L’ultimo film di Claire Denis segue l’erranza sentimentale di una splendida cinquantenne parigina (Juliette Binoche) alla ricerca dell’amore. Nel percorso, il personaggio di Isabelle inanella gli incontri, i tentativi di costruire una relazione o di ravvivarne una che sembrava spenta. C’è il banchiere sposato, corpulento e ansioso di mettere in scena il proprio potere, che si presenta con un gran mazzo di rose dichiarando: “sono appena tornato dal Brasile con una gran voglia di fotterti”; c’è l’attorucolo che usa le relazioni come puntello per il proprio io traballante; c’è l’ex marito con cui sembra poter tornare un po’ di ardore finché a letto non si esibisce in un gesto disgustoso che ne rivela tutta la miseria; c’è il passionale che appartenendo a un mondo distante da quello di lei evidenzia tutti i condizionamenti sociali che pesano sui sentimenti; e infine il sensibile ma molto prudente collaboratore professionale con cui solo il tempo potrà dire se si svilupperà un rapporto. Il film si chiude dunque all’insegna dell’apertura, resta “open” come dice l’improbabile veggente interpretato da Gérard Depardieu in un finale che giustifica da solo tutto il film fino a quel momento piuttosto fatuo e velleitario.
Nell’ultimo quarto d’ora, infatti, l’attore dà il meglio di sé senza ricorrere ad altro che al proprio viso espanso e alla propria voce incantatoria. Nel finale, i titoli di coda sfilano accanto al volto dei personaggi come un sipario che si chiude con lentezza maliziosa mentre i dialoghi, probabilmente improvvisati a partire da un canovaccio, stabiliscono un’intimità tra i due personaggi, danno inizio a qualcosa che si srotolerà al di fuori del racconto, in uno spazio di possibilità narrative che ciascuno può inventare.
Un beau soleil intérieur è dunque un film di dialoghi e di attori, in cui fa piacere ritrovare Josiane Balasko nelle vesti di una grande gallerista, e in cui anche il regista Xavier Beauvois, che interpreta il banchiere, esprime attraverso le proprie battute un tipo umano, una figurazione, una prospettiva attraverso cui si tesse il contrappunto non amoroso della protagonista-motore del film. Tutti i personaggi maschili girano come satelliti attorno all’astro di Binoche, bellezza che non tramonta ma anzi sembra proiettare attorno a sé sempre maggiore lucore con il passare degli anni.
Il suo personaggio rappresenta “il soggetto che ricerca, con ostinazione la possibilità di ottenere una totale soddisfazione del desiderio implicito nella relazione amorosa e di conseguire un successo completo e come eterno di questa relazione: immagine paradisiaca del Bene Supremo da dare e da ricevere”. Con queste parole Roland Barthes spiegava la ricerca di appagamento che l’ideale amoroso porta con sé come coincidenza d’intenti e trionfo dell’Immaginario. Novella Casanova, la protagonista è mossa da una volontà di appagamento che per il film è di gran lunga più importante rispetto alla reale possibilità di appagamento. Un beau soleil intérieur racconta quindi l’amore come terreno di scontro tra realtà e immaginario, uno scontro che si esprime attraverso il discorso inteso non solo in quanto parola, verbo, ma anche in quanto atto, mossa, intrigo dell’immaginazione di ciascun personaggio.
Firmata dalla regista insieme alla scrittrice Christine Angot, la sceneggiatura ricava quindi ai dialoghi, spesso brillanti e pieni d’intelligenza, un posto di rilievo che restituisce la forza di una parola-atto capace di spingersi ben oltre l’illusoria funzione comunicativa per farsi talvolta lama in affondo, talvolta panno caldo sul cuore. Nell’insieme, però, ciò che compromette l’intera operazione è un cinismo che per la maggior parte del film lo allontana da premesse e promesse di affinità al Barthes dei Frammenti di un discorso amoroso come se rimanesse d’attualità il tabù dei sentimenti che lo stesso semiologo sottolineava in esergo al suo libro esattamente quarant’anni fa. Per di più, l’ambientazione è particolarmente penalizzante, un milieu di privilegiati fotografati in modo splendente da Agnès Godard, a cui il film dedica l’ennesimo ritratto di cui non si sentiva certo la necessità.
© CultFrame 12/2017
TRAMA
Isabelle è una bellissima cinquantenne, pittrice, divorziata che inanella storie d’amore alla ricerca dell’uomo giusto che forse è un miraggio ma forse potrebbe arrivare…
CREDITI
Titolo originale: Un beau soleil intérieur / Regia: Claire Denis / Sceneggiatura: Claire Denis e Christine Angot / Interpreti: Juliette Binoche, Xavier Beauvois, Josiane Balasko, Nicolas Duvauchelle, Alex Descas, Laurent Grevill, Bruno Podalydès, Paul Blain, Philippe Katerine, Valeria Bruni-Tedeschi, Gérard Depardieu / Fotografia: Agrès Godard / Scenografia: Arnaud de Moleron / Montaggio: Guy Lecorne / Musica: Stuart A Staples / Produzione: Olivier Delbosc / Francia, 2017 / Durata: 94 minuti.
SUL WEB
Filmografia di Claire Denis
CULTFRAME. 35° Torino Film Festival. Programma. di Claudio Panella e Silvia Nugara
Torino Film Festival – Il sito