Ha aperto il 18 gennaio, e sarà visitabile fino al 13 maggio 2018, la mostra intitolata L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973 e curata da Francesco Zanot per CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia. L’esposizione segue idealmente la più ridotta Carlo Mollino. In viaggio, ospitata negli stessi spazi nella primavera del 2016, e ripropone ora l’intera produzione fotografica di Mollino (1905-1973) attraverso oltre cinquecento immagini conservate nelle collezioni del Fondo Carlo Mollino presso la Biblioteca “Roberto Gabetti” del Politecnico di Torino.
Mollino, com’è noto, era figlio dell’ingegnere e designer Eugenio (anch’egli appassionato di fotografia) e aveva frequentato per un anno Ingegneria per poi preferire Architettura e insegnare a lungo Composizione Architettonica, sempre a Torino. Qui si era formato tra le due guerre mondiali in anni in cui la cultura torinese era animata da architetti come Pagano e Levi-Montalcini, da pittori quali Casorati e Spazzapan o da critici del calibro di Persico, ma anche da figure eccentriche di scrittori/artisti come Maccari e Italo Cremona, che con Piero Martina saranno per Mollino gli amici di una vita e i complici di ‘avventure’ artistiche.
Tra queste, nella seconda metà degli anni Trenta, l’arredamento di Casa Miller (via Talucchi, Torino) a cui sono dedicate molte fotografie nella prima parte della mostra il cui percorso generale è suddiviso in sezioni che hanno per titolo una citazione tratta da scritti di Mollino stesso: in “Mille case” sono raggruppati gli scatti rivolti a interni ed esterni di numerosi tra gli edifici a destinazione privata e pubblica firmati da Mollino architetto e arredatore; in “Fantasie di un quotidiano impossibile” si possono scoprire le immagini d’ascendenza surrealista, anche qui interni ed esterni, tra specchi e collage; in “Mistica dell’acrobazia” sono visibili in molteplici varianti gli sport favoriti del fotografo: lo sci, il volo, l’automobilismo con il prototipo detto Bisiluro, progettato insieme a Mario Damonte ed Enrico Nardie con cui Mollino partecipò alla “24 ore” di Le Mans nel 1955; e infine in “L’amante del duca” un’ampia galleria di modelle in pose più e meno classiche e sciatori colti nel pieno delle loro azioni.
Dal complesso dell’esposizione emergono così tutte le passioni di Mollino: le architetture, i viaggi (con puntuali reportage e pro-memoria visivi di dettagli architettonici realizzati a proprio uso), le discese sciistiche ma anche le auto e gli aerei che egli pilotava (la velocità), i ritratti femminili (l’eros). E dunque il visitatore può scegliere a quale sezione dedicare più attenzione, se alle fotografie della Società Ippica Torinese (1937-1940), demolita negli anni Sessanta come molte delle realizzazioni del Mollino architetto, a quelle della stazione per slittovia con albergo al Lago Nero (1948) o dell’Auditorium RAI di Torino (1950-1952); se alle messe in scena e ai “ritratti ambientati”; o se agli scatti attraverso cui studiò ossessivamente i movimenti dello sci prima di pubblicare il suo manuale – con foto – dal titolo Introduzione al discesismo (1950).
Un altro dei percorsi possibili nella mostra torinese è quello che si concentri sulle tecniche differenti adoperate nell’arco di tre decenni da Mollino, tra bianco e nero e colore, fotoritocchi a mano, fotomontaggi realizzati con Riccardo Moncalvo, fino alle polaroid degli scatti più privati ed erotici, quasi dei provini lasciati inediti. Sono inoltre presenti a CAMERA anche alcuni documenti quali il quarto numero – monografico su Mollino, del 1945 – della serie di libretti “Occhio magico” edita da Scheiwiller o le bozze del più importante volume consacrato da Mollino all’arte fotografica, Il messaggio dalla camera oscura (1949), che egli scrisse durante la guerra in pressoché totale isolamento e dove dimostrava la sua profonda conoscenza di Manuel Álvarez Bravo, di Man Ray e delle avanguardie primonovecentesche elevando la fotografia al rango di arte; non mancano infine alcuni oggetti, come in particolare il “drago da passeggio” che l’architetto regalò ad alcuni suoi amici per il capodanno 1964 con corredo di istruzioni per l’uso esemplificate da una coppia di scatti fotografici ritraenti una donna velata, ma trasparentemente nuda, in compagnia dell’animale.
In occasione della mostra, è stato stampato un catalogo edito da Silvana Editoriale che, oltre a molte immagini e a una bibliografia essenziale su Mollino, contiene un testo del curatore Zanot, un’intervista all’artista e fotografo Paul Kooiker, un approfondimento sul Fondo Mollino conservato al Politecnico di Torino e un saggio di Fulvio Ferrari, già tra i curatori della selezione di Polaroids inedite pubblicate quindici anni fa e ora esposte a CAMERA.
© CultFrame 01/2018
INFORMAZIONI
Mostra: L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973
A cura di Francesco Zanot
Dal 18 gennaio al 13 maggio 2018
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, Torino
Orario: tutti i giorni 11.00 – 19.00
giovedì 11.00 – 21.00
chiuso martedì
Biglietti a 10 euro con possibilità di riduzioni
Ogni domenica alle 17.00, visite guidate alla Mostra al costo di 3 euro
SUL WEB
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia