Paul Schrader occupa un posto di tutto rispetto nel cinema americano degli ultimi quarantʼanni: oltre ad aver scritto le sceneggiature di capolavori come Obsession – Complesso di colpa (1976) di De Palma, Taxi Driver (1976) e Toro Scatenato (1980) di Scorsese, Schrader è un influente critico cinematografico e autore di saggi – da ricordare almeno Notes on Film Noir, del 1972 –, nonché regista di pellicole cult quali Hardcore (1978), American Gigolò (1980) e Il bacio della pantera (1982), libero – e ardito – remake dellʼomonimo, splendido horror di Jacques Tourneur del 1942.
Dopo gli ammalianti eccessi di The Canyons (2013) e la disavventura produttiva di Il nemico invisibile del 2014 (Schrader, infatti, ha disconosciuto lʼopera a causa di un montaggio realizzato dai produttori senza la sua supervisione), il cineasta torna con Cane mangia cane, film tratto dallʼomonimo romanzo dello scrittore e sceneggiatore americano Edward Bunker, presentato nel 2016 al Festival di Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs.
La pellicola, che narra la storia del fallimentare tentativo di tre ex detenuti di rifarsi una vita normale, vanta un incipit così folgorante da poter essere considerato uno dei momenti più alti della filmografia del regista americano: in un appartamento color rosa confetto di apparente ospitalità, lʼex galeotto Mad Dog (Willem Dafoe), irritato dal comportamento ostile della fidanzata e della figlia di questʼultima, le uccide a coltellate. Una sequenza non molto originale dal punto di vista narrativo, ma che il talento di Schrader riesce a rendere magistrale. Notevole, in primis, il personaggio interpretato da Defoe, la cui mescolanza di volgarità e crudeltà non è disgiunta da una vistosa goffaggine, peculiarità questa che ci fa capire come Mad Dog, per quanto spietato, sia alla fine un disadattato senza possibilità di redenzione, costretto da certi feroci, irreversibili meccanismi della società ad andare contro la legge pur di sopravvivere. E, a ben vedere, nonostante la sua violenza, finiamo per empatizzare con lui e i suoi “metodi” poco ortodossi non appena ci rendiamo conto dellʼirritante, grottesca ordinarietà intrisa di perbenismo delle due vittime femminili. La sorprendente bellezza di questa sequenza iniziale risiede in parte proprio nella capacità di Schrader di evocare tramite il décor alquanto kitsch della casa ‒ pareti rosa, santini, disegni di pony, piccoli oggetti di ridicola inutilità ‒ la carica sinistramente demenziale che si cela dietro lʼipocrisia di un quotidiano fatto di stucchevoli, risibili apparenze. Un ambiente che, per i suoi toni disgustosamente accesi, potrebbe ricordare certe atmosfere irriverenti al limite del trash dei film di John Waters.
La violenza stilizzata dellʼincipit, resa memorabile da sinuosi e improvvisi movimenti di macchina, frame nel frame e bizzarri dettagli (uno su tutti lʼinquietante occhio disegnato sotto il mento di Mad Dog) fa pensare invece alle opere di alcuni protagonisti del glorioso periodo della New Hollywood come De Palma e Scorsese. In Cane mangia cane, del resto, Schrader gioca con gli stereotipi del gangster movie e del noir, agendo sotto il segno della psichedelia, riempiendo alcune sequenze di colori saturi, di split screen, di ralenti che rendono la violenza ancora più grottesca, dando vita a momenti in cui lʼimperterrito scorrere del sangue può andare di pari passo con atmosfere dal sapore quasi metafisico, persino spirituale. Con questo approccio dai tratti allucinati, Schrader ci conduce in un viaggio in cui, talvolta, non sembra contare tanto ciò che fanno i tre ex carcerati, bensì l’indomabile caos (spesso intriso di black humour) che costoro producono, e nel quale non possono fare a meno di annegare.
Accanto alle scene memorabili, non mancano però diversi momenti di stanchezza, privi di quei sani preziosismi che rendevano gli episodi di violenza più banali e atroci esteticamente notevoli. E così, il regista ci consegna alla fine un film senza dubbio interessante, ma, a causa delle non poche sequenze tuttʼaltro che incisive, scarsamente coeso e mal strutturato.
Ad ogni modo, con Cane mangia cane, Schrader, seppur soltanto a momenti, conferma ancora una volta il proprio talento, e, soprattutto, dimostra di non voler rinunciare a quella spregiudicatezza dai tratti sperimentali con cui ha sempre affrontato generi cinematografici ormai più che esplorati.
© CultFrame 07/2017
TRAMA
Mad Dog, Troy e Diesel sono tre ex detenuti con un passato di violenza e soprusi che, dopo aver inutilmente tentato di rifarsi una vita normale, pur di sopravvivere tornano alle loro vecchie, pericolose abitudini. Un giorno decidono di accettare un delicato incarico da parte di un boss della mafia, una scelta questa che aprirà loro scenari a dir poco rischiosi.
CREDITI
Titolo: Cane mangia cane / Titolo originale: Dog Eat Dog / Regia: Paul Schrader / Sceneggiatura: Matthew Wilder / Montaggio: Benjamin Rodriguez Jr. / Fotografia: Alexander Dynan / Scenografia: Grace Yun / Musica: Deantoni Parks, We Are Dark Angels / Interpreti: Willem Dafoe, Christopher Matthew Cook, Nicolas Cage / Produzione: Blue Budgie Ded Productions, in associazione con Arclight Films International, in collaborazione con Ingenious Media e Shanghai Gigantic Picutre Co., Pure Dopamine / Paese: Usa / Anno: 2016 / Distribuzione: AltreStorie, in collaborazione con Minerva Pictures / Durata: 93 minuti.
SUL WEB
Il sito di Paul Schrader
Filmografia di Paul Schrader
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