Presentandosi apertamente come un seguito, il nuovo film di Danny Boyle si indirizza in modo particolare ai fans di quel Trainspotting che vent’anni fa rappresentò uno dei successi maggiori sia per il regista sia per lo scrittore Irvine Welsh, autore del libro apparso nel 1993, oltre che per la vendita del cd che ne raccoglieva la colonna sonora.
Dopo anni di rifiuti e tentennamenti, saltando l’appuntamento segnato dal secondo romanzo dedicato da Welsh ai suoi eroi di Edimburgo, Porno (2002), che avrebbe potuto essere realizzato dieci anni dopo il precedente, Doyle e il cast originale si sono infine decisi a portare sullo schermo la sceneggiatura firmata da John Hodge e ispirata a entrambi i libri, che gioca con il ritorno continuo di situazioni ed elementi del primo capitolo, dagli inseguimenti ai divani, dalle camere dei protagonisti al ruolo iconico di un water…
Trascurando quindi coloro che ignorano ciò che è accaduto vent’anni fa, il secondo Trainspotting non ci prova neppure a edificare una mitografia nuova, ma mette in scena quella già fondata allora e lo fa recuperando caratteri, luoghi e stilemi del primo capitolo per costruire sia la trama sia la forma del secondo. Difatti, puntellano tutto il film le immagini del passato (l’infanzia dei protagonisti mostrata attraverso filmati che presentano l’estetica del repertorio familiar-amatoriale ma anche molti estratti della pellicola del 1996) e le musiche del primo episodio, con l’aggiunta di altri classici degli anni Novanta. Non a caso l’autore della colonna sonora è Rick Smith degli Underworld ma anche da questo punto di vista le novità sono davvero poche, rappresentate per lo più da qualche pezzo degli scozzesi Young Fathers. La colonna sonora di questo seguito non replica dunque la forza che fu della prima, una sorta di compilation generazionale, in grado di cogliere i vari spiriti musicali di una stessa epoca e di rappresentare l’ultima British invasion del XX secolo.
La nostalgia per il passato, da George Best in poi, viene più volte tematizzata nel film, e il gioco si protrae fino ai titoli di coda dove vediamo l’abbattimento controllato di alcuni dei ‘casermoni’ della periferia di Edimburgo… ma nell’ultimo fotogramma, l’immagine di un palazzo crollato viene riavvolta fino a ri-edificarlo. Buona parte del film trascorre così con lo spettatore impegnato a fare il confronto, soprattutto su come i segni dell’età hanno trasfigurato i protagonisti regalando qualche chilo ad alcuni, togliendo qualche capello ad altri: Robert Carlyle è un appesantito Franck (Franco) Begbie, Jonny Lee Miller un fin troppo palestrato Sick Boy senza quasi più zazzera bionda, Ewen Bremner perfetto nella parte di Spud; solo Ewan McGregor rappresenta l’upgrade (apparentemente) in forma di Mark Renton che si produce in una nuova versione del monologo “choose” aggiornata all’epoca dei social networks e delle vite virtuali: anche qui un po’ poco per conquistare gli spettatori di ieri e di oggi.
© CultFrame 02/2017
TRAMA
Vent’anni dopo (trascorsi per lo più in Olanda) Mark Renton torna a Edimburgo per ritrovare se stesso e gli amici che aveva tradito fuggendo con un bottino di 16000 sterline che spettava anche a loro. Non sarà semplice rinsaldare i vecchi legami.
CREDITI
Titolo: T2 Trainspotting / Titolo originale: Trainspotting 2 / Regia: Danny Boyle / Sceneggiatura: John Hodge ispirandosi ai romanzi Porno e Trainspotting di I. Welsh / Fotografia: Anthony Dod Mantle / Montaggio: Jon Harris / Musica: Rick Smith / Interpreti: Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Robert Carlyle, Kelly Macdonald, Shirley Henderson, James Cosmo, Anjela Nedyalkova / Produzione: Sony / Distribuzione: Warner Bros. Italia / Gran Bretagna, 2017 / Durata: 118 minuti
SUL WEB
CULTFRAME. Berlinale 2017. 67 Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Il programma
Filmografia di Danny Boyle
Berlinale – Il sito
Warner Bros. Italia