse è pronto a esplodere (o implodere) distruggendolo definitivamente. Ed è qui che Lonergan innesca un cortocircuito.

Il suo protagonista è statico, fisicamente ed emotivamente. Non è comunicativo, non manifesta mai il suo sentire più profondo, che invece è lì, palese, davanti ai nostri occhi. Ciò rende la visione frustrante, non conclusiva, lasciandoci in attesa di un’alterazione che sappiamo doversi realizzare, ma che non si produce mai. I dialoghi con il nipote, adolescente alle prese con le prime esperienze amorose, sono forse l’unico momento di maggiore interesse. Una piccola parentesi di verosimiglianza che però non riesce a sostenere il peso di un impegno iniziale che poi non viene mantenuto.

Kenneth LonerganLee viene presentato come un tuttofare, una persona che risolve problemi, ma le sue azioni metaforiche non si traducono mai in gesti reali, rendendo la sua disciplina emotiva quasi sgradevole. Mentre la moglie Randi, che appare molto meno sulla scena, si evolve per trasformarsi in una donna diversa, anche se ancora segnata da un dolore incancellabile, Lee rimane fermo, pietrificato in un’espressione vuota, spesso esasperata da Casey Affleck. Allora qual è il punto?

Lonergan, allontanandosi troppo dalle premesse iniziali, forse “dimentica” di lasciare al suo protagonista la libertà di scegliere chi diventare. Lo costringe in una gabbia soffocante, dalle maglie troppo strette, dove nemmeno l’empatia riesce a farsi spazio. La sua difficoltà di vivere, raccontata secondo un canone che non prende mai una direzione, anzi non si muove affatto, diventa quindi come lo scatto rubato per caso da una macchina fotografica, eternamente immobile e incapace di dire più di ciò che è visibile agli occhi.

Un dolore di questo tipo vive di certo varie fasi, una delle quali è sicuramente la sensazione di un blocco emotivo, ma c’è molto di più: la variegata trasformazione, figlia di un cambiamento impossibile da evitare, ma che Lonergan ha perso l’occasione di raccontare.

© CultFrame 02/2017

TRAMA
Lee Chandler è un tuttofare che vive nei pressi di Boston. Dopo la morte improvvisa del fratello maggiore Joe, viene nominato tutore legale del nipote Patrick. Lee è ancora tormentato dal proprio tragico passato che lo ha allontanato dalla moglie Randi e dalla comunità in cui è nato e cresciuto, perciò tornare a Manchester by the sea sarà per lui un’esperienza straziante.


CREDITI
Titolo: Manchester by the Sea / Regia: Kenneth Lonergan / Sceneggiatura: Kenneth Lonergan / Fotografia: Jody Lee Lipes / Montaggio: Jennifer Lame / Musica: Lesley Barber / Scenografia: Ruth De Jong / Interpreti: Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Lucas Edges, Gretchen Mol, C. J. Wilson / Produzione: K Period Media, Pearl Street Films, The Media Farm, Affleck Middleton Project, B Story / Paese: Usa, 2016 / Distribuzione: Universal Pictures / Durata: 135 minuti

SUL WEB
Sito ufficiale del film Manchester by the Sea
Filmografia di Kenneth Lonergan
Universal Pictures

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Valentina Mallamaci

Classe 1984, giornalista e da sempre appassionata di cinema e scrittura. Dopo un’esperienza di due anni come caporedattore presso una webzine piemontese, nel 2013 si trasferisce a Roma per frequentare il Master in Critica Giornalistica presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Scrive di teatro e cinema, ma si interessa anche di sceneggiatura. Attualmente collabora con Il Mucchio Selvaggio e CultFrame - Arti Visive.

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