Più vicino – più lontano. A Prato la mostra dell’artista polacco Józef Robakowski

SCRITTO DA
Simona Lunatici
© Józef Robakowski, Nearer – Farther, 1985, video
© Józef Robakowski Test I, 1971, 35 mm

© Józef Robakowski Test I, 1971, 35 mm

Presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato è in corso, fino al 29 gennaio 2018, un’interessante mostra dedicata all’artista polacco Józef Robakowski dal titolo Più vicino – più lontano, a cura di Bożena Czubak. Si tratta della prima retrospettiva in Italia che rivolge l’attenzione a una figura chiave del movimento artistico degli anni ’60-’70, autore considerato uno dei massimi rappresentanti dell’arte e in particolare del cinema sperimentale del suo paese, ma non solo.

L’attività di sperimentazione fotografica ha caratterizzato il primo periodo della sua produzione artistica, per poi dedicarsi al video e al film, ma senza mai tracciare linee di demarcazione nette tra questi territori di indagine, anzi mischiando le potenzialità che poteva trarre da ciascuna forma espressiva. In mostra è presente una selezione di alcune delle opere più significative dell’artista, tra cui film, video e documentazione di performance, realizzate a partire dagli anni Sessanta fino ad arrivare ai tempi più recenti, che mettono ben in evidenza il suo percorso di costante ricerca sul linguaggio dei mezzi utilizzati nelle arti visive tecnologiche, nonché l’intensa sperimentazione portata all’estremo negli anni ’70 e sfociata nella realizzazione di film senza ripresa cinematografica, ottenuti attraverso la manipolazione diretta della pellicola, che veniva proiettata dopo esser stata graffiata e bucata. Notevole spazio, tra l’altro, è dato anche ai lavori di ricerca sul linguaggio cinematografico puro, in cui l’artista si concentra sul rapporto tra suono, luce e immagine, attraverso test in cui l’immaginazione del visitatore viene stimolata attraverso l’alternanza di segnali visuali e sonori.

© Józef Robakowski, Nearer –Farther, 1985, video

© Józef Robakowski, Nearer – Farther, 1985, video

Il titolo della mostra, Più vicino – più lontano, deriva da quello di una delle opere visibili, (Bliżej, Dalej, del 1985). Nel video Robakowski riprende la vista che appare dalla finestra del suo appartamento e attraverso la regolazione dello zoom, il paesaggio che si mostra all’esterno scompare, lasciando il posto all’immagine dell’artista riflessa nel vetro. In sottofondo i comandi vocali dati alla macchina da presa, Allontanati, avvicinati, scandiscono il tempo di creazione delle immagini derivante dal movimento della macchina.

L’alternanza ritmica che scaturisce dal gioco di apparizioni e sparizioni non è solo un’analisi sulle potenzialità tecniche del mezzo utilizzato, ma ci permette di avviare una riflessione più ampia sull’immagine e sulla sua creazione, una riflessione che va oltre lo specifico ambito della video arte, e ci pone delle domande sul modo di vedere e di osservare in generale. Cambiando il punto di vista cambia la percezione e il rapporto che abbiamo con lo spazio e, di conseguenza, variano le immagini che vengono prodotte, sia attraverso una videocamera, sia attraverso una fotocamera.

© Józef Robakowski In collaboration with Tadeusz Junak, Ryszard Meissner, The Market, 1970, 35 mm

© Józef Robakowski In collaboration with Tadeusz Junak, Ryszard Meissner, The Market, 1970, 35 mm

La riflessione prosegue in questa direzione anche grazie alla visione di un’altra opera presente in mostra, Sto andando… (Idę…, 1973). Il video, della durata di quattro minuti, è il primo di una serie di lavori definiti “registrazioni bio-meccaniche”, in cui il mezzo di ripresa è considerato una vera e propria estensione del corpo dell’artista. La registrazione, infatti, è ottenuta con una videocamera montata sul petto dell’autore in modo tale da assecondarne i movimenti del corpo. Robakowski registra in tempo reale la sua salita su una torre per paracadutismo, contando a voce alta i gradini che percorre da terra fino alla cima. Ne deriva una rappresentazione dello spazio percorso dall’artista che sfugge completamente al controllo diretto dell’occhio e della sua visione, e che pone all’osservatore molteplici interrogativi privi di risposte esaurienti, quanto meno in questa sede, sulle nostre capacità di osservazione, sul come si vede e con che cosa, sull’uso degli strumenti e sui loro limiti tecnici. Domande su quanto ci viene mostrato nell’inquadratura, ma soprattutto su tutto ciò che ne rimane escluso, che diventa altrettanto importante, se non addirittura di più.

I dubbi che scaturiscono dall’osservazione di queste opere, nel caso specifico video, possono essere estesi anche alle altre arti visuali tecnologiche (cinema e fotografia), che presentano elementi strettamente connessi tra loro. Riflessioni sul concetto di distanza, sul rapporto del corpo nello spazio, concetti spaziali, ma al tempo stesso anche temporali, con cui ci scontriamo inevitabilmente in ciascuna di queste forme artistiche, qualsiasi sia il mezzo espressivo utilizzato, sebbene permanga tuttora una certa ritrosia a rintracciarne gli evidenti elementi di continuità.

© Józef Robakowski , From My Window, 1978–1999, video, 16 mm

© Józef Robakowski , From My Window, 1978–1999, video, 16 mm

In mostra è inoltre presente quella che viene considerata l’opera più rilevante del percorso artistico di Robakowski e grazie alla quale è maggiormente conosciuto, il film Dalla mia finestra (Z mojego okna, 1978-1999), che l’autore ha realizzato riprendendo per oltre vent’anni le scene di vita quotidiana dalla finestra del suo studio, situato in un quartiere di Łodż chiamato sprezzantemente Manhattan, per la presenza dei palazzi propri dell’architettura socialista degli anni ’70. In questo video, oltre alla riflessione sulla tecnica cinematografica, sono ovvi gli intrecci con il clima politico e sociale della sua epoca, che hanno di fatto attraversato la sua intera produzione, sebbene la sua affermazione “L’unico modo di essere politici era quello di essere totalmente apolitici”, abbia ben definito le sue posizioni a riguardo.

Una mostra articolata e complessa, così com’è la figura di grande rilievo a cui è dedicata, che merita di essere visitata con attenzione per cogliere i molteplici spunti di riflessione che può offrire e per avvicinarsi al messaggio di grande attualità che la sua opera riesce a trasmettere.

© CultFrame – Punto di Svista 12/2017

INFORMAZIONI
Mostra: Più vicino – più lontano / A cura di: Bożena Czubak
Dal 14 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018
Indirizzo: Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci / Viale della Repubblica, 277, Prato / Telefono: 0574 5317 / Email: info@centropecci.it
Orario: dal martedì alla domenica 11.00 – 23.00. Lunedì chiuso.
Biglietto: intero € 10, ridotto € 7

SUL WEB
Centro Pecci, Prato

 

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Simona Lunatici

Simona Lunatici. Storica dell’arte di formazione, si laurea in storia dell’architettura e si interessa allo studio del territorio, con particolare attenzione agli aspetti vernacolari. Negli ultimi anni si è maggiormente dedicata alla fotografia di paesaggio unendo la passione fotografica alla ricerca sia personale che professionale.

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