Le donne e il desiderio. Un film di Tomasz Wasilewski

SCRITTO DA
Giovanni Romani

Tomasz WasilewskiÈ un mondo incolore, quasi disumano per la disturbante atarassia dei protagonisti, quello del giovane regista Tomasz Wasilewski: la Polonia all’indomani del crollo del Muro assume tratti metaforici, un non luogo ormai privo di punti cardinali, un’assenza di riferimenti simboleggiata da casermoni tutti uguali, da sterrati indistinguibili tra loro, perfino dal clima, né assolato né piovoso, ma uniformemente grigio. Il tempo sospeso, l’astrattezza dei luoghi rendono perfettamente lo spaesamento dei personaggi costretti a confrontarsi con una “libertà” puramente lessicale, una libertà altrui che pare non riguardarli, che non lenisce l’asprezza del vivere, ma semmai la rende ancor più struggente ed il cui unico riverbero reale è la titolazione della scuola a Solidarność. In tale paesaggio rarefatto si intrecciano le tristissime esistenze delle quattro, bravissime, protagoniste, unite dalla frustrazione di desideri irrealizzabili, passioni impossibili, relazioni senza senso.

Tomasz WasilewskiLa straordinaria fotografia desaturata di Oleg Mutu conferisce ai numerosi piani sequenza e alle molte inquadrature fisse un effetto quasi grafico in cui persone e sentimenti sembrano sbiadire in un grigio-beige estremamente suggestivo, mentre la mdp a mano segue le peregrinazioni delle nuche delle protagoniste con ostinazione da stalker. Ma nonostante questo il regista mantiene sempre un’incolmabile distanza emotiva tra personaggio e spettatore: la sua è un’osservazione gelida, scevra da compassione, puramente intellettuale, una sorta di studio comportamentale all’interno dei labirinti di cemento del Socialismo Reale. E così i corpi, quasi sempre nudi, dei personaggi invece che intimi risultano ancora più estranei, barriere da frapporre tra noi e gli altri, strumenti di difesa e armi da offesa, mentre il sesso finisce per segnare l’abisso tra illusione e realtà, tra l’astrattezza del desiderio e la sua funerea realizzazione. Il rapporto sessuale viene declinato in tutte la sue più deprimenti varianti, dalla lotta di potere, alla sottomissione, fino all’assoluta indifferenza, in un girone di relazioni desolanti in cui l’uomo viene descritto al suo peggio: semplice vibratore umano o bruto decerebrato.

Tomasz Wasilewski

Elegante nella fotografia, curatissimo nelle inquadrature e ottimamente interpretato dall’eccellente quartetto femminile Le Donne e il Desiderio non fornisce risposte, ma sembra lasciare allo spettatore l’arduo compito di dare un senso alle vicende narrate, sebbene ormai lontane, in un altro luogo e in un altro tempo.

© CultFrame 05/2017

TRAMA
Polonia, 1990. L’aria del cambiamento è sempre più presente nel Paese, il popolo polacco ha appena vissuto il primo, euforico anno di libertà, ma sono ancora molte, però, le incertezza per il futuro. Su questo sfondo si svolgono le vicende di quattro donne di età diverse, apparentemente felici ma desiderose di cambiare finalmente la loro vita, lottare per raggiungere la felicità e soddisfare i propri desideri. Agata è una giovane madre intrappolata in un matrimonio infelice, che cerca rifugio in una relazione impossibile; Renata è un’insegnante affascinata dalla vicina di casa Marzena, una solitaria ex reginetta di bellezza il cui marito lavora in Germania; Iza, la sorella Marzena, è invece una preside innamorata del padre di un’alunna della sua scuola.


CREDITI

Titolo: Le donne e il desiderio / Titolo originale: Zjednoczone Stany Milosci / Regìa: Tomasz Wasilewski / Sceneggiatura: Tomasz Wasilewski / Fotografia: Oleg Mutu / Montaggio: Beata Walentowska / Scenografia: Katarzyna Sobanska, Marcel Slawinski/ Interpreti principali: Julia Kijowska, Magdalena Cielecka, Dorota Kolak, Marta Nieradkiewicz, Andrzej Chyra, Lukasz Simlat, Tomek Tyndyk / Produzione: Manana, TVP Sa, Common Ground Pictures / Distribuzione: Cinema di Valerio de Paolis / Paese: Polonia, Svezia, 2016 / Durata: 103 min.

SUL WEB
Filmografia di Tomasz Wasilewski
Cinema di Valerio de Paolis

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Giovanni Romani

Nato a Udine, arraffo un diploma di maturità classica. Mi diplomo a Firenze alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassmann. Me ne vado a Roma a far teatro, in seguito cinema con Gianni Amelio. Scippo una mediocre laurea in giurisprudenza alla Statale di Milano e nel contempo inizio a scrivere recensioni per il Messaggero Veneto. Abbandono la carta per la rete, prima con Cinema.it, per poi approdare a CultFrame - Arti Visive. Attualmente: avvocato tatuato cinefilo cinofilo.

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