Pardo d’argento per la miglior Regia a Locarno 70 e anteprima italiana come evento speciale nell’ambito del TFFDOC al Torino Film Festival 2017, 9 Doigts è l’ultimo lungometraggio di un anomalo cineasta, poeta, scrittore e musicista nato nell’Auvergne sessantun anni fa. Post-surrealista, post-dada, post-esistenzialista, post-punk, insomma post-tutto, Frédéric-Jacques Ossang ha firmato in più di trentacinque anni meno di una dozzina di opere cinematografiche corte e lunghe, segnate tanto dalle avanguardie storiche quanto dalla rimessa in scena dei generi del cinema classico.
In questa stessa linea s’inscrive la sua ultima pellicola (ebbene sì, Ossang filma ancora in 35mm), un noir sui generis caratterizzato visivamente da un bianco e nero di gusto espressionista tipico di tutti i film del regista tranne Docteur Chance (1998), colmo di omaggi cinefili e citazioni letterarie. Fedele al motto di Lautréamont “è bello contemplare le rovine degli umani”, l’autore getta i suoi personaggi nel mezzo di un intrigo senza via d’uscita, pretesto per inseguimenti e corpo a corpo con i fantasmi di un’età postrema.
Come la bellissima mappa nautica consultata ossessivamente dal capo-banda Kurtz non sembra poter dare risposte certe sulla rotta da seguire, la navigazione cui sono costretti i protagonisti di 9 Doigts in fuga con il loro carico di pericoloso materiale radioattivo non è destinata ad approdare in nessun porto sicuro e a una risoluzione narrativa. Difatti, Ossang mette in scena il rovello esistenziale dell’uomo contemporaneo. Nell’epoca della fine della Storia e del silenzio Dio, come ha scritto Francesco Biamonti in Attesa sul mare si può credere “il mondo malvagio, concepito da un demiurgo inferiore sfuggito di mano al re della luce”; tuttavia, scrive ancora Biamonti, in un dialogo tra marinai nel medesimo libro (romanzo del 1994, subito tradotto in Francia e che nel 1998 fu di parziale ispirazione a un film di tutt’altro segno, Mare largo di Ferdinando Vicentini Orgnani), con riferimento al solidaire/solitaire camusiano: “L’importante è essere solidali”. “Su questo non si discute”.
Analogamente, il cuore delle discussioni tra i coatti uomini di mare di 9 Doigts, chiamati a una rivolta ineluttabile e inattuabile e incapaci di costruire una comunità solidale, si focalizza sul cinismo che si è diffuso come un’epidemia nel tempo presente. Il leit motiv tratto dal Vampyr “la peste è a bordo!” non si riferisce infatti solo ai possibili effetti del polonio trasportato dalla nave ma proprio al cinismo, alla tristezza e alla malinconia come patologie endemiche di chi assiste impotente al tramonto di una civiltà e scopre impossibile la solidarietà con i propri compagni di viaggio. Ciò può coincidere con la vittoria dell’impero del “male” e con gli spargimenti di sangue prospettati dal personaggio di Ferrante (Pascal Greggory), e non con l’alba di nuove forme di azione, con opere nuove e a nuove rivoluzioni. Il film si chiude in modo circolare sul destino di un protagonista (Paul Hamy) in fuga alla fine come all’inizio del plot, ma Ossang continua a credere nell’energia dell’arte che nasce anche dal rovello, dalla decadenza.
Dunque, per citare ancora I canti di Maldoror da cui Ossang trae esplicitamente un monologo del capitano del cargo Sri Ahmed Volkenson 5, gli spettatori che non si sentono pronti a farsi impregnare l’anima dai “mortali effluvi” di un cinema postumo eppure vitale possono prestare ascolto all’ammonimento presente nel canto primo del libro di Lautréamont: “Non è bene che tutti leggano le pagine che seguono; pochi soltanto potranno assaporare senza pericolo questo frutto amaro. Perciò, anima timorosa, prima di avventurarti oltre in queste lande inesplorate, volgi indietro i tacchi, e non in avanti. Ascolta bene ciò che ti dico: volgi indietro i tacchi, non in avanti, […] imbocca un altro cammino filosofico, più sicuro”.
9 Doigts è dedicato a Luce Vigo (nel 2007 Ossang ha vinto il premio Vigo per il corto Silencio, ripresentato a Torino nell’omaggio voluto quest’anno dal TFF) e al poeta surrealista haitiano Clément Magloire-Saint-Aude (da cui il nome di Magloire dato al protagonista).
© CultFrame 11/2017
TRAMA
Magloire sta fuggendo nella notte da un inseguitore invisibile quando trova un uomo morente sulla spiaggia con una busta piena di denaro. La banda che lo cattura obbedisce agli ordini del temuto 9 dita e non gli lascia scelta: o la morte o unirsi a loro in quella che potrebbe essere una missione senza ritorno.
CREDITI
Titolo originale: 9 Doigts / Regia: F. J. Ossang / Sceneggiatura: F. J. Ossang / Interpreti: Paul Hamy, Pascal Greggory, Damien Bonnard, Elvire, Alexis Manenti, Lisa Hartmann, Diogo Doria, Gaspard Ulliel / Fotografia: Simon Roca / Montaggio: Walter Mauriot / Musica: Jack Belsen / Scenografia: Rafael Mathias Monteiro / Produzione: Sébastien Haguenauer, Luis Urbano / Francia-Portogallo, 2017 / Distribuzione internazionale: Capricci films / Durata: 98 minuti
SUL WEB
Filmografia di F.J. Ossang
CULTFRAME. 35° Torino Film Festival. Programma. di Claudio Panella e Silvia Nugara
Torino Film Festival – Il sito