Virgin Mountain ⋅ Un film di Dagur Kári

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

Fùsi è un uomo grande e non soltanto di età. A dispetto della sua monumentale stazza, però, questo singolare quarantenne conserva il candore di un ragazzino la cui vita è scandita da ritmi regolari e sempre uguali: la colazione con latte e cereali e i turni di lavoro all’aeroporto, in cui è addetto ai bagagli, dove è benvoluto dal capo ma è spesso vittima degli scherzi maligni dei colleghi ai quali, tuttavia, non reagisce. Le sole forme di svago, anch’esse rituali e alle quali dedica certi giorni alla settimana, sono la ricostruzione su plastico della storica battaglia di El Alamein (e che gioca con il suo unico amico), i modellini di automobili radiocomandate, la musica heavy metal e la cena (solitaria) al ristorante thailandese.

Schivo, di poche parole e senza alcuna esperienza con l’altro sesso, Fùsi è un gigantesco Peter Pan che, pur non sapendo “volare”, non vuole lasciare l’ Isola che non c’è della casa di famiglia, in cui la madre sembra ancora accudirlo, e addirittura rimproverarlo, come fosse un tredicenne. Quando il compagno della donna, personaggio âgé ma non poco vivace e che vorrebbe vederlo condurre una vita più “normale”, lo iscrive a un corso di ballo country, Fùsi ne resta spiazzato e infastidito. Questa imprevista attività, tuttavia, segnerà l’inizio di un reale cambiamento al quale andrà incontro quasi suo malgrado.

Il regista Dagur Kári – classe 1973, nato in Francia e cresciuto in Islanda – realizza un film (che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti nei festival internazionali) di rara delicatezza su un processo di crescita tardiva evitando sapientemente le trappole della facile commozione e del trito patetismo. Il suo protagonista è un personaggio che racchiude sensibilità e bellezza dentro un ingombrante involucro sul quale, troppo spesso, gli altri si limitano a soffermarsi. La naïveté che lo caratterizza, però, non ne fa un perdente, tantomeno un infelice ma, al contrario, un uomo di animo leggiadro che, pur temendo di abbandonare le rassicuranti certezze di un’esistenza routinaria, si lascia andare gradualmente alle inevitabili trasformazioni che comporta la vita adulta.

Dagur Kari
Non è un caso che l’inizio della metamorfosi coincida proprio con la scoperta del femminile e non soltanto con la coetanea che gli farà battere il cuore per la prima volta ma anche con la figlia del vicino che lo ha scelto come compagno di giochi. Le domande, dirette e senza filtri come solo quelle dei bambini sanno essere, che la ragazzina gli pone sono, in realtà, i piccoli grandi interrogativi della vita ai quali Fùsi ha sempre cercato di sottrarsi.

Gunnar Jónsson interpreta il proprio personaggio esprimendo, dietro un’apparente impassibilità, gli impercettibili e altresì profondi cambiamenti di un uomo che non può più fuggire a se stesso e a quella straordinaria avventura che è l’esistenza. Con grazia e ironia, Kári ci fa assistere alla crescita di Fùsi che non sarà priva di amarezza o di dolore ma anche di sorprendenti scoperte. Troppo facile pensare a questo film come la versione islandese di 40 anni vergine perché, nonostante le evidenti affinità con la pellicola americana del 2005, qui troviamo un tocco di garbata delicatezza che lo allontana di molto dalla storia diretta da Judd Apatow.

Questa “montagna vergine” diventa allora tutta da scalare, tutta da scoprire nei suoi versanti più intimi e nascosti per ritrovarci a sorridere, e forse un po’ a commuoverci, senza che il regista e sceneggiatore tocchi mai quelle corde ruffiane della facile emozione o di un forzato “happy end”. Il protagonista impara così a muoversi, all’inizio goffamente e via via con maggior sicurezza, all’interno della sua stessa vita occupando finalmente uno spazio che ora non è più “ingombro” ma luogo di esperienza e di nuove possibilità quelle che, come direbbe Yeats, ci fanno “felici quando stiamo crescendo”.

© CultFrame 04/2017

TRAMA
Fùsi ha quarant’anni, vive ancora a casa con la madre e conduce un’esistenza routinaria e monotona. Timido e silenzioso ha un solo amico e non ha mai conosciuto l’amore di una donna. Quando incontra una vivace coetanea è costretto a guardare in faccia la realtà e ad affrontare finalmente la vita da adulto.


CREDITI

Titolo: Virgin Mountain / Titolo originale: Fùsi / Regia: Dagur Kári / Sceneggiatura: Dagur Kári / Montaggio: Andri Steinn, Olivier Bugge Coutté / Fotografia: Rasmus Videbaek / Musica: Karsten Fundal / Interpreti: Gunnar Jónsson, Ilmur Kristjánsdóttir, Sigurjón Kjartansson / Produzione: Blueeyes Productions, Nimbus Film Productions, RVK Studios / Distribuzione: Movies Inspired / Islanda, Danimarca 2015 / Durata: 94 minuti

SUL WEB
Filmografia di Dagur Kári
Movies Inspired

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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