Ci chiediamo spesso a che cosa servono i remake: a volte ad aggiornare gli originali con tecnologie nuove oppure con annotazioni sociali che all’epoca della realizzazione del film-spunto erano forse impossibili ad esprimere. Ma se la prima versione è già una pellicola completa, coraggiosa e, soprattutto, unica all’interno dell’opera del suo autore allora cosa succede? Succede che dobbiamo ringraziare Sofia Coppola e il suo L’inganno per averci ricordato, visto che l’avevamo ormai dimenticato, che esiste un capolavoro come La notte brava del soldato Jonathan (The Beguiled) di Donald Siegel.
Non aprirò in queste righe un confronto tra il film della Coppola, presentato all’ultimo Festival di Cannes, e The Beguiled, titolo originale di ambedue le pellicole, di Siegel. Non è il mio compito. Ma cercherò di capire come mai un film così straordinario, firmato dall’autore de L’invasione degli ultracorti e L’Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, nonostante sia uscito anche in dvd in Italia e interpretato da un divo (forse all’epoca non lo era ancora, ma oggi..?), come Clint Eastwood possa essere dimenticato.
Don Siegel lo considerava il suo lungometraggio migliore. Franco La Polla parlava di “film dal sapore jamesiano”, nel senso di Henry James. Noi aggiungiamo anche Tennessee Williams e tutta una cultura gotico-sudista a cominciare da pellicole come Piano, piano dolce Carlotta, Riflessi ad occhio d’oro, Piccole volpi, fino ai romanzi di Carson McCullers. La critica d’epoca però lo stroncò. In particolare, Pauline Kael e Andrew Sarris, insomma il gotha americano, l’accusarono di misoginia e nel resto del mondo non fu accettato Clint Eastwood, il cowboy duro di Sergio Leone, in una parte passiva. Ma The Beguiled è molto più sottile di quanto si possa immaginare.
Jonathan McBurney è un soldato nordista. Durante la Guerra di Secessione dopo essere stato ferito finisce in una specie di collegio femminile e viene curato da un curioso gineceo pieno di nevrosi. Jonathan flirta spudoratamente con quasi tutte le donne per non farsi consegnare ai sudisti e poi riuscire a scappare. Ma le donne si alleeranno contro il “vero nemico” e la loro vendetta sarà esemplare.
Altro che misoginia, allora. La notte brava del soldato Jonatahan – The Beguiled, tratto dal romanzo di Thomas Culliman, contiene sia elementi delle tragedie greche come Le Menadi che riferimenti psicoanalitici moderni. Siegel, solitamente regista di uomini, qui capovolge i ruoli e crea un coro femminile che reagisce con forza inusitata al fascino maschile incurante della loro sensibilità. Il maschio si svela per quello che è, un ingannatore, fin dall’inizio, quando sfiora l’incesto, in una scena impensabile per quegli anni: il protagonista, infatti, bacia in bocca la ragazzina che lo ha trovato ferito per azzittirla ed evitare l’arresto.
La notte brava del soldato Jonathan è pieno zeppo di scene memorabili che il regista di Fuga da Alcatraz realizza con movimenti di macchina vertiginosi solitamente tipici di un horror, e non di serie B. Situa le stanze delle donne al piano superiore con scale a chiocciola che Geraldine Page, Mrs Martha (la “badessa”), sale con maestosità e quella del maschio al pian terreno. Scale che Clint tenterà di salire ma finirà buttato giù, inquadrato dal suo regista mentre rotola sotto lo sguardo impietoso delle sue presunte prede. Non a caso i francesi, che avevano compreso tutto già nel 1971, hanno intitolato ironicamente tutte e due le versioni, anche quella della Coppola, Les proies, ossia “Le prede”. E qualcuno a Cannes 2017 ha detto che non avevano capito niente.
E poi le donne siegeliane sono quasi tutte vestite di bianco e nero, come se fossero vedove o suore, e mai con vestiti eleganti. In fondo, siamo in guerra e loro sudano, lavorano e combattono contro se stesse e i loro desideri. Sono le Troiane. Ma il “guerriero greco” sbaglia a puntare tutto sul suo fascino. L’amore e la passione sono giochi pericolosi in tempi di guerra. Non si rende conto che lui è un burattino. E sbaglia una seconda volta quando decide di dimostrare la sua superiorità. La donna dà la vita e se la riprende.
Donald Siegel non si è mai distinto come “grande” direttore d’attori. Qui fa un passo in avanti. Non vorrei parlare del nostro (ormai si può dire) Clint Eastwood, che nel tentativo di dimostrare la sua bravura riesce a essere superlativo, e nemmeno della follia melliflua e serpentesca di Geraldine Page. Di loro ha parlato la storia del cinema. Invece, vorrei soffermarmi sul resto delle attrici piccole e grandi che Don Siegel dirige con un piglio talmente sicuro da restituirci i drammi dei personaggi con una forza sbalorditiva. Dimostrazione che il cinema americano non viveva solo sui divi e sui divetti, come oggi, ma su volti giusti e sulla recitazione che molti non considerano ormai più importante.
© CultFrame 06/2017
TRAMA
Durante la guerra di Secessione, un soldato nordista, ferito e abbandonato dai suoi in territorio nemico, è accolto in un collegio femminile dove scatena rivalità e gelosie che gli saranno fatali.
CREDITI
Titolo originale: Beguiled / Regia: Donald Siegel / Sceneggiatura: John B. Sherry e Grimes Grice / Fotografia: Bruce Surtees / Montaggio: Carl Pingatore / Scenografia: Alexander Golitzen e John Austin / Musica: Lalo Schifrin / Interpreti: Clint Eastwood, Geraldine Page, Elizabeth Hartman, Jo Anne Harris / Produzione: Don Siegel per Universal / USA, 1971 / Durata: 105 minuti
SUL WEB
Filmografia di Donald Siegel