Il film vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale 2017 è ambientato per lo più in un mattatoio e in tale insolito contesto racconta una storia d’amore sospesa tra sogno e realtà. Inizialmente, il film mostra il lavoro quotidiano in un luogo che ultimamente si è visto spesse volte al cinema – un cinema che però resta confinato ai festival – si pensi a Fi-rassi di Hassen Ferhani, a Tikkun di Avishai Sivan o al documentario Les saigneurs di Vincent Gaullier e Raphaël Girardot. Forse quest’attenzione deriva dalla consapevolezza per cui, storicamente, il mattatoio è la matrice di tutte le catene di montaggio che annichiliscono la vita trasformando l’umano in robot. Di conseguenza è lì che il cinema torna per ragionare sulle continuità e le fratture tra animale, umano e macchina.
Il mattatoio di Corpo e anima (On Body and Soul) è fatto di corpi e anime un po’ animali e un po’ umane che si incrociano, collidono, si intrecciano, provano indifferenza o empatia reciproca. Lo sguardo registico umanizza le bestie, tinge il loro sguardo liquido di un chiaro di luna, e svela il lato meccanico, puramente numerico e funzionale che può assumere l’umano al lavoro (soprattutto in certi lavori).
In questo ambiente, un giorno arriva Maria, incaricata del controllo qualità dall’atteggiamento gelido e distaccato. Solo Endre, l’amministratore generale del macello, non si lascia intimidire dalla freddezza della ragazza e cerca di entrare in contatto con lei, un po’ per dovere un po’ per attrazione, incuriosito da quella che sembra una specie di distanza aliena che la separa da tutti e da tutto e infine commosso dall’isolamento a cui la ragazza è (auto)confinata. Anche lui, a modo suo, è un diverso, non solo per via di un handicap fisico, con cui peraltro convive agilmente, ma per la compassione (compassata) del suo sguardo che investe anche il macello: “se non provi pietà per gli animali qui non puoi sopravvivere”, dice a un operaio un po’ esaltato. Non a caso il capo del personale ne fa il proprio confidente (personale, appunto).
Il film di Ildikó Enyedi racconta il progressivo assottigliarsi della membrana protettiva che separa Maria dal resto del mondo grazie all’incontro con Endre, un uomo vissuto che con lei riscopre l’emozione della sorpresa. Il contatto tra i due è infatti reso possibile da una coincidenza bizzarra, un’intuizione di sceneggiatura, che tinge di magia onirica un film sempre sospeso tra realismo poetico, surrealismo tragico e ironia a denti stretti.
© CultFrame 02/2017 – 01/2018
TRAMA
Endre è il direttore del mattatoio dove Maria arriva come incaricata del controllo qualità. Il giorno in cui scompaiono alcuni flaconi di un potente medicinale per favorire gli accoppiamenti tra le bestie, la polizia inizia a indagare. Per contribuire alle indagini, una psicologa viene chiamata a condurre colloqui con tutto il personale. Ne scaturiscono rivelazioni molto sorprendenti che avranno ricadute importanti sulle vite di Endre e Maria.
CREDITI
Titolo: Corpo e anima / Titolo inglese: On Body and Soul / Titolo originale: Testről és lélekről / Regia: Ildikó Enyedi / Sceneggiatura: Ildikó Enyedi / Interpreti: Alexandra Borbély,Géza Morcsányi, Réka Tenki, Zoltán Schneider, Ervin Nagy / Fotografia: Máté Herbai / Montaggio: Károly Szalai / Musica: Ádám Balázs / Scenografia: Imola Láng / Produzione: Monika Mécs, András Muhi, Ernő Mesterházy / Distribuzione: Movies Inspire / Ungheria, 2017 / Durata: 116 minuti.
SUL WEB
CULTFRAME. Berlinale 2017. 67 Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Il programma
Filmografia di Ildikó Enyedi
Berlinale – Il sito
Movies Inspired