Alcuni giorni fa, in periodo non sospetto, avevo scritto un articolo sull’incredibile silenzio che avvolgeva a Venezia un documentario di straordinaria importanza EX LIBRIS – The New York Public Library di Frederick Wiseman. Il pezzo non è stato pubblicato tempestivamente per motivi legati ai tempi redazionali. Oggi, domenica 10 settembre 2017, alla luce dei verdetti della giuria della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografia di Venezia mi sembra assolutamente necessario proporlo come spunto di riflessione.
La questione è semplice: in genere non si discute il verdetto di una giuria di un festival. Ognuno ha i suoi gusti. In questo caso, però, si deve assolutamente evidenziare il metodo banalissimo e superficiale adottato dalla giuria che nulla ha avuto a che fare con la qualità artistica dei film, con gli elementi di stile, con l’estetica.
Quest’anno ha trionfato in maniera macroscopicamente prevedibile il politicamente corretto. Dunque, non contava il cinema ma l’argomento trattato, anche se collocato in un contesto creativo medio. Se dovessi indicare le motivazioni politicamente corrette a causa delle quali sono stati assegnati i premi principali non basterebbe lo spazio di un articolo. Vi basti riflettere su un dato: la giuria ha compiuto il paradossale capolavoro (super politicamente corretto) di dare due premi (a mio avviso non compatibili come il Leone del Futuro – Migliore Opera Prima e Miglior Regia del concorso principale) allo stesso film: Jusqu’à la garde di Xavier Legrand. Se è possibile concepire che un lungometraggio modesto registicamente (quasi televisivo) possa ricevere il premio per la Miglior Opera Prima (come incoraggiamento) non è tollerabile il Leone d’argento per la Miglior Regia. Dunque, se Legrand meritava questo riconoscimento, come dobbiamo considerare registi come Kechiche, Aronofsky o lo stesso Del Toro? Extraterrestri? Ma il tema affrontato da Legrand (pur importantissimo, sia chiaro) era troppo giusto, troppo azzeccato, troppo legato alla cronaca, e così, chi se ne importa se il film è artisticamente anonimo e piatto…
In tutto questo contesto, un’opera della durata di 197 minuti sincera, rigorosa, estremamente intelligente, con uno stile nitido (e anche con temi significativi, pensate un po’) dava solo noia: doveva essere rimossa, dimenticata, allontanata dal pensiero per non disturbare la “Mostra dell’iper politicamente corretto”.
SU EX Libris – The New York Public Library di Fredeick Wiseman solo la FIPRESCI (federazione della critica internazionale) ha avuto il coraggio di non far finta di niente. Come vedrete nella mia riflessione che segue, una nota di grande merito va anche al distributore italiano che proporrà con coraggio in sala il film, con buona pace della giuria di Venezia74.
Buona lettura!
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Mentre scrivo queste righe, ancora non sono stati assegnati i premi della 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. E voglio comunicarvi il mio pensiero proprio prima che vengano dati i riconoscimenti veneziani che, come al solito, scontenteranno alcuni e renderanno felici altri.
La mia riflessione riguarda un film documentario (la giuria avrà il coraggio di dargli il Leone d’oro?) di cui a Venezia si parla pochissimo, quasi nulla, e che pure è stato collocato nel concorso ufficiale. Sto parlando di Ex libris – The New York Public Library dell’ottantasettenne cineasta e regista teatrale americano Frederick Wiseman. Si tratta di un documentario su una delle più grandi biblioteche pubbliche statunitensi (anche se gestita con ingenti fondi privati) con sede a New York, appunto. The New York Public Library, che ha una bellissima sede centrale e una miriade di succursali sparse per la città, rimane ancora oggi un’istituzione al reale servizio dei cittadini, un vero “luogo” dell’applicazione concreta della democrazia e dell’uguaglianza sociale.
Frederick Wiseman, con il suo equilibrio formale, la sua correttezza espressiva e la sua lucidità registica, ne illustra attività e funzioni in modo chiaro, nitido, netto, senza mai usare voce fuori campo e rendere visibile la sua presenza nell’inquadratura. Lascia che sia la grande biblioteca a raccontarsi autonomamente, attraverso le persone che vi lavorano, gli utenti, gli spazi, le strade che la circondano.
Nella New York Public Library succede di tutto: si leggono libri e se ne prendono in prestito, si possono guardare immagini e stampe rarissime e usufruire dei dvd. Si naviga su internet, si fanno ricerche, si discute e si ascolta. Ed è possibile partecipare a incontri, dibattiti, conferenze, lezioni, concerti. Le sequenze in cui Wiseman ci mostra il CdA della biblioteca al lavoro sono poi decisamente significative ed è addirittura commovente assistere a una riunione in cui i dirigenti di questa istituzione si preoccupano riguardo la modalità di accoglienza dei senza tetto newyorkesi (si, la Library di New York non chiude le porte a nessuno).
Wiseman è un testimone discreto, silenzioso, curioso, attento. La sua capacità di narrare solo attraverso le immagini, i suoni e i rumori naturali degli spazi che inquadra è cristallina e toccante. Moltissimi sono i primi piani che utilizza il grande documentarista: un susseguirsi di volti che racconta molto più di mille inutili parole. Lo spettatore, così, passa da una lezione sul marxismo (pensate… a New York) a un incontro sul razzismo contro gli afroamericani, da una lecture sull’ebraismo newyorchese ad affollatissime conferenze di personaggi come Elvis Costello e Patty Smith. Un flusso di cultura, notizie, informazioni, regalato a tutti senza distinzione di etnia, religione, ceto sociale.
Ex libris– The New York Public Library ha una durata fiume di ben 197 minuti ma chi assiste alla proiezione non avverte alcuna fatica (tantomeno noia). Il ritmo è serrato, i dibattiti coinvolgenti, le riunioni addirittura divertenti. Tutto è avvincente, pur nella tranquilla architettura visiva e sonora sui cui è basato questo progetto filmico che è l’emblema positivo e virtuoso della definizione (spesso densa di stereotipi): racconto per immagini.
Arriverà, a Venezia, un premio per questo film? Si riconoscerà a Wiseman il suo rigore, la sua eleganza, il suo coraggio? Ripeto: mentre scrivo non so ancora cosa succederà. Il primo risultato, però, è arrivato: il film nonostante la sua durata “fuori misura” per il mercato delle sale sarà distribuito in Italia, grazie alla lungimiranza e al coraggio di I Wonder Pictures.
© CultFrame – Punto di Svista 09/2017
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