Cosa rimane nella mente e nell’animo di un essere umano quando ciò che di caro ha nell’esistenza scompare improvvisamente, senza una vera ragione? Perché Dio è silente di fronte al nostro dolore? Cosa si nasconde dietro la retorica del concetto di Nazione? Potrà mai qualcuno salvarci dalla sofferenza che ci attraversa quando perdiamo le persone che per noi sono ragione di vita? Queste sono solo alcune delle domande che si manifestano lungo la vicenda di Last Flag Flying, ultima opera di Richard Linklater. Si tratta di un film basato, dunque, su temi che tutti gli esseri umani condividono, su argomenti potenti e, purtroppo, inquietanti che generano quesiti a cui probabilmente non è possibile rispondere con certezza assoluta.
Il tratto fondamentale della storia riguarda la questione del dolore, sia individuale che collettivo, e si sviluppa nell’ambito di due generazioni di cittadini americani. A unire queste due fasce di età, una molto matura e una decisamente giovane, è l’insensatezza della guerra e la manifestazione improvvisa e orrenda della “follia” che inevitabilmente cattura chi partecipa a un conflitto bellico. Tra il Vietnam e l’Irak, così, si annulla qualsiasi distanza geografica e temporale. Padri e figli accomunati da un senso di morte e di assurdità che non è possibile spiegare razionalmente. Lo si può solo esorcizzare in due modi opposti: abbandonandosi a un cinismo fatalista e ateo, oppure facendo affidamento a una provvidenziale “fede” (che rimane, sempre e comunque, un concetto astratto).
Richard Linklater e lo sceneggiatore Darryl Ponicsan (autore del libro da cui è tratto il film) hanno elaborato un impianto narrativo-espressivo che supera le due ore ma che, nonostante qualche passaggio ripetitivo determinato dall’idea non proprio nuova del “viaggio”, non annoia mai. Il pregio maggiore di questo lungometraggio è, in sostanza, riscontrabile nella sua parte scritta, nella costruzione delle scene, nei dialoghi (a volte riflessivi, altre volte pieni di soluzioni addirittura comiche). La regia di Linklater è al servizio di tutto ciò, è discreta e puntuale, professionale e precisa. Non un’inquadratura fuori posto. Potrebbe sembrare piatta, invece è essenziale e diretta.
Di straordinario spessore il trio di interpreti principali: Steve Carrell è un Larry “Doc” Shepherd tutto interiore e profondamente dignitoso nella sua straziante sofferenza, Laurence Fishburne è un Richard Mueller oscillante tra la compostezza posticcia del pastore protestante e la vivace sboccataggine dell’ex soldato rotto a tutte le esperienze, mentre Bryan Cranston è un Sal Nealon brillante, dall’ironia strabordante e dalla vita apparentemente e cinicamente appagata ma caratterizzata da solitudine e venature di devastante tristezza.
© CultFrame 10/2017
TRAMA
Larry “Doc” Shepherd dopo aver appreso della morte del figlio in Irak, decide di mettersi in viaggio per rientrare in contatto con due vecchi compagni d’armi con i quali aveva combattuto in Vietnam. Larry è solo (anche la moglie è morta) e ha bisogno di due “amici” che lo sostengano nel lungo viaggio che servirà per riportare il corpo del figlio a casa.
CREDITI
Titolo: Last Flag Flying / Regia: Richard Linklater / Sceneggiatura: Richard Linklater, Darryll Ponicsan / Fotografia: Shane F. Kelly / Montaggio: Sandra Adair / Scenografia: Bruce Curtis / Musiche: Graham Reynolds / Interpreti: Steve Carrell, Bryan Cranston, Laurence Fishburne / Produzione: Amazon Studios, Big Indie Pictures, Cinetic Media, Detour Filmproduction /Paese: USA / Anno: 2017 / Durata: 124 min.
SUL WEB
Filmografia di Richard Linklater
Festa del Cinema di Roma – Il sito