In questi anni la vitale cinematografia spagnola ci ha ampiamente dimostrato di saper riprendere e reinterpretare i grandi generi americani, dall’horror all’avventura, dal thriller a questo crudo ed efficace revenge-movie. L’opera prima di Raúl Arévalo utilizza la struttura classica di centinaia di film statunitensi affidati al vendicatore di turno, Liam Neeson, Keanu Reeves, Jason Statham…: efferata uccisione della persona amata, ricerca dei responsabili ed eliminazione progressiva.
Ma Arévalo è evidentemente in debito anche con il grande Park Chan-wook e la sua straordinaria “trilogia della vendetta” (Mr. Vendetta, Lady Vendetta, Old Boy), di cui riprende l’ostinazione implacabile e la ferocia psicologica, aspetto, quast’ultimo, non certo primario nei precedenti americani spara-e-ammazza. Il regista/sceneggiatore cala la sua vicenda in un milieu realistico e “normale”, così come normali sono i suoi eccellenti protagonisti, nessun ex sicario dei servizi segreti, niente delta-force, niente armi tecnologiche, né fisici scolpiti da micidiali arti marziali, ma persone comuni (interpretate da attori straordinari) con vite comuni e comuni sofferenze.
Così Arévalo “sfrutta” l’impalcatura archetipica del genere per scardinarlo non solo esteticamente, con m.d.p. a spalla, campi strettissimi sugli sguardi, interni claustrofobici, volti umani e fotografia naturalistica, eliminando quei sotterfugi estetizzanti che in questi anni hanno trasformato la violenza in coreografia, ma ne ha rivoluzionato soprattutto l’etica. Se nel tipico revenge-movie americano lo spettatore si schiera immediatamente con il vendicatore, sempre moralmente giustificato, e la violenza viene sciorinata in progressione multi-level con enfasi catartica fino alla liberatoria morte del supercattivo finale, nella ruvida opera spagnola la vendetta viene spogliata di ogni enfasi e appare per ciò che è realmente: la reazione irrazionale di un uomo disperato, realizzata in modo goffo (niente calci volanti né proiettili infallibili) con armi improvvisate. E, così come nei film di Park Chan-wook, non rende liberi né felici, non allevia il dolore, non onora i defunti, ma rende tutti, vittime e carnefici, uguali ed ugualmente disperati.
© CultFrame 04/2017
TRAMA
Madrid, agosto 2007: Curro è l’unico di una banda di quattro criminali a essere arrestato per una rapina in una gioielleria. Otto anni più tardi, la sua fidanzata Ana e il figlio lo attendono all’uscita dal carcere. José si reca nel bar dove Ana lavora con il fratello e ben presto la sua vita inizia a intrecciarsi con quella delle altre persone che frequentano il posto, facendolo sentire come uno di loro. Ana vede il nuovo arrivato come una valvola di sfogo per la sua vita dolorosa. Curro, però, trova una donna confusa e insicura e si troverà a dover affrontare un uomo che, distruggendo le sue aspettative, cambierà tutti i suoi piani.
CREDITI
Titolo: La vendetta di un uomo tranquillo / Titolo originale: Tarde para la ira / Regìa: Raúl Arévalo / Sceneggiatura: Raúl Arévalo, David Pulido / Fotografia: Arnau Valls Colomer / Montaggio: Ángel Hernández Zoido / Scenografia: Antòn Laguna / Musica: Lucio Godoy, Vanessa Godoy / Interpreti principali: Antonio de la Torre, Luis Callejo, Ruth Díaz / Produzione: La Canica Films, Agosto a Pelìcula, AIE / Distribuzione: BIM / Paese: Spagna, 2016 / Durata: 92 min.
SUL WEB
Filmografia di Raúl Arévalo
BIM