L’interazione tra arte e scienza produce sempre proficue collaborazioni e, in determinate circostanze, importanti e cruciali risultati, sia per i singoli individui che per gli ampi strati della società in cui sono maturate. Inoltre, all’interno di questa vasta complessità, si sono sviluppati innumerevoli idee e correnti di pensiero con le quali ci misuriamo ogni giorno. Da queste costanti interazioni si evidenzia che è la persistenza delle trasformazioni ad agire sulla realtà che osserviamo e non la nostra volontà di cristallizzarla in una successione di eventi da storicizzare. Questa consapevolezza emerge nelle opere di Elena Mazzi presentate nella mostra dal titolo Notes on Complexity, allestita presso la galleria Ex Elettrofonica di Roma. Ed è proprio il testo della curatrice Lucrezia Cippitelli che, con l’approfondimento del concetto di “fratture”, intende fornirci un utile elemento di dialogo con le opere esposte.
Entrando in galleria troviamo sulla destra un video intitolato A fragmented world che Elena Mazzi ha realizzato insieme alla filmmaker Sara Tirelli, con suoni e campionature in presa diretta del musicista Giuseppe Cordaro. Nel susseguirsi delle prime inquadrature ci vengono presentate delle immagini sovrapposte di alcune zone dell’Etna effettuate in momenti diversi. Talune sono state filmate a scopo scientifico, e riguardano le variazioni morfologiche della struttura vulcanica, altre sono state realizzate dalle autrici del film. Con questa modalità di sovrapposizione delle immagini entriamo in maniera diretta nella filosofia dell’opera osservando chiaramente il ciclo della trasformazione e la discontinuità del territorio. Nel video, a un tratto, entra in scena una persona che corre a piedi sul terreno vulcanico: la presenza, la dimensione fisica e la velocità di spostamento della figura umana danno consistenza alle profondità e alle dimensioni del paesaggio che altrimenti ci sfuggirebbero in una sequenza di forme autonome e caotiche.
Sempre nello stesso spazio incontriamo, esposte a terra, sei lastre di ferro incise dal titolo Fratture, create a partire dalle crepe laviche del vulcano stesso. Da queste sono state ricavate diciotto stampe tramite fotoincisione su carta cotone Pescia esposte su di una struttura metallica situata in una seconda sala della galleria. Queste ultime sono state realizzate utilizzando una miscela di polvere lavica e inchiostri calcografici da cui emergono le diverse possibilità di visualizzazione e composizione degli strati materiali originari. In questo spazio vi è anche una stampa fotografica di medie dimensioni dal titolo Studio per A fragmented world: anche questa è una sovrapposizione di un’immagine del cratere principale dell’Etna e di un particolare, in macro, della lava proveniente dai materiali utilizzati per le fotoincisioni.
Nell’ultima stanza che visitiamo, come in un percorso a ritroso, ci rendiamo conto di essere giunti nel cuore e alla base delle Notes on Complexity. Elena Mazzi ha tratto ispirazione per questa sua ricerca da una serie di studi del fisico Bruno Giorgini, il quale ha condotto degli esperimenti proprio sul comportamento delle molecole nella dinamica delle fratture, comparandone gli effetti in ambienti naturali e antropologici. Il risultato di tale ricerca è che in comportamenti complessi, dovuti a un’incessante e continua trasformazione, non si possono fissare dei modelli fisico-matematici tesi a stabilizzare il comportamento di queste molecole, pur nella loro ciclicità e ripetizione.
Sulle pareti possiamo osservare, da un lato una serie di lucidi e dall’altro alcune tempere su carta. Nei lucidi in acetato dal titolo Studio per fratture #2, l’autrice dà rappresentazione di alcuni esperimenti condotti da Bruno Giorgini in laboratorio. Nelle tempere su carta intitolate Studio per fratture #1 tenta, con uno stampo per tessuti indiano, di replicare le sovrapposizioni molecolari studiate da Giorgini stesso. In sostanza, è nella discontinuità e nella trasformazione che dobbiamo cogliere la peculiarità delle opere di Elena Mazzi; le stesse dinamiche della vita nella sua complessità.
© CultFrame – Punto di Svista 02/2017
Elena Mazzi, Reggio Emilia, 1984. Vive e lavora a Venezia. Ha studiato Storia dell’Arte nell’Università di Siena e si laureata in Arti Visive presso lo IUAV di Venezia nel 2011. Ha esposto le sue opere in diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Da segnalare diversi programmi di residenza a cui ha partecipato tra i quali: Botkyrka AIR a Stoccolma e Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Tra i vari premi: il VISIO Young Talent Acquisition Prize, il premio NTCM e l’arte, il premio Eneganart e, il premio Illy cafè per una residenza presso la Fondazione Pistoletto. È finalista del Talent Prize e Premio Celeste. È artista tutor presso la Fondazione Spinola Banna e GAM di Torino, con il progetto Atlante Energetico.
INFORMAZIONI
Mostra: Elena Mazzi – Notes on Complexity / A cura di Lucrezia Cippitelli
Dal 25 gennaio al 17 marzo 2017
Galleria Ex Elettrofonica / Vicolo di Sant’Onofrio n10, Roma / Tel: 06.64760163 / info@exelettrofonica.com
Orario: martedì – venerdì 15.00 – 19.00 / lunedì e sabato su appuntamento / chiuso domenica / Ingresso libero
SUL WEB
Il sito di Elena Mazzi
Ex Elettrofonica, Roma