L’incipit del nuovo film dell’autore di Father and son (2013), Little sister (2015) e dell’uscito pochi mesi fa nelle sale italiane Ritratto di famiglia con tempesta (2016) può risultare spiazzante per chi ha amato questi suoi altri titoli: The Third Murder si apre con una scena di violenza inedita nel cinema recente del regista giapponese, l’omicidio di un uomo il cui colpevole è dunque fin dall’inizio ben noto allo spettatore. Ma cosa c’è dietro questo delitto apparentemente efferato?
Se nelle opere su citate le relazioni famigliari sono il centro pulsante di ogni racconto, The Third Murder sembra inizialmente iscriversi in un altro immaginario, quello del film di genere, per poi svilupparsi in thriller processuale assolutamente sui generis. Bisogna però presto riconoscere come anche in questo caso, il film scritto, montato e diretto da Kore-eda Hirokazu presenta molti dei tratti caratteristici della sua poetica, in una veste differente.
Difatti, le relazioni tra genitori e figli prendono sempre più spazio all’interno della storia, sia per quanto riguarda l’omicida e la sua vittima sia per l’avvocato chiamato a difendere l’assassino reo confesso, il cui padre era stato giudice in un altro processo che aveva visto indagato lo stesso uomo trent’anni prima. Nel confronto tra passato e presente e nel conflitto tra generazioni, tutti i personaggi disegnati dall’autore in questo suo ultimo film si possono ricollegare al suo percorso precedente.
Inoltre, l’attenzione del regista giapponese ai dettagli e alla quotidianità familiare e lavorativa dei suoi personaggi è qui quanto mai presente, in particolar modo nella rappresentazione degli avvocati dell’omicida con le loro cartelle, o dell’assistente con lo zainetto; e quando lo spettatore inizia a domandarsi come mai professionisti tanto ben vestiti siano stati chiamati a difendere un povero operaio che non vuole esser difeso, ecco che li vediamo dormire vestiti in ufficio e nutrirsi di snack e pasti monoporzione, dismettendo la supponenza iniziale con cui affermavano che la verità non è interessante per un avvocato, conta solo trovare la giusta strategia difensiva e tener presente “l’economia processuale”.
Da parole identiche a queste, si innesca anche l’intrigo dell’ultimo film di John Woo, Manhunt, presentato fuori concorso alla 74° Mostra di Venezia in cui The Third Murder era invece in Concorso, e che ha lo stesso attore protagonista, Masaharu Fukuyama. L’attenzione della cultura e del cinema asiatico a temi quali giustizia e verità è ben nota, almeno dai tempi di Rashomon (1950) ma anche di Anatomia di un rapimento (1963) di Kurosawa, ma se il maestro dell’action movie Woo costruisce ogni sua opera come una sequela di inseguimenti e scontri a fuoco, la trama raffinata intrecciata da Kore-eda Hirokazu si dipana invece dosando confessioni ritrattate e colpi di scena tutti giocati sul filo della parola e giungendo a una riflessione non banale sulla pena di morte.
La progressiva identificazione dell’avvocato difensore con il suo cliente, che è resa visivamente da una graduale sovrapposizione delle immagini dei due uomini nel parlatorio in cui si incontrano, è esaltata dalla fotografia in cinemascope di Takimoto Mikiya. Le musiche di Ludovico Einaudi – sancendo un legame tra Kore-eda Hirokazu e l’Italia che risale al suo lungo d’esordio, Maborosi (1995), che era in concorso a Venezia e vi vinse il premio per la miglior regia – contribuiscono a confezionare un’opera algida i cui ardenti significati sottesi (“fino a quando i figli si devono addossare le colpe dei padri?”, “può un uomo decidere per la vita di un altro?”) vanno rintracciati da uno spettatore non passivo e disposto ad andare oltre la veste elegante del film.
© CultFrame 09/2017
Film presentato alla 74. Biennale Cinema di Venezia
TRAMA
Misumi è reo confesso dell’omicidio del padrone della fabbrica in cui lavora. Un intraprendente avvocato è determinato a evitargli per lo meno la pena di morte, ma per riuscirci dovrà cercare di ricostruire come sono andate davvero le cose in questo delitto e il suo cliente non sembra volere in alcun modo aiutarlo.
CREDITI
Titolo originale: Sandome No Satsujin / Titolo internazionale: The Third Murder / Regia: Kore-eda Hirokazu / Sceneggiatura: Kore-eda Hirokazu / Fotografia: Takimoto Mikiya / Montaggio: Kore-eda Hirokazu / Scenografia: Taneda Yohei / Interpreti: Masaharu Fukuyama, Kôji Yakusho, Suzu Hirose, Mikako Ichikawa, Yuki Saitô / Musica: Ludovico Einaudi / Produzione: Fuji Television Network, Amuse Inc., Gaga Corporation / Giappone, 2017 / Durata: 124 minuti
SUL WEB
Filmografia di Kore-eda Hirokazu
Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – Il sito