Quando la realtà che ci circonda non riesce a rappresentare un pensiero che ci appartiene vale la pena di metterne in scena una nostra personale visione, se ci riesce di farlo. Più complesso è mettere a nudo le incoerenze che corrompono il nostro sguardo sul mondo, celate dietro le maschere delle abitudini, delle certezze, della sicurezza. Smentire, o quanto meno disabilitare, le visioni che ci arrivano ben confezionate da media e istituzioni globalizzanti ha necessità di azioni intelligenti, prive di orpelli e che vadano diritte al cuore del problema. Tanto da risvegliare dal torpore acritico le menti e i gesti quotidiani nel tentativo di osservare le complessità del mondo da altri e possibili punti di vista.
Nelle opere video di Eglė Budvytytė, in mostra nella galleria Albumarte di Roma a cura di Benedetta Carpi De Resmini, si può osservare un tentativo in questo senso. Le immagini filmiche che vediamo sono anche il frutto diretto di alcune performance, attività principale messa in campo dall’autrice lituana, realizzate prevalentemente in luoghi pubblici.
Sfide precise, senza mezzi termini, a modalità e ad azioni comportamentali pianificate. Negli spazi della galleria sono presenti quattro proiezioni: Shaking Children; Magicians; As If You Are Catching a Bomb; Secta. In questo contesto critico, il cui scopo è quello di far emergere modalità fortemente condizionate all’interno delle relazioni umane e sociali, ci colpiscono due lavori.
Nell’opera video Shaking Children i ragazzi di una classe scolastica vengono invitati a dimenarsi in maniera sconclusionata, priva di regole, in confronto alla normalità in cui il nostro corpo è abituato a muoversi. Quindi una sorta di rifiuto delle regole e dei controlli comportamentali in uno spazio pubblico. Questa modalità ci fa riflettere, per esempio contrario, come ai ragazzi autistici vengano insegnati dei comportamenti cosiddetti “normali” nel tentativo di essere inseriti proprio in spazi pubblici. Sì, nelle immagini del video traspare quello che può sembrare un gioco, ma una contraddizione rimane comunque aperta.
In Secta emerge un recondito e comune inconscio sociale nel quale si può intravedere il paradosso delle nostre individualità. Nel film vengono proposte immagini di individui impegnati nella normalità dei gesti quotidiani. Una sapiente scelta delle inquadrature e una voce fuori campo ci raccontano la storia di una setta anonima, talmente anonima da essere invisibile anche a se stessa, creando così un alone di ambiguità e mistero. Acuto e sottile Secta ci lascia in bilico: si insinua a tratti la percezione di una somigliante conformità con la comune vita di tutti i giorni.
Osservando il lavoro di Eglė Budvytytė, la percezione si dilata, i dubbi superano di gran lunga le certezze. Quelle certezze che abbiamo cucite addosso in una capillare e inconscia rete che puntualmente ci cattura, mantenendo a debita distanza la vitalità del dubbio.
Oltre ai video fanno parte integrante dell’allestimento della mostra anche opere che documentano altre performance: due fotografie, due oggetti in stoffa e due skateboard. All’ingresso della galleria vi è un disegno di un testo appositamente realizzato sulla parete con una scrittura da bambini: Long Time Between The Eyelash and The Brain.
© CultFrame – Punto di Svista 10/2017
INFORMAZIONI
Mostra: Eglė Budvytytė – Tra Ciglia e pensiero / A cura di: Benedetta Carpi De Resmini
Dal 19 settembre al 11 novembre 2017
Albumarte / Via Flaminia,122 Roma / tel. 06.3243882 – info@albumarte.org
Orario: martedì – sabato 15.00 – 19.00 (o su appuntamento)
SUL WEB
Il sito di Eglė Budvytytė
Albumarte, Roma